Roma: si sentiva minacciato il libico ucciso in albergo di Marco Tosatti

Roma: si sentiva minacciato il libico ucciso in albergo È la quarta vittima in poco più di due mesi Roma: si sentiva minacciato il libico ucciso in albergo Proprio per questo aveva preso la nazionalità tunisina - Ma i «comitati rivoluzionari» lo hanno ugualmente raggiunto • Rientrato da Tripoli per «consultazioni» il nostro ambasciatore ROMA — La «caccia all'emigrante» continua, spietata: un altro espatriato libico, un commerciante di 53 anni, Fouard Mohamed Buohjard. appena giunto a Roma dalla Tunisia, è stato assassinato. E' il quarto in due mesi. Nello stesso giorno, a testimonianza di quanto possano essere significative certe coincidenze, è rientrato nella capitale, per consultazioni, il nostro ambasciatore a Tripoli, Quaroni. «Non è stato richiamato — dicono ala Farnesina —. Si tratta di un viaggio previsto da tempo; Quaroni ha assunto la rappresentanza diplomatica a Trìpoli da pochi mesi, e il suo ritorno a Roma rientra nelle consultazioni periodiche di prammatica». Ma il carattere di «routine» del viaggio non toglie nulla alla mole, e alla delicatezza, dei problemi aperti fra Libia e Italia, primo dei quali la caccia ai fuoriusciti. Il cadavere di Buohjard è stato trovato, la sera di martedì scorso, sotto il letto nella stanza, che il libico aveva affittato nella pensione «Max», di via Nazionale, in pieno centro. Il facoltoso commerciante dì legnami è stato pugnalato varie volte e per finirlo, gli assassini lo hanno strangolato con una corda con l'anima di metallo. A un capo del laccio hanno legato un tovagliolo di' carta, coperto di scritte in arabo. «Iddio è grande, e il V settembre esiste — diceva la scritta —. / nemici del popolo saranno raggiunti ovunque si trovano.- Viva i comitati rivoluzionari libici in Italia». Fouard Buohjard era arrivato alle 9,30 da Tunisi, facendo tappa a Milano. Per allontanare dal suo capo una minaccia che sentiva incombere, di recente aveva preso la nazionalità tunisina. Avrebbe dovuto incontrarsi con il suo socio, Mohamed Trabeisi, con suo figlio Abdurram. e con suo cognato Ali Abdel Kader nella hall dell'albergo. I tre l'hanno atteso a lungo, e a un certo puntp sono anche saliti in camera, senza vedere il corpo, nascosto dal letto. I sospetti deglt inquirenti si appuntano ora su Abdel Kader clie avrebbe dovuto consegnare al cognato un plico di gioielli che Buohjard non era riuscito a portare con sé, ricevendo in cambio un milione. Adbel Kader. che si è reso irreperibile, avrebbe fatto il doppio gioco, fingendo di accettare la proposta della vittima, e nello stesso tempo aiutando i «comitati rivoluzionari» a compiere questo ennesimo delitto. Il nome di Fouard Buohjard era scritto nella lista di «nemici del popolo» di cui il governo libico reclama il rientro in patria entro 1' 11 giugno. Londra, Roma e Bonn sono state teatro nelle ultime settimane di episodi criminosi che hanno avuto per vittime fuoriusciti libici. La Germania Federale, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti hanno compiuto passi diplomatici presso il governo di Tripoli. E recenti dichiarazioni di Gheddafi, alla rete televisiva americana Abc. facevano sperare in un mutamento in meglio. « Non è vero che ho ordinato di assassinare i dissidenti libici in esilio — ha detto Gheddafi, spiegando che si è trattato di «un malinteso» —. / miei connazionali all'estero sono fatti oggetto di violenze da parte dei comitati rivoluzionari, per cui ho ordinato agli esuli di rientrare in patria, perché cosi posso proteggerli da questi comitati, sui quali io non ho alcun potere». '< Il governo libico è interessato a riavere nelle sue frontiere i fuoriusciti, molti dei quali hanno avviato attività economicamente di rilievo all'estero, e, naturamente, anche i loro capitali. Non a caso anche le altre tre vittime «romane», prima dell'ultima esecuzione, erano commercianti. Salem Rtemi, ucciso il 21 marzo; Abdul Ai-ef ueciso il 19 aprile; Mahmud el Khazmi, ucciso il 10 maggio. In seguito a questo assassinio, il comitato dei libici residenti in Egitto, inviò un messaggio al presidente Pertini, accusando di «complicità» le forze dell'ordine italiane e«chiedendo un suo intervento a difesa degli esuli residenti in Italia. Il capo dello Stato rese noto di aver chiesto ragguagli al ministero dell'Interno. Una formula diplomatica per spingere lo stesso ministero a assumere una posizione pubblica, il che finora non è avvenuto. Nel frattempo, per rappresaglia contro l'arresto del vicedirettore delle «Libyan Air¬ lines», coinvolto nel secondo delitto, il caposcalo Alitalia a Tripoli Franco Corsi, viene incarcerato con l'accusa di spionaggio militare. I canali diplomatici, ufficialmente all'oscuro del problema dei «comitati rivoluzionari», sono in frenetica attività per trovare uno sbocco alla situazione, salvando nello stesso tempo i buoni rapporti con il vicino Stato africano. Un compito certo non facile per la rappresentanza a Tripoli. Marco Tosatti

Persone citate: Abdel Kader, Abdul Ai-ef, Gheddafi, Kader, Mohamed Trabeisi, Pertini, Quaroni