Due o tre cose che non sapete di Stalin di Roy Medvedev

Due o tre cose che non sapete di Stalin Due o tre cose che non sapete di Stalin Roy Medvedev (anche con pagine inedite di Pasternak) ricostruisce la sua carriera senza scrupoli Roy Medvedev: «Stalin sconosciuto», Editori Riuniti, pag. 269, lire 5000. Dopo il monumentale libro su Lo stalinismo, uscito in Italia nel 1972, e alcuni studi storici, Roy Medvedev riprende ora l'indagine sul dittatore ripercorrendo le tappe decisive della sua vita al fine di smentire qualche leggenda e di trovare una risposta a certi interrogativi di fondo. L'impresa, condotta con l'apporto delle fonti occidentali e sovietiche, di storici di sinistra e di destra (compreso Solzenizyn) e di una quindicina di manoscritti inediti, è inoltre integrata da un confronto sistematico tra Stalin, Lenin e Trockij. Malgrado l'ampiezza della prospettiva e il pluralismo delle opinioni citate, alla fine del volume viene formulata una condanna recisa: «Il tratto principale di Stalin fu la fe¬ rocia e un estremo cinismo, la disonestà, il disprezzo per gli uomini... la sete struggente del potere personale, una vanità] morbosa unita ad un complesso di inferiorità e ad un rabbioso spirito vendicativo. Non\ fu soltanto un criminale politico ma un criminale comunev. Un giudizio sul quale hanno dunque influito poco le rettifiche. Secondo Medvedev, Stalin, per esempio, non fu un agente dell'Ochrana (il servizio segreto zarista) poiché una circostanza del genere sarebbe stata rivelata senza dubbio dagli archivi della polizia, custoditi all'Istituto Hoover, presso l'Università di Stanford negli Stati Uniti. Stalin poi non uccise né Lenin né la propria moglie Nadezda Allilueva, che a quanto pare si suicidò. Se l'interpretazione di Medvedev è corretta, l'ascesa di Stalin fu dovuta a ben altri, più sostanziali motivi. In pri- mo luogo, mentre Lenin alla vigilia della morte non volle designare alcun successore e auspicò una direzione collegiale, si potè assistere invece alla vittoria del solo Stalin, mosso dal preciso intento di conquistare il potere. Oltre alla sua volontà e alla mancanza di scrupoli nella scelta dei mezzi, Stalin, dice Medvedev, fu agevolato dagli atteggiamenti sia di Trockij, insieme altero, sicuro della propria posizione e non incline a lanciarsi in una lotta, sia di Bucharin, che con i suoi alleati non cercò d'impossessarsi del potere di Stalin «temendo la responsabilità che in questo caso sarebbe ricaduta sulle loro spalle». Stalin, che evidentemente non temeva le responsabilità, giunto al potere intraprese la collettivizzazione e le deportazioni. Le conseguenze furono spaventose e dal 1933 al 1938, l'aumento della popolazione fu inferiore al milione annuo. Nelle memorie inedite, citate da Medvedev, Pasternak scrive che essendo egli andato come altri scrittori, a raccogliere materiale nei kolchozy, vide «una sciagura cosi inumana, così inconcepibile, una miseria cosi terribile, da diventare in certo modo astratta, (tale che) non riusciva ad entrare nel limiti della coscienza. Mi ammalai. Non potei scrivere per un anno intero». Medvedev conclude la sua analisi con un preciso ammonimento. Una riabilitazione esplicita di Stalin gli sembra ormai da escludersi, ma il pericolo che va denunciato è l'eventuale restaurazione dello stalinismo. Potrebbe rinascere, magari sotto un nome diverso, ed è la lotta contro questo fenomeno che costituisce tuttora, a suo parere, uno dei problemi più importanti del movimento comunista internazionale. Lia Wainstein

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti