Fiat auto: per 78 mila operai chiesta la Cassa integrazione
Fiat auto: per 78 mila operai chiesta la Cassa integrazione Un accumulo di 30.000 vetture in più sui normali stock Fiat auto: per 78 mila operai chiesta la Cassa integrazione Dovrebbero restare a casa il venerdì per sette settimane dal 13 giugno al 25 luglio - La decisione riguarda tutti gli stabilimenti auto tranne quelli che costruiscono Panda, Delta, A 112 - La comunicazione ieri ai sindacalisti Firn TORINO — La Fiat-Auto ha avviato la procedura per mettere 78.000 operai su 114.000 in cassa integrazione per 7 giorni, facendoli restare a casa al venerdì per sette settimane, dal 13 giugno al 25 luglio, cioè fino alla vigilia delle ferie. L'annuncio è stato dato ieri pomeriggio ai sindacalisti della Firn che erano a Torino per la riunione del Coordinamento nazionale Fiat, che deve definire la «piattaforma» per il contratto integrativo. «Lo cassa integrazione — ha specificato la Fiat — riguarda tutti i modelli, esclusi Quelli in lancio e i veicoli commerciali, per un totale di circa 30 mila vetture». In base alle norme in vigore la perdita salariale per i lavoratori è minima: la Cassa integrazione ordinaria eroga 1*80 per cento della retribuzione globale che corrisponde al 92-93 per cento della paga in busta. In pratica i 7 giorni di Cassa riguardano tutti gli stabilimenti auto esclusi quelli di Termini Imerese (Sicilia), di Desio, della Lancia di Torino e di una parte del Lingotto, cioè le fabbriche che producono la «Panda», la «Delta», la «A 112» e Ja «Gamma». L'accumulo di 30 mila vetture in più rispetto agli stock normali rappresenta l'immo-' bilizzo di circa 250 miliardi di lire con un onere di 50 miliardi l'anno per interessi passivi, n ricorso alla Cassa integrazione, sotto questo aspetto, .diventa quindi una misura dolorosa ma responsabile. Alla Fiat fanno osservare alcune cose: la competizione tra le Case automobilistiche monì'diali è fortissima; in presenza della crisi che attanaglia l'auto vincerà chi avrà più risorse; immobilizzare 250 miliardi nel «super-stock» significherebbe avere meno possibilità di investimenti e compromettere il futuro; per avere un'idea quantitativa è sufficiente considerare che 250 miliardi sono una buona parte della cifra che un'azienda come la Fiat deve spendere per l'impostazione di un nuovo modello di auto. Era dal 1975 che la Fiat-Auto non faceva più ricorso alla Cassa integrativa e il sindacato dei metalmeccanici più volte, in passato, ha sottolineato il fatto che i lavoratori italiani avevano superato la crisi petrolifera senza perdere posti di lavoro. Adesso il mercato automobilistico mondiale è stato colpito da iuna pesante crisi congiunturale: da alcuni mesi si stanno verificando forti flessioni delle vendite sui due mercati principali (Stati Uniti e Europa). Negli Stati Uniti la diminuzione degli acquisti è del 25 per cento; in Europa il calo è stato del 23 per cento (dati di marzo) in Germania; del 30 per cento (dati di aprile) in Inghilterra e del 6 per cento (dati di marzo) in Francia. La Fiat esporta circa la meSergio Devecchi ' (Continua a pagina 2 in terza colonna)
Persone citate: Devecchi
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