La città delle mie donne di Lietta Tornabuoni

La città delle mie donne La città delle mie donne (Segue dalla l'pagina) quel momento? Dirà "Ole", "Anda". "Addante".? Si arriva subito alle recriminazioni: ma perché la donna, modesta o intellettuale che sia. vuole sempre impossessarsi di te e cambiarti? Perché? Non le sono piaciuto così come ero? Perché, allora, mi vuole diverso? E perché vuol sempre invadere dappertutto, sapere tutto: che fai, dove sei stato, chi hai visto, cosa stai pensando? Perché vuol sempre dare ordini: insomma deciditi, abbi le idee chiare, diglielo in faccia, telefona a Picchiottini, non rinviare come al solito tuo, non raccontare balle che tanto vengono fuori subito, fuma meno, mangia meno, bevi meno? Ecco perché poi Fellini ti fa indossare nel film un camic-.one da notte da bambino: perché, anche se sei magari un genio internazionale, la donna, sicura di sapere lutto, ti considera sempre un minorenne e un minorato, si considera sempre una madre provvida quanto terribile. Ma le donne hanno sempre preteso di rendermi migliore... Soltanto questo? — E' dura, quando una donna ti vuole e a te non va: mica sei un distributore, che infili le mille lire e dà benzina. E se non ti viene voglia, subito: tu non mi ami più, liti, musi, silenzi torvi, battute molto crudeli, disprezzo... Ma non è vero che non ti amo più. Capita, che uno non se la senta: a livello sessuale l'uomo è molto fragile, basta un mente a renderlo impotente. Una.volta a Londra andai con una ragazza, facemmo l'amore. Dopo, guardandomi, mi disse: "Uh, che gambe secche hai". Beh, basta, finita: con quella, io non avrei mai più potuto levarmi i pantaloni. — Qual è invece la donna ideale? — Una che ti diverta, che ti faccia conlento: è la beatitudine. Ma con vergogna debbo confessare... Una volta a Parigi, moltissimi anni fa, Roger Vadim chiese di vedermi. Ci incontrammo nella hall dell'Hotel Georges V. Con lui c'era una ragazza bella, delicata, elegante. Le disse: 'Tu aspetta lì, che io devo parlare con Mastroianni". Lei si mise seduta da una parte, un po' discosta, e per due ore restò lì ad aspettare: tranquilla, sema fumare né leggere né fare niente, senza guardare l'orologio, senza mostrare impazienza, senza guardarsi nello specchietto, sena andare a telefonare, senza bere una cosa. Semplicemente stava lì, calma, bella, disponibile e appagata come una pianta, come se aspettare Vadim fosse il suo modo di stare al mondo, la felicità. Beh, io, che allora ero una bestia, provai una grande commozione, un'emozione vera. Pensai: la< donna ideale è questa. A conoscerla meglio, la scoprii diversa: era Catherine Deneuve, la madre di mia figlia Chiara. E la donna peggiore qual è? — Una che, qualunque cosa tu faccia, ti dice: "Mi sembri un matto", che poi vuol dire uno scemo. Una che, quando sei magari disperato, ti dice: "Ecco l'attore, adesso fa la scena, ma guarda che non stiamo mica a teatro". Una che ti fa stare in tensione quando la porti fuori insieme con i tuoi amici, per cui poi dicono: "Peccato, quando è solo Marcello è tanto simpati¬ co, quando invece c'è lei si spegne". Sfido che ti spegni: con quella che sta lì in posizione critica, in atteggiamento giudicante, sempre a controllare come un press-agent che tu faccia bella figura, che tu non faccia lo scemo, che non ti lasci andare... Le donne hanno spesso un'idea molto conformistica del decoro, della rispettabilità e dell'autorevolezza. Hanno rispetti umani terribili. Invece è divertente darci dentro a esibire, recitare, parodiare i propri difetti: rassicurati, gli altri si divertono, e quindi ti diverti anche tu. Tra tante donne cattive, insomma, ha fatto una vita d'inferno? — Per niente. Io sono contento d'aver vissuto così. Ho fatto tante cose diverse dal recitare: il disegnatore alla Quinta Ripartizione del Comune di Roma, l'impiegato al laboratorio di precisione della Direzione generale d'Artiglieria, l'artigiano falegname con mio padre e mio nonno, il mediatore d'agenzia immobiliare, la comparsa decenne a Cinecittà nella Corona di ferro di Biasetti... Ho conosciuto tante donne belle e amabili, ho vissuto anche in Paesi diversi dall'Italia, ho due figlie stupende: sono fortunato. Ho fatto pastìcci dì mogli e non mogli, ma mai con la fatua intenzione di stravivere. Non è che volessi incasinare a tutti i costi: a volte mi sono anche represso per rispetto degli altri, per non far soffrire. Però l'ho vissuta, la mia vita. Lietta Tornabuoni ill ^ ',ri §; Cannes. Marcello Mastroianni non ha ancora visto il film

Persone citate: Addante, Anda, Biasetti, Catherine Deneuve, Fellini, Marcello Mastroianni, Mastroianni, Roger Vadim

Luoghi citati: Cannes, Comune Di Roma, Italia, Londra, Parigi