Quella guerra sul Don di Giuseppe Mayda

Quella guerra sul Don Quella guerra sul Don Carlo Chiavazza: «Scritto sulla neve», ed. Città Armoniosa, pag. 127, lire 2700. «■Ricordare e raccontare». E' l'impegno che presero soldati e ufficiali scampati alla ritirata sulle nevi del Don fra il 18 e il 31 gennaio 1943; ricordare e raccontare le sanguinose tappe di quella marcia (Podgornje, Postojali, Scheliakino. Malakajewka, Nikitova, Nikolajewka) scandite dalla fame, dalla pazzia, dal freddo, dalla morte per gelo o per sfinimento mentre la tenaglia sovietica si chiudeva e si riapriva, inesorabilmente, sui resti del corpo d'armata alpino italiano. Parecchi' lo hanno fatto; tuttavia quella tremenda esperienza di guerra (dei circa 60.000 uomini della «Tridentina», della «Julia» e della «Cuneense» se ne salvò meno di un terzo) doveva essere consegnata a un libro che non fosse soltanto testimonianza, o denuncia, o analisi politicomilitare ma, soprattutto, ricordo della propria e delle altrui vicende. Cosi sono nate queste memorie di don Chiavazza, ex cappellano dello Stato Maggiore della «Tridentina», che oggi vengono ristampate dopo una quindicina d'anni. L'osservatorio del libro è particolare e non perché don Chiavazza, quale sacerdote e facente parte di uno Stato Maggiore, godesse di privilegi (nella ritirata di Russia scomparvero i gradi, la morte spietatamente livellò i ruoli e, come aveva già scritto Calaincourt per Napoleone, «denudò l'uomo»). E' che in quei momenti, istintivamente, ciascuno rivelò i pensieri più intimi oppure, sconvolto" dall'immensità degli spazi e dall'inferno bianco, tentò di lasciare un segno di sé, un ricordo, appunto (ecco il tenente che presagisce la propria fine e chiede a don Chiavazza: «Se mi troverai morto stringimi la mano»), e al sacerdote si avvicinò tanto il credente quanto l'ateo, quanto l'indifferente, e persino il nemico che, nella sciarpa nera del cappellano, volle riconoscere il «pope» dei «talianski». Punteggiata dalla tragedia quotidiana degli assalti disperati, delle isbe gremite di uomini ridotti a quasi animali e del mondo irreale e folle degli sbandati, questa è—quindi — una memoria preziosa e importante che si snoda sullo scenario della più criminale avventura bellica del fasci¬ smo. Giuseppe Mayda

Persone citate: Carlo Chiavazza, Chiavazza

Luoghi citati: Russia