La Sparta dell'Asia di Alfredo Venturi
La Sparta dell'Asia OSSERVATORIO La Sparta dell'Asia Decine ili migliaia di insorti, le for/.e d'urlo ili uno dei più agguerriti eserciti d'Asia lanciate contro di loro in vere e proprie operazioni militari, decine o forse centinaia di morti. l'Assemblèa nazionale chiusa d'autorità, le università in stato d'assedio, in carcere oppositori vecchi e nuovi, ma anche uomini del passalo regime. Le maglie della rigida censura sudcoreana lasciano filtrare un quadro di alla intensità drammatica. Un quadro insurrezionale, e in più la riproposta di una vecchia questione niente affatto letteraria: Sparla può essere democratica'.' Sul carattere «spartano» del regime di Seul non ci sono dubbi. I teorici dei sistemi politici definiscono simili regimi «stratocrazie». intendendo con ciò che il potere è concentralo nelle mani della casta guerriera. Quando, nell'ottóbre scorso, il capo dei servizi segreti si trasformò in eroe shakespeariano scaricando la sua pistola sul generale Park C'hung-hee. presidente dal pugno di ferro, parve giunto il momento della normalizzazione democratica. Dopo tanti anni di governo «stratocralico» il Paese era cresciuto. !! Mezzogiorno coreano, che al tempo della frattura era stato la parte depressa della penisola, era diventato una potenza industriale. Nuove generazioni che non avevano conosciuto la guerra reclamavano quell'adeguamento costituzionale Che. secondo la cultura politica occidentale ormai dominante, era imposto dalla trasformazione sociale. rutto vero, tutto logico, lutto storicamente ineccepibile. Ma reslava una complicazione: chi avrebbe dovuto garantire la transizione democratica era appunto quella casta guerriera che viveva nell'incubo e dell'incubo dell'invasione, e che basava la sua legittimazione politica proprio sullo spettro dell'attacco nordista, cosi sbiadito per i giovani ma ancora cosi concreto per i coreani che hanno vissuto il '50. Le speranze nell'evoluzione democratica si sono dunque infrante conno una decisa volontà militare di assicurarsi la continuità del potere. Una volontà appena mascherata da una illusoria cosmesi costituzionale, e da molle promesse disancorate da impegnative scadenze. L'avvertimento tradizionale, esplicito ai tempi di l'ark, restava implicito ma non meno deciso: siamo un Paese diviso e minaccialo, stale buoni ragazzi, la democrazia è un lusso da rinviare a tempi migliori. Non ha funzionalo. Memori della rivolta che vent'anni fa rovesciò Syngman Rhee. ma dimentichi del fallo che proprio nel vuoto lasciato da Rhee il generalePark aveva calalo il suo fenderne, gli studenti hanno voluto rifarsi protagonisti di storia. Paradossalmente, è proprio la natura castrense del Paese che rende gli insorti avversari micidiali. I giovani coreani sono soggetti a lunghe ferme militari, sanno maneggiare le armi, fra di loro ci sono ufficiali di complemento che conoscono le arti della tattica elementare. C'osi quesla Sparla asiatica vive la sua sanguinosa primavera, la primavera della democrazia negala. Impallidisce a Seul il ricordo confortante di Lisbona, dove proprio i militari assicurarono la transizione democratica, di Israele dove un popolo con le armi al piede ha sapulo evitare la trappola autoritaria. Ma nelle carceri affollale, nelle università assediate, il desiderio di farla finita dev'essere ormai al punto di non ritorno. Alfredo Venturi CINA
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