Non volevo sparare, piange l'agente accusato d'omicidio

Non volevo sparare, piange l'agente accusato d'omicidio Processo in assise per l'assassinio del turista belga Non volevo sparare, piange l'agente accusato d'omicidio «Mi sono presentato, ho estratto la pistola, mi ha urtato» - La fidanzata della vittima; «Non si capiva che era un poliziotto» «Gli ho mostrato il tesserino, poi ho estratto la pistola, ma solo per fargli capire che ero un poliziotto, lui ha cercato di allontanarmi, mi ha urtato il braccio e il colpo è partito: non volevo sparargli». Teso, con le l . o i lacrime agli occhi. Tommaso Colletti, l'agente di ps che uccise il turista belga Frank Calson davanti alla caserma Cernaia ha spiegato cosi ai giudici il tragico episodio. Comparso davanti alla seconda sezione della corte d'assise (pres. Padovani, pm Corsi), con l'imputazione di omicidio volontario. Collétti ha cercato di scrollarsi di dosso la pesante accusa, sostenendo che si trattò di una tragica fatalità. «E' sceso dall'auto urlando. Non abbiamo capito die era un agente. Quando ha preso la pistola ho intuito che stava per sparare», ha ripetuto in udienza, pallida, il volto tirato. Marie Rose Himpe, la compagna della vittima. Davanti ai giudici, come in un film al rallentatore i due interrogati hanno riportato le immagini di quella drammatica notte d'agosto. Due verità. Sono le 22,45, via Cernaia illuminata e semideserta. Una coppia di giovani cammina verso piazza Castello. Lui è Frank Calson, 24 anni, grafico diplomato, lei è Marie Rose Himpe, 23 anni, operaia. Sono arrivati il giorno prima dalla Francia per visitare i musei di Torino. Da corso Vinzaglio svolta una Al 12 con quattro giovani. Alla guida Salvatore Tosto, 23 anni, al fianco Tommaso Colletti, dietro Agatino Tosto, 19 anni, militare in licenza, fratello del guidatore e il loro cognato Raffaele Brosco, 23 anni. Il gruppo, dopo cena, ha deciso di fare un giro in auto in centro. Racconta Colletti: «Ho visto la coppia sotto i portici. Mi sono incuriosito per l'abbigliamento di lei, li ho guardati. Lui ha avuto un gesto di stizza. Ho detto a Salvatore, alla guida, di accostare per chiedere spiegazioni». L'auto si ferma davanti alla caserma. Colletti: «Dalla macchi- na ho mostrato il tesserino e ho chiesto u quel gioitane cosa volesse. Ho detto: "Polire, police" per fargli capire die non eravamo teppisti. Poi sono sceso». ■ L'agente mostra ancora il documento, il belga non comprende, cerca di proseguire. Colletti gli si para davanti per bloccarlo, prende la pistola. La guardia: «Era già carica. Lui mi ha spinto per allontanarmi, mi ha dato un colpo al braccio e la pallottola è partita». Ha ribattuto Marie Rose Himpe: «E' vero che Frank ha fatto un gesto per allontanarli. Lui è sceso dall'auto urlando, non abbiamo capito che era un poliziotto. Ha fatto vedere qualcosa a Frank, forse il tesserino. Poi Ita tirato fuori la pistola. Ho detto a Frank: "Stiamo attenti, qui la cosa diventa seria ". Poi ho sentito un rumore, come se stesse caricando l'arma e subito do2>o lo sparo». Presidente: «Ma Frank ha urtalo il braccio dell'agente?». Marie Rose: «Non lo so, avevo gli occhi chiusi». Conclude in lacrime: «Non ubbiamo mai pensato, che fosse un poliziotto». Stessa versione di Antoon Calson. padre della vittima, che si è costituito parte civile con l'avv. Volante. Difensori del Colletti, gli avvocati Geo Dal Fiume, Savino Bracco, Gianclaudio Andreis. Mary Rose Himpe - Tommaso Collctti in corte d'assise

Luoghi citati: Francia, Torino