La stella dei diversi di Giovanni Bogliolo

La stella dei diversi Il romanzo di Dominique Fernandez La stella dei diversi Dominique Fernandez: «La stella rosa», trad. di Anna Rosso Cattablani, ed. Rusconi, pag. 347, lire 9000. Nel suo saggio sull'uso dei pronomi personali nel romanzo. Michel Butor qualifica come eminentemente didattica la narrazione condotta alla seconda persona, quella cioè del lettore o dell'ideale destinatario del discorso. Il romanzo di Dominique Fernandez, che non rientra rigidamente in questa categoria ma che — costruito come una lunga e appassionata lettura, tutta protesa a prevenire e soddisfare la curiosità dell'interlocutore, a rievocarne gli atteggiamenti, a celebrarne il ricordo e a propiziarne l'affetto — trascorre continuamente dall'io della confessione al tu della perorazione, non tradisce questa qualifica. Per Fernandez, che già in Porporino o i misteri di Napoli aveva dato prova della sua capacità di fondere in vibrante unità il calore del romanzo e la lucidità del saggio, si tratta di una conferma, anche se il passaggio dall'elegante rievocazione della settecentesca civiltà dei sopranisti alla fervida apologia della contemporanea condizione omosessuale, con la conseguente caduta delle barriere protettive della distanza storica e della narrazione oggettiva, rompe il delicato equilibrio a quasi esclusivo vantaggio dell'intenzione apodittica. Già il titolo è molto eloquente: la «stella rosa» — una stella, come quella degli Ebrei, ma del colore del triangolo di stoffa che i nazisti cucivano sugli abiti degli omosessuali — è H marchio d'infamia con cui l'umanità civilizzata ha segnato' idealmente — di volta in volta per emarginarli, schernirli, punirli, curarli — coloro che provano attrazione per il loro stesso sesso, ma è anche, per un comprensibile rovesciamento di segno, il simbolo di una identità gioiosamente assunta a dispetto delle persecuzioni e degli ostracismi, l'impronta di un destino d'elezione. Di queste due opposte valenze simboliche, la prima nel romanzo è quantitativamente preminente: citazioni storiche, dati statistici, commosse rievocazioni, analisi fisiologiche, confutazioni di luoghi comuni della medicina e della psicanalisi, tutto si articola attorno alla convinzione che «ogni volta che in nome di una discriminazione viene commessa un'ingiustizia noi ne subiamo il contraccolpo": l'altra, quella della coscienza liberata, è soltanto l'ottica da cui riesaminare tutte le frustrazioni del passato e imba stire programmi anche troppo gratificanti per l'avvenire: «Da un capo all'altro del mondo ci tlsp troveranno solidali con tutte le lotte in cui la tirannia del nostro secolo cerca di guadagnare punti". L'una è. rappresentata da David, un professore quarantenne che ha sofferto tutte le vessazioni, le paure, le ipocrisie che quella che considerava una menomazione e una condanna gli imponeva in un ambiente e in un'epoca ostili: l'altra dal giovane Alain, il compagno che trova tra le barricate del Maggio '68 e che con l'amore gli regala la sicurezza, la serenità, l'accettazione della propria natura. Il libro si presenta perciò come una confessione-ringraziamento al giovane liberatore (e a coloro che in questa impresa l'hanno preceduto, come lo stravagante guru Donald) e insieme come una testimonianza — appassionata e documentata — sulla vita di un omosessuale in alcuni decenni cruciali. Storia privata e storia della «razza» (è Fernandez a giocare con questo termine) si legano perciò inestricabilmente e le parole d'amore assumono una curiosa rilevanza storica. Non sempre però questa fusione è perfetta in un libro in cui lo scrittore sembra avere profuso senza risparmio la passione e l'erudizione, l'impegno civile e la tenerezza, la sapienza dialettica e la forza evocatrice: a tratti prevale la commozione del ricordo, come in certe impietose descrizioni della vita di provincia; più spesso prendono il sopravvento la polemica e il risentimento e il romanzo si trasforma in requisitoria, in nutrito dossier di tutti gli errori, le incomprensioni, le ingiustizie, le persecuzioni di cui nei secoli è stato vittima l'omosessuale. Forse la parte meno convincente è proprio quella decisiva dell'incontro con Alain, quando il racconto si sfibra in rapide annotazioni di diario e l'evento corale del Maggio si riduce a propizio controcanto libertario dell'idillio tra un professore frustrato e pudibondo e un giovane rivoluzionario dagli occhi verdi. Ma sono piccole sfasature: anziché scandalizzarcene, ci si può ragionevolmente meravigliare che tanto acceso impegno polemico e tanta agguerrita passione apologetica non sconvolgano più a fondo l'assetto narrativo e che una così piena assunzione della coscienza gay non incida più significativamente sul linguaggio e, forse troppo occupata a eludere i «guardiani del Tempio», arretri ancora timorosa di fronte alle «sentinelle del Dizionario". Giovanni Bogliolo

Persone citate: Anna Rosso, Dominique Fernandez, Fernandez, Michel Butor, Porporino

Luoghi citati: Napoli