Sollievo nell'ente petrolifero di Marco Borsa

Sollievo nell'ente petrolifero Per l'Eni si è chiuso il periodo più tormentato Sollievo nell'ente petrolifero MILANO — L'arrivo di Alberto Grandi al vertice dell'Eni dovrebbe chiudere finalmente il più tormentato periodo della storia dell'ente che ha visto due presidenti dimissionari in meno di tre mesi. Una sensazione di sollievo quindi è quella die domina le reazioni dei dirigenti e dei quadri intermedi delle società del gruppo ospitate dal centro di Metanopoli. Sollievo accentuato dal fatto che Grandi è pur sempre un uomo Eni avendovi lavorato per circa 20 anni fino a raggiungere il grado di direttore generale. Nel 1975, alla scadenza del mandato di Raffaele Girotti che fu poi sostituito da Pietro Sette, i dirigenti dell'Eni tentarono di appoggiare la candidatura di Alberto Grandi, allora amministratore delegato della Montedison, senza successo sia per l'opposizione in sede politica die in Boro Bonaparte. Alberto Grandi, inoltre, gode fama di essere un dirigente assolutamente onesto, una qualità non disprezzabile dopo i sospetti sollevati sull'ente con lo scandalo delle tangenti all'Arabia Saudita e ai politici italiani, e capace di accatti¬ varsi la simpatia dei più vicini collaboratori. C'è infine chi, anche con un pizzico di cinismo, giudica positivamente il fatto che il nuovo presidente dell'Eni goda della fiducia dell'attuale governo e soprattutto della maggioranza dc-psi die lo sostiene. «Meglio avere un presidente che politicamente sia coperto altrimenti gli mettono continuamente il bastone fra le ruote» è il commento di quelli più amareggiati dalle recenti vicende Eni. Non tutti naturalmente colgono la nomina di Grandi con sollievo. Critiche e timori non mancano. Prima di tutto sul modo con cui è stato scelto. «La nomina di Grandi — dice un dirigente di una delle società operative — era strettamente legata a quella di Di Donna perché faceva parte di un accordo politico fra i due partiti maggiori al governo. E un presidente lottizzato sarà sempre un presidente debole, soggetto alle pressioni politiche più svariate, privo della necessaria autorità e autorevolezza per opporvisi». Altri mettono in rilievo il fatto che Grandi uscì dalla Montedison con l'ap¬ poggio della componente privata ed è finito alla Bastogi di Carlo Pesenti grazie proprio a questi appoggi che esprimono interessi contrastanti a quelli di un grande gruppo a partecipazione statale come l'Eni. «Come eliminare il sospetto che Grandi non possa essere del tutto imparziale sul problema delle raffinerie di Monti, azionista della Bastogi?». L'accoglienza di Grandi al vertice dell'Eni è infine legata al problema dei rapporti fra la holding e le società operative. Il nuovo presidente si muoverà nella linea di Egidi, deciso a coinvolgere nel vertice della holding ì dirigenti delle società operative o sceglierà invece la linea Di Donna di allargamento delle competenze della holding? Oppure riuscirà a mediare fra le due spinte contrastanti? Sono questi i temi su cui si gioca la partita della riorganizzazione dell'ente da cui dipendono la sua funzionalità, le future scelte di investimento e le carriere degli stessi dirigenti. Marco Borsa

Persone citate: Alberto Grandi, Carlo Pesenti, Di Donna, Egidi, Raffaele Girotti

Luoghi citati: Arabia Saudita, Milano