Gli Anni 30 fotografati

Gli Anni 30 fotografati Gli Anni 30 fotografati H. Jurgen Syberberg: «Fotografia degli anni 30», ed. Mazzotta, pag. 181 con 169 foto, lire 18.000. Ecco uno strano libro. Confezionato selezionando il «meglio» di annuari fotografici francesi dal "30 al '40, ha una prefazione che sconsiglia l'ammirazione, che denuncia quanto è stato raccolto e pubblicato con spesa. La va cosi, oramai: gli Anni 30 sono «di moda», cioè piacciono totalmente, senza giudizio. Ecco una Antologia, allora, da vendere in due direzioni: bastava stampare la introduzione su fogli mobili, era fatta. Salve l'anima, o il gusto, a scelta. Ma è davvero tutto cosi ambiguo? Ci sono, dentro, artisti come Man Ray e Florence Henri, accademici come Moholy Nagy. illustratori di moda come Steichen. Hoynlnger Huene. Horst («Vogue, Vanity Fair.'Harper's»), liberi battitori come Cecll Beaton, Car~ tler-Bresson, Brassat, Kertesz. Lisi. E poi la Abbott e Blumenfeld. Brandt, Pei ni nger la Krull, Outerbridge e tantissimi altri. Ritratti celebri e moda, nudi e sport, pubblicità e natura, morta o viva. C'è insomma una selezione del «modo di fotografare» del tempo. Mancano Sander e Lartigue, è vero, Salomon. Evans e la Farm Administratìon e tutto (anche i maestri presenti) sembra allora scelto dentro la cifra Derain. dentro lo stile '900. Gli Anni 30 furono davvero questo decò neoclassico, questa curiosità di tutto e passione di niente, questo inserire nella «realtà» le eleganze dell'«astratto»? Gide fotografato «alla moda», rimane purtuttavia Gide alla lettura ed ha comunque occhi crudeli, zigomi alti alla Grosz; Le Corbusier veste già casuale; Picasso sembra un borghese, inquieto come Mussolini prima del successo; Valéry un vecchio gagà; Coward il fratello di Fred Astaire; Cocteau un risvolto di copertina o una affiche: ecco qua, forse non erano più fotografie ma manifesti, meccanismi di persuasione. Nasce difatti in quegli anni, castissima e assieme perfettamente integrata, la foto pubblicitaria. Lucidi acciai e limpidi vetri, aerodinamici cuscinetti e ruote stellanti, limpide linee e curve perfette: tutto dalla natura morta alle avanguardie, dalle prime lastre impressionate al sole al grande artigianato del cinematografo si trasforma in industria, si conclude definitivamente in industria. Fu. questo, l'ambiguo successo alessandrino degli anni «tra le due guerre»; una liscia equazione senza incognite. La fotografia diventa anch'essa «trasmissione», lettura di massa, progresso del consenso, riflesso da e per altre cose. La Radio ha insidiata e stravolta la parola, ed è anche un continuo, generale sottofondo musicale. E si fa musicale anche l'immagine oramai troppo esperta: mentre si vanta di aver rifiutato il «pittorico», accetta un più pericoloso manierismo. Un Album Musicale dove c'è posto per tutto perché tutto è ancora, o ancora appare, medio-alto. Quegli anni vissero davvero aldisopra dei propri mezzi. E ci abituarono. Claudio Savonuzzi George Hoyninger - Huene: «Ritratto di Jean Cocteau»'