Babel l'eretico mi disse di Stalin... di Lia Wainstein

Babel l'eretico mi disse di Stalin... Babel l'eretico mi disse di Stalin... Boris Souvarine un pubblicista francese di origine russa (nato nel 1895) che fu tra i fondatori del partito comunista francese ma ne venne espulso nel 1924 per la sua fedeltà a Trockij, ha rievocato recentemente le sue ultime conversazioni con Isaak Babel [Poslednie razgovorij s BaItelem, Kontinent n. 23, pp. 343-378). Noto soprattutto per una Vitu di Stalin, uscita in Francia nel 1935 e ristampata con alcune aggiunte nel 1977, Souvarine ebbe ti e volte l'occasione d'interrogare Babel sugli argomenti più scottanti di quell'epoca. Alla fine degli Anni Venti e all'inizio degli Anni Trenta i cittadini sovietici privilegiati ottenevano facilmente il permesso di «recarsi in Europa», come dicevano, e nei caffè di Parigi si potevano incontrare Majako-.'skij, Esenin con Isidora Duncan Zamjatìn, Erenburg Lev Nikulin. Dopo la rivoluzione la madre e la sorella di Babel si erano stabilite a Bruxelles la moglie Evgenija Borisovna con la figlia Natalità vivevano invece a Parigi, e lo scrittore. molto affezionato alla famiglia, veniva spesso a trovarla. Sapendo Babel amico di Gorkij e di Vorosilov — entrambi lo avevano difeso dagli attacchi di Budjonnyj quando usci L'armata a cavallo (1926) — Souvarine profittò di questi rapporti per informarsi, nelle conversazioni del 18 e 21 ottobre 1932, su Stalin e i suoi collaboratori. Dalle risposte concise, proferite con tono flemmatico da Babel, risultò un quadro sinistro. Stalin era sempre più solo più autoritario aveva deciso lui di sciogliere l'Associazione degli scrittori proletari (Rapp). Per strappare qualche rivelazione al segretario del Rapp Averbach Stalin secondo una sua tecnica, lo aveva costretto a ubriacarsi. A detta di Babel Budjonnyj aveva ucciso la propria moglie in seguito ad una lite causata dall'arresto di Trockij (1927). Quest'ultimo, ancora nel 1932, prosegui lo scrittore, era «assai popolare, perfino tra i contadini. Perche' è un condottiero, un eroe. Ha fatto una cattiva impressione collaborando al Daily Telegraph e con le sue memorie. Ma nell'insieme è rispettato perche non si arrende». Nel 1934 Babel come gli altri eretici, dovette intervenire al primo congresso dell'Unione degli scrittori sovietici. Se la cavò ricorrendo a dichiarazioni astute come: «Nell'arte del silenzio sono riconosciuto un grande maestro». Tanta cautela non valse a fugare i sospetti sulla sua ortodossia e Babel venne incluso nella delegazione sovietica, mandata nel 1935 a Parigi al Congresso degli scrittori solo quando giunsero le proteste dall'estero. Durante quel soggiorno a Parigi, vi fu un incontro con Drieu La Rochelle, uno scrittore francese che poi aderì al nazismo. Con lui Babel si mostrò di una prudenza eccezionale non essendo uomo da palesare «davanti ad uno straniero borghese, un atteggiamento critico verso il suo paese o perfino verso il regime». In realtà, si sentiva profondamente russo e malgrado l'evidente inasprirsi della situazione non avrebbe mai scelto l'esilio. Fu comunque arrestato nel 1939 e secondo la versione ufficiale mori in un Lager due anni dopo. Secondo Erenburg vi sarebbe stata contro Babel una denuncia calunniosa, ma Souvarine ritiene più attendibile la dichiarazione dello scrittore stalinista Lev Nikulin: «Buliel fu vittima dei suoi rapporti con Ezov. Molte persone, della cerchia di Ezov veti ne ro urrestate». Evgenija Solomonovna, la moglie del commissario agli Affari interni, era semplicemente un'amica d'infanzia di Babel e nel periodo in cui diresse la rivista L'Urss in costruzione, lo incaricò, per aiutarlo, di svolgere un'inchiesta sui kolchozii. Dopo le terribili purghe del 1937, Evgenija Ezov considerata in genere una donna onesta si tolse la vita, mentre Ezov fu arrestato nel 1938 e poi fucilato. «Il cosi prudente Babel. conclude Souvarine peri dunque per imprudenza proprio nel luogo in cui poteva contare di venire protetto in caso di pericolo. In ogni modo, prima opoi. Stuìin non lo a vreblte lascia to vi vo». Lia Wainstein

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