Voglia di di Lietta Tornabuoni
Voglia di Persone di Lietta Tornabuoni «1 film che vanno adesso sono quelli di pura evasione, c'è una specie di cinema rosa come nel 1938», dice Marcello Mastroianni. Non gli fa piacere, ma non lo stupisce: «La gente non vuol rivivere nel cinema le stesse cose che la ossessionano nella vita, cerca di scappare, d'inventarsi qualcos'altro». Lui, per esempio, s'applica a studiare soluzioni al problema del traffico romano congestionato, ed ha già elaborato due possibilità: deviare il corso del Tevere, rialzare il letto molto profondo del fiume, costruirvi sotto una gran galleria viabile, poi riimmettere l'acqua fluviale: edificare una sopraelevata montata su pilastri sfruttando lo spazio della profonda incassatura d'un lungo tratto della ferrovia che circonda Roma. Quando non almanacca su nuove vie di scorrimento, si dà da fare intorno alle porte di casa: figlio e nipote di padre, nonno e sii falegnami, le porte gli sembrano sempre fatte malissimo, rozze, aperte nella direzione sbagliata, e le maniglie sempre poste ad altezze ridicole, scomode. Mastroianni se la cava cosi. Certi funzionari televisivi, stremati dalla paralisi e dall'inerzia aziendale, prendono di colpo a scolpire in legno, aprono una bottega artigiana cìie è pure scuola di scultura e che diventa subito frequentatissima. Certi ventenni passano davanti al televisore anche dodici ore al giorno di placata ébetudine. scattando da un canale all'altro, restando estatici a contemplare vecchi film drammatici e perbenisti con Gassman doppiato da Enrico Maria Salerno, Jacqueline Sassard doppiata da Adriana Asti o Mastroianni doppiato da A Iberto Sordi, e intitolati magari L'eterna catena. Altri fanno ceramica, fanno diete, fanno mimo, fanno eroina, fanno ginnastica, fanno religione orientale e persino occidentale, fanno lezioni di taglio o di respirazione, fanno letteratura tedesca «in immersione», ossia studiandola in gruppo di quattro per sei ore al giorno: scappano. Cominciata da un bel pezzo, la grande fuga dal reale continua, guidata da un sentimento fortissimo e triste; una struggente voglia di felicità. Rosa Allora tutto va bene, tutto torna. Il rosa, gran tinta della primavera che, contraddicendo il nero presente, colora sandali col tacco altissimo, borsette, vestitelli da finta governante e grembiuli da falsa bambina, golfini d'angora piumosi alla Marilyn strizzati ricamati di lustrini (sul petto una luna d'argento, un fiore viola, un gattino d'oro): sono colorati di rosa pure portacenere, tazze da caffellatte, maioliche del bagno, penne biro, ritratti della padrona di casa, valigie, intere stanze da letto. Va bene il neo sentimentalismo giovanile che induce i ragazzi ad esercitarsi in ogni possibile antica forma di spleen. Va benissimo il weekend sentito come sospensione e assoluzione dal¬ la vita, con il venerdì che è già diventato un sabato; ancora meglio va il ponte, più lungo che si può. Va bene il teatro, la mostra, la galleria di quadri, il concerto divenuti appuntamenti di massa. Va bene persino il lusso dei ricchi, sfrenato nel neoaristocraticismo: e contemplato dagli altri come un altro spettacolo. Va bene tutto, purché non sia quella vita italiana che opprime e minaccia appena s'esce di casa: ma che è la nostra. Dicono Il titolo d'un quotidiano: «Il sindacato alza il tiro, chiede 45.000 lire», e cosi, per la fatuità d'usare il linguaggio guerresco alla moda, una rivendicazione sindacale viene assimilata a un assassinio. Antonio Gramsci, citato in Pubblico 1979; «Il giornalismo ha sollecitato e favorito tutte le cattive abitudini della nostra cultura e sembra aderire ad alcuni tratti del carattere italiano: l'improvvisazione, il talentismo, l'irresponsabilità, la pigrizia fatalistica, il dilettantismo scervellato, la mancanza di disciplina, la slealtà morale e intellettuale». Michele, studente dell'Istituto magistrale «Gramsci» di Torino, rispondendo all'inchiesta di Ricolfi e Sciolta pubblicata col titolo Senza padri né maestri: «Oggi il giovane è in uno stato d'animo che dice: ma cosa posso farci io? Io sono un granello di sabbia in questo mare che è la società; si sente niente, è impotente a cambiare le cose. Ed è vero». // motto d'una marca di jeans e magliette: «Frangar non flectar», d'accordo, è un classico. Però l'immagine pubblicitaria mostra una sorta di marine che punta la pistola a braccia tese stando nel centro d'un mirino: killer e insieme vittima, uccisore e ucciso, sparatore e sparato, insomma un uomo completo. Voglia di felicità
Persone citate: Adriana Asti, Antonio Gramsci, Enrico Maria Salerno, Gassman, Gramsci, Jacqueline Sassard, Marcello Mastroianni, Mastroianni, Ricolfi
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