I 61 licenziati alla Fiat Storia di 6 mesi in aula

I 61 licenziati alla Fiat Storia di 6 mesi in aula Le tappe della più lunga vicenda sindacale-giudiziaria I 61 licenziati alla Fiat Storia di 6 mesi in aula Dal 9 ottobre, un'inchiesta con risvolti penali non ancora conclusa - Uno degli operai in tribunale ha detto: «Sono brigatista)) E' ripreso ieri (come diamo notizia in questa pagina), davanti al pretore Gandolf o, il secondo processo individuale del •caso Fiat» ma, dopo quasi sette mesi, la vicenda è ancora lontana dalla soluzione. Le cause continueranno a svolgersi nei prossimi mesi su tre fronti: il gruppo difeso dalla Firn i «dissidenti» del collegio alternativo, il gruppetto che ha revocato i legali del sindacato scegliendosene altri, ma 11 numero dei ricorrenti si è ulteriormente ridotto. Si continuano intanto ad attendere gli sviluppi dell'inchiesta penale condotta dalla procura. Facciamo in breve il punto della situazione riassumendo le tappe del «caso Fiat». 9 ottobre. La Fiat sospende sessantun operai: 40 appartengono alla Mirafiori (Carrozzeria. Presse. Meccanica), 13 allo stabilimento di Rivalta (Carrozzeria e Presse), 8 alla Lancia di Chivasso. Nelle lettere, uguali per tutti, si contesta un comportamento «consistente nell'aver fornito prestazioni di lavoro non rixpondenti ai principi della diligenza, correttezza e buona fede e nell'aver costantemente manifestalo comportamenti non consoni ai principi della civile convivenza sui luoghi di lavoro». 10 ottobre. La Fiat sospende le assunzioni in tutta Italia. Misura transitoria a tempo indeterminato: «Non è una ritorsione né un ricatto — spiega l'azienda — non è possibile l'inseri- mento di nuovo personale in un'atmosfera come l'attuale». 12 ottobre. I licenziati, in una lettera alla Fiat e all'Anima, sostengono «l'assoluta genericità degli addebiti che impedisce totalmente l'esercizio del diritto di difesa». 16 ottobre. Vengono spediti i telegrammi di licenziamento. 22 ottobre. Il sindacato olfre a tutti i licenziati l'assistenza del proprio ufficio legale mentre si manifestano i primi dissensi all'interno dei 61. 24 ottobre. Davanti ai cancelli di Rivalta alcuni licenziati cominciano lo sciopero della fame che terminerà alcuni giorni dopo. 2 novembre. Si rompe il fronte dei 61. Una licenziata accetta il provvedimento dell'azienda, cinquanta firmano un documento nel quale, delegando la loro difesa al collegio legale della Firn, dichiarano di condannare oltre che il terrorismo ogni forma di violenza, intimidazione e prevaricazione. I dieci restanti rifiutano questa clausola e scelgono un «collegio legale alternativo». 3 novembre. Gli avvocati della Firn ricorrono al pretore sollecitando un procedimento d'urgenza (art. 700 codice procedura civile) e chiedendo al giudice di dichiarare illegittimi sia la sospensione cautelare sia il licenziamento «in quanto non contestati preventivamente nei termini rituali». Un ricorso analogo è depositato dai legali dei «dissidenti» il 6 novembre. 8 novembre. Il pretore Converso dichiara «provvisoriamente nulli» i licenziamenti perché non sufficientemente motivati e ordina la reintegrazione nel posto di lavoro di 47 operai (per gli altri 13 si pronuncia Il giorno dopo essendo insulficiente la documentazione presentata). 9 novembre. La Fiat esegue il provvedimento e contemporaneamente invia a tutti una nuova lettera di sospensione, questa volta motivata. 16 novembre. Udienza dal pretore Converso che dichiara «cessata la materia del contendere» in relazione al primo licenziamento. Questa parte sarà definitivamente chiusa il 23 aprile con un accordo tra azienda e 26 operai difesi dalla Fini (gli altri 24 avevano già transato con la Fiat): cinque mensilità come risarcimento del danno e la rinuncia a far causa per la presunta «ingiuriosità» del primo licenziamento. Nel corso dell'udienza vengono consegnate undici lettere di sospensione (le seconde), relative ai 10 «dissidenti» e a un operato della Firn: il pretore capo Brunetti, data la gravità delle accuse in esse contenute, le trasmette alla Procura della Repubblica che apre un'inchiesta. 19 novembre. Partono i licenziamenti-bis. I 50 che hanno accettato la difesa del collegio sindacale contestano la Firn e chiedono che denunci l'azienda per «comportamento antisindacale». 7 dicembre. I legali della Firn presentano il ricorso in base all'articolo 28 Jello Statuto dei Lavoratori (comportamento antisindacale). Le accuse: genericità delle contestazioni; tentativo di colpire l'immagine del sindacato lasciando intravedere possibili nessi «tra azione sindacale e v.olenza organizzata all'interno della fabbrica.; mancata tempest'vita degli addebiti; l'azienda ha giocato con il terrori¬ smo per mettere in diliicoltà il sindacato; il blocco delle assunzioni è un attacco al sindacato «che svolge un ruolo essenziale nel quadro del sistema pubblico di collocamento». 12 dicembre. I dieci «dissidenti» presentano un nuovo ricorso d'urgenza, contro il secondo licenziamento, chiedendo l'immediata reintegrazione. Sarà respinto il 24 dicembre dal pretore Cotillo. 14 dicembre. Inizia davanti al pretore Denaro il processo per comportamento antisindacale. 21 gennaio. I dicci difesi dal «collegio alternativo» presentano un ricorso collettivo (sarà discusso il 6 maggio davanti al pretore Violante) contro il primo e il secondo licenziamento. 22 gennaio. Dopo tredici udienze il pretore del lavoro Denaro respinge, con decreto motivato, le accuse della Fini alla Fiat: «Non c'è stalo comportamento antisindacale». La federazione metalmeccanici rinuncia a presentare appello. Anche le altre lettere finiscono sul tavolo del procuratore della Repubblica. 5 marzo. 11 fronte dei licenziati registra una nuova spaccatura. Cinque operai che avevano aderito al gruppo dei 50 revocano il mandato agli avvocati Fini e scelgono altri legali: il secondo collegio alternativo. 17 marzo. Ai primi undici operai la procura manda comunicazioni giudiziarie per violenza privata, minacce, danneggiamento. 2 aprile. Salta il primo processo individuale: l'operaio Leone Franco Ariemme non si presenta davanti al pretore Grassi avendo raggiunto un'intesa con la Fiat. Altri come lui (finora 24) hanno rinunciato a lar causa. Per i restanti i legali hanno presentato ricorsi e l'azienda ha risposto con una «domanda riconvenzionale», cioè con una richiesta di danni. 10 aprile. Uno dei 61. Jovine. davanti al tribunale di Biella dice: «Sono un brigatista.. 23 aprile. Sentenza per la prima causa individuale. Il pretore Violante dichiara illegittimo il licenziamento di Riccardo Bragliin e condanna la Fiat a risarcire un danno pari a cinque mensilità. Francesco Bullo