Navi di sette Paesi alleati a Napoli si «allenano» per i casi d'emergenza di Piero Cerati

Navi di sette Paesi alleati a Napoli si «allenano» per i casi d'emergenza Esercitazione Nato come se ci fosse un allarme improvviso Navi di sette Paesi alleati a Napoli si «allenano» per i casi d'emergenza NAPOLI — Attraccano domani, al molo Angioino, fregate e cacciatorpediniere di quattro Paesi Nato che parteciperanno all'esercitazione «Forza di Dissuasione 1/80» nel Mediterraneo. Le navi formano una piccola squadra, che comprende il «Carabiniere» (italiano) e l'«Adatepe» (turco), due caccia con armamento convenzionale; il «Vreeland» (americano) e il «Brighton» (inglese), due fregate con missili radar asserviti. Le quattro unità dal 19 maggio, dopo una breve cerimonia nel piazzale antistante, 11 molo, usciranno a pattugliare il Mediterraneo, e svolgeranno manovre combinate con la Forza Alleata Permanente dell'Atlantico, formata da cinque Paesi Nato: Canada, Gran Bretagna, Usa, Olanda, Germania. Anche questa task force arriverà a Napoli: si fermerà in porto dal 17 al 26 maggio, quindi prenderà il mare per incrociare nel Mediterraneo con eventuale appoggio, su richiesta, di altre unità di superficie, sommergibili, motosiluranti, aerei, elicotteri, basati a terra e su portaerei. Sarà un'esercitazione complessa, che durerà dal 26 al 30 maggio e dovrà dimostrare quale possibilità e capacità hanno le forze navali di sette Paesi di «lavorare» insieme in caso di emergenza, su allarme improvviso senza un precedente stato di allerta. E' la' prima volta che due squadre navali di formazioni diverse (una agisce periodicamente nel Mediterraneo e l'altra costantemente nell'Atlantico, In due scacchieri molto differenti) operano insieme, integrando i compiti. Lo scopo dell'esercitazione si rivela quindi duplice: provare il grado di efficienza delle unità in un intervento per il quale non sia necessaria la mobilitazione generale, constatare quali difficoltà insorgano quando gli equipaggi sono costretti a lavorare in situazioni nuove, stressanti, a contatto degli alleati. La necessità di agire in forze integrate e complementari su allarme, è dovuta all'ipotesi di una eventuale crisi in un Paese del Mediterraneo che potrebbe minacciare la libera navigazione, provocare incidenti, creare uno stato di tensione. Di qui l'opportunità che il Consiglio Nato e il Comandante supremo alleato in Europa abbiano a disposizione una task force sempre pronta a intervenire su chiamata. Per mantenere un alto grado di addestramento individuale, le unità Nato del Mediterraneo (la squadra si chiama Navocformed e dispone di quattro o cinque unità) vengono attivate due volte l'anno per la durata d'un mese eia-' scuna sotto il comando d'un commodoro scelto tra le nazioni partecipanti: attuai mente è il capitano di vascello Massimo Benedetti della Ma rina militare italiana; la forza atlantica (denominata Stanavforlant, dispone di quattro o nove unità) è invece permanente, agisce 12 mesi all'anno, ed è la prima forza navale in¬ ternazionale: ha quindi un alto grado di efficienza. Anch'essa è comandata da un commodoro scelto a rotazione' tra le nazioni partecipanti (attualmente è il commodoro D.G. Armytage della Marina inglese). Per le diverse caratteristiche delle operazioni in Atlantico e nel Mediterraneo, è evidente la necessità di svolgere esercitazioni per sperimentare e valutare anche la tattica di intervento e i piani di comunicazione. La manovra in mare prevede tiri di artiglieria, difesa aerea, operazioni antisommerglbili, rifornimenti d'altura. Le quattro unità della Navocformed toccheranno i porti di Napoli. Cagliari e Livorno, dove il 17 giugno si separeranno per tornare alle rispettive basi: in attesa, com'è nell'intenzione della Nato, di diventare una forza navale permanente nel Mediterraneo. Piero Cerati

Persone citate: Massimo Benedetti, Vreeland