Il pm: tre anni a Russomanno e un anno e 6 mesi per Isman di Sandra Bonsanti

Il pm: tre anni a Russomanno e un anno e 6 mesi per Isman Richieste dure condanne per la «fuga» del verbale Peci Il pm: tre anni a Russomanno e un anno e 6 mesi per Isman Ritenuto colpevole anche il direttore del «Messaggero», ma per lui è stata chiesta solo un'ammenda di centomila lire - Oggi, dopo l'intervento della difesa, ci sarà la sentenza ROMA — Pene senza precedenti nella storia giudiziaria italiana: il pm Giancarlo Armati, al termine di una durissima requisitoria, ha chiesto che il vicecapo del Sisde Silvano Russomanno sia condannato a tre anni di carcere e 11 giornalista Fabio Isman a un anno e sei mesi. Colpevole, secondo l'accusa, anche il direttore del «Messaggero», per aver pubblicato arbitrariamente atti di un procedimento penale: ma per lui la pena chiesta è una semplice ammenda, di centomila lire. Il pubblico ministero ha sostenuto la sua tesi accusatoria basandosi su quelle che ha definito «prove schiaccianti» nei confronti degli imputati: identità delle copie di verbali sequestrati a Sisde e al «Messaggero» ; Russomanno avrebbe fatto eseguire le fotocopie dei verbali 11 29 aprile e le avrebbe consegnate a Isman il 30; ci fu un preciso «accordo» tra il vicecapo del Sisde e 11 giornalista a proposito della pubblicazione dei verbali. Il movente? Per l'accusa non ce n'è uno preciso, solo alcune ipotesi. La difesa, che terminerà oggi le arringhe, ha parlato invece di «balletto» di fotocopie: ce ne sono state tante in giro, formali e «informali» (senza timbri e firma di Peci). Tanto che la copia sequestrata al «Messaggero» e al Sisde non è assolutamente la stessa di quella fornita dall'Ucigos La difesa sostiene che i verbali segreti erano In realtà un «segreto di Pulcinella», che già diversi giornali, prima deli «Messaggero», ne avevano dati ampi stralci e qualcuno 11 andava addirittura offrendo in giro a pagamento (come scrisse Montanelli sul «Giornale»). Non esistono prove che Russomanno abbia fatto o fatto fare fotocopie per Isman; l'uomo, che «é nel mirino delle Brigate rosse» da quando compilò il primo rapporto su di loro, nel '72, a meno che non sia improvvisamente «impassito», non avrebbe mai compromesso la sua carriera per far fare a un amico uno scoop giornalistico. La difesa di Isman invece, con una brillante arringa del professor Coppi, sostiene che questo è un processo «eccesionale» nel quale è in discussione, per tutti, 11 problema della libertà di stampa. L'accusa — Il pm ha cominciato la sua requisitoria affermando che il processo offre «un quadro organico di prove documentali e logiche da cui discende un giudizio certo di colpevolessa». Ha suddiviso i verbali inquisiti in tre gruppi. Poi ha spiegato: «//19 o il 20 aprile il consigliere Gattucci invia a Rognoni i verbali degli interrogatori cui i giudici romani sottoposero Peci. Prende un saggio accorgimento, contraddistingue alcune copie con particolari diversi fra loro. La copia arriva al capo dell'Ucigos De Francisci, che dopo un esame li consegna al dottor Noce che li analizza insieme al dottor Berrettoni che a sua volta li restituisce a De Francisci. Nel frattempo arriva la richiesta del Sisde. Il capo della polisia, Coronas, dà il consenso.Il27sera o il28mattina De Francisci restituisce i verbali a Noce che ne fa fare una copia per il Sisde. «La copia viene fatta con due macchine diverse, una al secondo piano e una al terso del Viminale. Noce stesso va e viene e vede che ne esce una sola copia. Raccoglie i verbali in un plico: lo suggella con un timbro e forse Noce forse il maresciallo Manco li consegna a un corriere che li porta al Sisde. Qui vengono presi in consegna dal dottor Pierantonl che li mette nella sua cassaforte. La mattina del 29, verso le 10,30 dopo che Pierantoni li aveva esaminati per 15 minuti, arriva Russomanno e li chiede. Li tiene per due ore. Si tratta dei verbali provenienti dall'Ucigos. (Noi sappiamo che Pierantoni era in possesso anche di altri verbali informali). «Torna Russomanno, restituisce i verbali e Pierantoni ne fa fotocopiare una parte, quelli di Torino, per consegnarli ai funzionari Cioppa e Salvi dell'ufficio operativo. Tra il 2 e il '3 maggio Russomanno richiede ancora i verbali e li tiene per un'ora circa. Solo tre persone — dice a questo punto il pm — lianno avuto il possesso solitario del verbali: Noce, Pierantoni e Russomanno. Ciascuno dei tre può aver fatto fotocopie per il Messaggero? No. C'è una prova schiacciante». E qui 11 pm si diffonde nella storia di alcune «crocette» presenti nella copia del «Messaggero», del Sisde e dell'ufficio operativo (Cioppa); non vi erano invece nella copia dell'Ucigos. «Le crocette sono state poste da Russomanno, il 29 aprile, perché figurano sulla fotocopia mandata a Cioppa subito dopo che lui aveva avuto i verbali*. Altri elementi: la sigla «XR» sulla prima pagina del verbale di Torino non può voler dire che «per Russomanno». Il pm tratta poi dell'.accordo» tra Russomanno e Isman, dimostrabile da: interesse dimostrato da Russomanno per i verbali; rapporto di amicizia esistente fra i due; incontro del 30 aprile con lungo giro in auto per andare a casa di Russomanno a prendere le fotocopie. Conclude: Russomanno «era certo dell'impu¬ nità perché episodi precedenti non avevano avuto conseguenze gravi. Non sapeva del contrassegno di Gallucci». Difesa Russomanno — Parla l'avvocato Manca. Traccia il curriculum dell'imputato, costretto a vita semlclandestlna, stressante. Come si fa a dire che «cosi all'improvviso, per amicisia, ha dato un colpb di spugna al passato? Il pm ha detto che era "impaziente" di avere i verbali. Russomanno aveva il dovere dì leggerli e riferire. Il suo è stato un ben inteso senso del dovere. Non Ita avuto la possibilità materiale di fare le fotocopie né la possi- IIIIIIIIIIIMIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIII ' bllità materiale di consegnarle a Isman. Si dice che le copie sono identiche: ma tra quelle del Sisde (e del Messaggero) e quella dell'Ucigos c'è una differenza: quest'ultima, limitatamente ai verbali di Torino, porta i timbri e la firma di Peci che invece non compaiono sulla copia che ha avuto a disposizione Russomanno». Difesa Isman — Il prof. Coppi ha sostenuto innanzitutto che il fatto non costituisce reato per avere Isman agito nell'esercizio di un diritto e nell'adempimento di un dovere. Egli infatti nell'utilizzare i verbali ha operato conformemente ai criteri da sempre indicati dalla giurisprudenza e dalla dottrina quali indici di legittimità della condotta del giornalista e cioè la corrispondenza al vero della notizia, la sua rilevanza sociale, l'interesse alla conoscenza da parte di cittadini. In questa prospettiva si è sostenuto che il diritto-dovere all'informazione debba prevalere su qualsiasi altra norma limitatrice. Entro stasera, dopo tutti gli interventi dei difensori, ia sentenza. Sandra Bonsanti

Luoghi citati: Roma, Sisde, Torino