Il colonnello di «Apocalypse» esiste (dallo schermo alla realtà in Iran) di Stefano Reggiani

Il colonnello di «Apocalypse» esiste (dallo schermo alla realtà in Iran) Il colonnello di «Apocalypse» esiste (dallo schermo alla realtà in Iran) Sembrava il personaggio più falso, più inventato, più imbarazzante; anche se. era la figura decisiva, il traguardo simbolico di un viaggio: Marion Brando in «Apocalypse now» con la grande testa liscia che si muoveva lenta nei lunghi silenzi, tra le ombre del suo accampamento di mercenari. Marion Brando nella divisa del colonnello Kurtz, filosofo ed esecutore della violenza. Leggeva Eliot e Frazer, aveva rifiutalo una carriera nello «stato maggiore» per restare in fondo alla giungla, dentro i servizi speciali, grande trascinatore di combattenti e sprezzatore della vita. I suoi uomini l'amavano, anche nel fallimento era un re. All'uscita del film si disse: il colonnello Kurtz è più figlio di Conrad che dell'esercito americano, è un incubo di Coppola che ha digerito male il racconto di Conrad «Cuore di tenebra». Si sa infatti (lo ha raccontato la moglie del regista. Eleanor Coppola, nel suo recente «Taccuino») quanti pentimenti, discussioni, rifacimenti sia costato Kurtz al suo autore. Si disse di Kurtz: è la cattiva filosofia di mi grande visionario. E si trovò perfino da eccepire su quell'anticipo di Kurtz che, è. nel film, il colonnello Duvall (la carica con gli elicotteri mentre risuona nell'aria la «Cavalcata delle Valchirie»). Si disse: il Vietnam di Coppola è una recita isterica, il colonnello Kurtz è il coronamento naturale (ma ambiguo)di un incubo. Invece il colonnello Kur! esiste, ne abbiamo visto il capo rotondo e gli occhi infossati l'altro giorno sul/Herald Tribune, con un brivido di disagio. Sotto la fotografia c'era il nome, colonnello Charles Beckwith. e nel titolo la spiegazione: «Un colonnello indurito dal Vietnam ha diretto la fallita spedizione in Iran». Dicono i suoi col leghi: Beckwith ha rifiutato la strada per diventare generale, la sua carriera sta ormai nelle tecniclie arcane (e fallibili) delle operazioni speciali. Nel 1965 Beckwith era in Vietnam, col grado di maggiore. C'era da salvare una piccola guarnigione americana circondata nella giungla da migliaia di nord-vietnamiti, soldati regolari. Lui arrivò dall'uria, con 250 uomini sugli elicotteri, salvò la guarnigione, guidò il contrattacco, scopri ufficialmente l'infiltrazione di truppe nord-vietnamite al Sud. Il luogo si chiamava Pici Me. Quando arrivarono i rinforzi americani c'era anche un reporter che x-oleva conoscere l'eroe. Un sergente gli spiegò: «Vedrà un uomo grande e grosso che grida "dateci sotto". E' lui». Un'altra volta i vietcong lo infilarono di proiettili mentre sorvolava la giungla. Beckwith si fece portare all'ospedale ria campo, gridando ordini: «Operatemi subito, sto per crepare». Lo operarono giusto in tempo. I suoi uomini dicevano: è uno che non si fa ammazzare. Lo fecero tenente colonnello. Come Martin Shce.n nel lungo viaggio di «Apocalypse» sfogliamo pruden ti lo stato di servizio di Kurtz-Beckwith. Non sono dati ufficiali. Le richieste di informazione, al Pentagono hanno solo questa risposta: Beckwith Charles, nato il 22 gennaio 1020. uscito dall'Università nel 1052. incarichi segreti, numero di matricola 258/364046. Ma. dai dati noit ufficiali, si sa che Beckwith collaborò a formare i Rangers dell'esercito (un Corpo speciale che agi in America del Sud); che andò volontario tra le Forze speciali in Vietnam alla metà degli Anni Sessan ta e che gli venne assegnato il comando del Progetto Delta. Aveva una piccola truppa di mer¬ cenari pagati coi fondi della Cia, vietnamiti, cambogiani, anche cinesi, pronti per le azioni di emergenza, come quella del salvataggio a Pici Me. Esattamente come Kurtz: una truppa di mercenari, grande libertà di manovra, i legami coi servizi segreti nel cuore di tenebra della guerra. In «Apocalypse» Kurtz era diventato troppo filosofo, s'era presa troppa libertà; nella realtà Beckwith rimase al suo posto, ma fece la «sua» guerra. Durante l'ussedìodi Plei Me. gli aerei volavano a bassa quota lanciando rifornimenti: i piloti americani riferivano che Beckwith e i suoi uomini s'erano costruiti comode amache con la stoffa dei paracadute e bevevano whisky tranquilli, iwllc soste della battaglia. Quattro anni fa il colonnello Beckwith è stato assegnato a Fort Bragg con l'incarico di addestrare uno speciale reparto antiterroristico. Naturalmente non è una notizia ufficiale che. lui. il colonnello, sia stato il capo della fallita spedizione nel deserto dell'Iran. (Dicevamo a Martin Sheen in «Apocalypse»: «Lei questi ordini non li ha mai ricevuti, non da noi»). Ma si sa che gli è molto dispiaciuto lasciare il deserto dell'Iran, non è abituato a tornare indietro senza risultati. Chissà che avrebbe fatto al suo posto il Kurtz di Brando. I film lanciano avvertimenti obliqui sulla realtà. Non sarà un Kurtz a scatenare la violenza e l'apocalisse, tutto poggia sempre sulla saggezza o sulla follia dei politici. Ma quei Kurtz nell'ombra non ci rassicurano: troppo sperimenta ti. troppo specialisti. Pericolosi come tutti quelli che hanno una vocazione. Stefano Reggiani Charles Beckwith Marion Brand»

Luoghi citati: America Del Sud, Iran, Vietnam