Pesenti ha l'asso nella manica

Pesenti ha l'asso nella manica Pesenti ha l'asso nella manica MILANO — «Non sappiamo ancora nulla delle decisioni che sono state prese: l'annuncio verrà dato domani In assemblea». Questa la reazione sulla decisione di Alberto Grandi di sciogliere la riserva per la nomina a presidente dell'Eni e sulle conseguenze per la Bastogi stessa. L'assemblea degli azionisti che si terrà oggi a Roma dovrà dunque discutere l'eventualità che la compagine azionaria e 11 vertice della società possano cambiare proprio nel mezzo di un programma di riorganizzazione finanziaria e industriale avviato da Grandi. I nomi dei possibili successori alla guida della Finanziaria sono sempre i tre che erano circolati nei giorni scorsi e cioè Robesio Pedante, già alla Bastogi, il più stretto collaboratore di Grandi, di provenienza Montedlson e Simula, Guido Carli, che ha appena lasciato la presidenza della Conflndustria, e Giorgio Corsi, ex amministratore delegato della Montedisor della gestione Cefls. Sarà Carlo Pesenti, il principale azionista Bastogi, che ieri ha avuto contatti con esponenti del governo, a prendere la decisione definitiva sull'assetto da dare al nuovo vertice dopo le dimissioni di Grandi che, pur non essendo ancora ufficiali i meglio informati danno per certe. I giorni prima dell'assemblea sono stati utilizzati da Grandi e da Pesenti per ottenere garanzie e impegni da parte del governo perché si adoperi a convincere il sistema bancario a sostenere l'aumento di capitale di 100 miliardi della Bastogi anche senza Grandi. Sono stati fatti passi in due direzioni: da una pare sono state interpellate le banche per sapere se in caso di dimissioni di Grandi avrebbero ritirato o ridotto il loro impegno nella Bastogi (e le grandi banche hanno risposto di non ritenere cosi determinante la presenza di Grandi da modificare impegni già assunti verso le società), dall'altra alcuni istituti di credito sono stati contattati perché fornissero sostegni supplementari. Secondo fonti politico-finanziarie romane l'Imi si sarebbe impegnata a fornire circa 25 miliardi per l'operazione, mentre Pesenti si sarebbe assicuralo l'appoggio anche del gruppo Calvi (Banco Ambrosiano e Cattolica del Veneto) con cui recentemente aveva intensificato i rapporti di affari. L'azione di persuasione del governo e del principali azionisti Bastogi per il momento si è limitata alle banche e non si è estesa ai gruppi che si erano impegnati ad entrare nella Bastogi come il gruppo Cabassi e quello De Angelis. Quale sarà la reazione di questi investitori che dopo aver trattato le condizioni del loro Ingresso nella Finanziaria con Alberto Grandi vedono dì colpo modificarsi il quadro societario non è possibile prevederlo ora. Molto dipende probabilmente dalla tempestività e dalla chiarezza con cui la società saprà illustrare sia le prospettive dell'aumento di capitale sia dei suoi programmi industriali e finanziari. L'assemblea di oggi infatti dovrà discutere in sede straordinaria il famoso aumento di capitale da 198 a 298 miliardi che, stando alle dichiarazioni di Grandi, di qualche settimana fa, sarebbe sicuro per la metà (cioè 50 miliardi) quasi sicuro per altri 10-15 miliardi e incerto invece per la parte restante. Sarà interessante sapere in sede di assemblea se gli affidamenti bancari ottenuti da Pesenti e dal governo copriranno tutti i 100 miliardi o serviranno solo a coprire gli impegni che erano già stati assunti. Un altro punto chiave che potrebbe essere discusso in assemblea è quello della fisionomia da dare alla Finanziarla che si è ormai trasformata In una «holding» con partecipazioni molto diverse che vanno dalla farmaceutica, all'elettronica fino alla Finanza e al settore Immobiliare. Questo assetto di conglomerata finanziario - industriale - immobiliare che sta assumendo la società di Carlo Pesenti richiede probabilmente una riorganizzazione societaria e manageriale con la creazione di divisioni a cui far capo con le diverse attività, da coordinare poi in sede di presidenza della «holding». La Borsa, che da oltre un anno seguiva con interesse la ristrutturazione Bastogi, ha reagito negativamente all'annuncio delle dimissioni di Grandi accompagnate tra l'altro da' un bilancio che chiude l'esercizio dell'anno scorso con una perdita di sette miliardi che diventano in realtà 37, tenuto conto delle rivalutazioni patrimoniali. ITI. bo.

Luoghi citati: Cattolica, Milano, Roma, Veneto