Hemingway in trincea di Giovanni Cecchin
Hemingway in trincea La sua avventura italiana sul fronte del Piave Hemingway in trincea Giovanni Cecchin: «Con Hemingway e Dos Passos sui campi di battaglia italiani della Grande Guerra», ed. Mursia, pag. 255. lire 10.000, Il diciottenne Hemingway venne nel 1918 in Italia per «vedere la guerra» e ci si trovò dentro fino al collo. Vivandiere della Croce Rossa Americana, curiosissimo, voleva sempre essere nei posti dove le cose accadevano. Non è che amasse la guerra, anzi la detestava e gli erano insopportabili la retorica e le frottole della propaganda. «Nutrì invece sempre enorme simpatia per quelli die la guerra avevano dovuto farla». Gli piacevano i soldati e la gente dei paesi sotto le bombe. Gli piacevano soprattutto gli Arditi («£' la migliore banda del mondo») 'con quel loro capitano che «aveva avuto il petto trapassato da pallottole, ma aveva turato i buchi con mozziconi di sigarette e aveva continuato acombattere». Con un lavoro un po' da detective, un po' da archeologo, Giovanni Cecchin ricostruisce, giorno per giorno, questo periodo italiano del giovane Hemingway. Lavora su archivi vecchi diari, rintraccia testimoni, esplora i luoghi. Va a Schio e sul Pasubio. al Basso Piave dove Hemingway fu con la brigata Ancona, a Milano in via Manzoni dov'era l'ospedale che ricoverò Hemingway pieno di schegge di shrapnels. e poi sul Monte Grappa dove, ancora zoppicante, il futuro romanziere accorse per uno «spettacolo da non perdere»: l'offensiva vittoriosa. Nell'estate-autunno 1918 Ernest Hemingway imparò in Italia a bere e ricavò impressioni che avrebbero caratterizzato la sua opera. Scriverà molti anni dopo: «Ho imparato allora della gente sotto tensione, prima, durante e dopo il pericolo. Ho anche imparato molto di me stesso...». Nelle osterie in piazza, nel dedalo dei camminamenti e delle trincee, sui monti battuti dai cannoni e spazzati dalle mitragliatrici, tra uomini che la guerra «dovevano farla», fece esperienza, maturò e raccolse dettagli che «per la loro eccezionalità si rìconducevano a quei "temi problematici", primitivi ed eroici, di cui si nutrirà in seguito la sua letteratura». E trovò anche trame e personaggi per romanzi e racconti. Ricostruendo l'avventura giovanile di Hemingway Giovanni Cecchin è riuscito a «leggere» e a «verificare» interi brani di opere come /iddio alle armi e Di là dal fiume e tra gli alberi, e dei racconti «italiani», come quelli di Nick Adams soldato. Cecchin ha anche identificato i principali personaggi di Addio alle armi: Catherine. Rinaldo Rinaldi, il cappellano militare, e Prederic Henry, personificazione del romanziere, ha pure il volto del tenente McKey. Cecchin fa un'altra scoperta: ci sono molte analogie tra Cesare Battisti e l'americano Jordan, il protagonista di Per chi suona la campana. Hemingway conosceva sicuramente il sacrificio di Battisti sul Monte Corno. Quando egli era a Schio il «caso Battisti» era sulla bocca di tutti. «Hemingway, dopo un implicito accenno a Battisti in Le nevi del Chilimangiaro, ini preso a modello il martire trentino per "strutturare" uno dei suoi romanzi più popolari. Per chi suona la campana». Anche John Dos Passos fu sul fronte italiano, anche lui con la Croce Rossa Americana. Fu a Bassano per breve tempo: sospettato di simpatizzare per i tedeschi e per •guasconate» ebbe guai: fini sotto inchiesta e fu rimpatriato. Luciano Curino
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