Carabiniere sparò contro i colleghi

Carabiniere sparò contro i colleghi Sorpreso su una «500» rubata Carabiniere sparò contro i colleghi ROMA — Un caso giudiziario delicato, un carabiniere che rubata un'auto, ha sparato contro due suoi colleglli ferendoli gravemente. Protagonista Gaetano Scarfò, 21 anni, primogenito di sei figli di un operaio della Snia, arruolato nell'Arma nell'inverno 1977. L'anno dopo, il 10 febbraio 1978, Scarfò va in giro su una «500» rubata. Il proprietario un magistrato della Corte dei Conti riconosce la sua auto ed avverte l'equipaggio di una «Gazzella» che insegue la vettura e la blocca. Il brigadiere Giovanni Rossetti chiede al conducente libretto di circolazione e patente; il giovane mostra invece il tesserino di appartenenza all'Arma. Il sottufficiale ed il militare che 6 con lui, Ciro Bonfito, pensano ad uno sbaglio del giudice e stanno per andarsene quando, per scrupolo, tornano sui propri passi. Scarfò estrae la pistola d'ordinanza e spara. Mentre i due carabinieri cadono gravemente feriti, il giovane fugge. Un agente di polizia lo blocca qualche centinaia di metri dopo. Scontroso e irritante l'atteggiamento tenuto ieri, nell'aula della Corte di Assise, dall'imputato che martellando frequentemente le dita sul tavolo dei giudici e scosso da fremiti nervosi, si è rifiutato di rispondere a gran parte delle domande del presidente Severino Santiapichi. « Vi ripeto — ha detto più volte — che non so spiegarmi perché l'ho fatto... Non posso darvi alcuna risposta, lasciatemi stare». Ancora in difficoltà 6 apparso quando il presidente ha letto alcune pagine del diario nel quale Scarfò annotava minuziosamente le sue giornate e soprattutto, le speranze di possedere un'auto tutta sua. L'agenda è colma di frasi misteriose ed equivoche (mi vogliono fregare... — c'è scritto a proposito di voci, sul suo trasferimento — credo che metterò in pratica il piano Z»)evi si parla di persone («Alfredo». «Nello») sulle quali non ha voluto dare alcuna indicazione. Un comportamento indecifrabile che aumenta la perplessità dei giudici dell'Assise.

Persone citate: Arma, Ciro Bonfito, Gaetano Scarfò, Giovanni Rossetti, Scarfò, Severino Santiapichi

Luoghi citati: Roma