Tutti desiderano sapere cosa nasconde Cossiga di Alberto Rapisarda

Tutti desiderano sapere cosa nasconde Cossiga Colombo darà una risposta domani Tutti desiderano sapere cosa nasconde Cossiga A Firenze il presidente del Consiglio ha pronunciato una frase oscura: «Dalla situazione internazionale potranno derivare gravi responsabilità per il nostro Paese» ROMA — Berlinguer è incuriosito, Pietro Longo preoccupato, e i socialisti perplessi. Che cosa voleva dire Cossiga affermando che dalla situazione internazionale «potranno derivare gravi responsabilità per il nostro Paese, che può essere, chiamato a fare delie scelte complesse che potranno dividerci»? «E' bizzarro che il presidente del Consiglio si esprima con rebus in una materia tanto delicata come la politica estera» dice l'on. Fabrizio Cicchitto, della direzione socialista. E il segretario comunista Berlinguer: «Sorprende che un presidente del Consiglio ih materia così delicata parli in itn modo tanto sibillino, lì Paese ha diritto di sapere ed esige che il governo sia chiaro». Stesse curiosità esprime il segretario socialdemocrati co Longo. Ma Cossiga non pare abbia intenzione di spiegare meglio quanto ha detto al convegno di Firenze dei parlamentari democristiani in materia di politica estera. La domanda sarà certamente riproposta al governo domani, nel dibattito fissato per il pomeriggio alla Camera proprio per discutere degli ultimi avvenimenti internazionali. Cossiga non sarà in aula. Al suo posto ci sarà il ministro degli Esteri Co- lombo e a lui spetterà rispondere alle numerose interrogazioni, impostate soprattutto sulla crisi iraniana e sul fallito «blitz» americano. Chiesto dai deputati ed approvato dall'aula (non dai capigruppo) il dibattito di domani si svolgerà dopo un altro fatto che aggrava la tensione internazionale: la morte del maresciallo Tito. C'era anche qualcuno, ieri, che pensava che forse il dibattito alla Camera potrebbe essere rinviato a dopo i funerali. Un segno dell'incertezza che regna in questo momento un po' in tutti i partiti italiani di fronte al rapido evolversi della situazione internazionale. «Ci troviamo oggi all'inizio di una nuova guerra fredda — diceva il segretario liberale Zanone — che. proprio dalla morte di Tito potrebbe trarre, nuovo alimento». Che cosa può e deve fare l'Italia in questo momento? E' quello che i parlamentari democristiani si sono chiesti a Firenze. Ma da due giorni di lavori, con la partecipazione dei massimi dirigenti, come il presidente del partito Forlani, il segretario Piccoli, Cossiga e Andreotti, sono venuti più dubbi che certezze. Tutti d'accordo sui principi generali, e cioè sulla solidarietà con gli Stati Uniti, la difesa della Nato e la denuncia dell'espansionismo sovietico. Ma tutti incerti sulle cose da fare subito, in un futuro prossimo sempre più imprevedibile, ma che richiede invece scelte rapide e decisive. Tra dieci giorni bisognerà scegliere se andare o no alle Olimpiadi di Mosca. E poi, se precipita la crisi con l'Iran, si dovranno mettere in atto scelte (il boicottaggio commerciale) che coinvolgeranno le imprese italiane a partecipazione statale (impegnate in Iran), il nostro rifornimento di petrolio, la transitabilità degli stretti. E se gli Stati Uniti porranno infine piti pej santi richieste ai loro alleati europei, cosa farà l'Italia? [Questi erano i problemi presenti ai parlamentari democristiani. E Cossiga intendeva riferirsi probabilmente a queste complesse scelte con la sua frase sibillina, e non a Impegni di tipo militare. Ma Forlani ed Andreotti hanno detto cose diverse, facendo emergere almeno tre linee all'interno della de. Forlani ha chiesto un rafforzamento militare autonomo dei Paesi europei e dell'Italia, che deve essere pronta anche alla guerriglia contro l'eventuale invasore, con accenti che riecheggiavano impostazioni che furono di De Gaulle. Andreotti è parso più preoccupato di stabilire un rapporto d'equilibrio tra Europa e Stati Uniti, limitando l'intervento della Nato solamente ai Paesi europei. L'ex presidente del Consiglio ha poi aggiunto, in una intervista a «Panorama», una proposta che dopo la morte di Tito diventa ancora più attuale. Secondo Andreotti va garantito «il rispetto effettivo e il riconoscimento del ruolo dei Paesi non allineati. Senza sopravvalutare il ruolo dell'Italia — ha aggiunto —soppianto che possiamo essere un punto di riferimento ». Alberto Rapisarda