Concessioni interessate

Concessioni interessate Concessioni interessate (Segue dalla l'pagina) complessivamente una maggiore ancorché insufficiente apertura negoziale rispetto al recente passato. Per la prima volta, Babrak Karmal e i suoi mallevadori sovietici affermano che «nel contesto dell'accordo politico bisogna risolvere la questione del ritiro dal territorio afghano del contingente limitato provvisorio sovietico». Ancora il 13 marzo scorso, quando il ministro degli Esteri di Kabul, Mohammed Dost, venne a Mosca per sottoscrivere con Gromyko lo statuto che regolava la presenza dell'Armata Rossa in Afghanistan, il linguaggio era diverso. Prima gli Stati vicini, a cominciare dal Pakistan e dall'Iran, si impegnino all'assoluta neutralità verso il regime rivoluzionario di Kabul, poi se ne andranno le truppe sovietiche. E' anche caduta l'idea della conferenza, alla quale aveva lavorato a lungo l'ambasciatore del Cremlino a Teheran, Vinogradov. Adesso la proposta riguarda colloqui bilaterali separati con i governi di Islamabad e Teheran. Il traguardo resta il riconoscimento dell'attuale regime di Kabul, ma la via per perseguirlo diventa più elastica e lascia intravedere ulteriori possibilità di concessioni. Soprattutto, queste potrebbero riguardare l'eventuale partecipazione alle trattative, in forme tutte da trovare, delle forze d'opposizione. Il riferimento agli afghani che sono riparati all'estero non si limita alla blandizia dell'amnistia generale; la sua formulazione fa capire che c'è la disponibilità a considerarli, almeno indirettamente, come interlocutori. In cambio della cessazione di ogni aiuto ai guerriglieri che operano dal territorio pakistano, Babrak Karmal promette anche di rivedere le proprie posizioni sulle vertenze di frontiera, oltre ad assicurare «la stretta applicazione dei principi dell'Islam in quanto religione». Un punto, quest'ultimo, da non trascurare, per le implicazioni politiche e sociali che comporta, se davvero rispettato. Ma, nella conclusione, una preoccupazione palesemente maturata a Mosca, e non a Kabul, avverte che nella trattativa trovi considerazione anche ' « l'accresciuta presenza militare è politica degli Stati Uniti nell'Oceano Indiano e nel Golfo Persico».

Persone citate: Gromyko, Mohammed Dost, Vinogradov