E l'Europa ruppe l'assedio

E l'Europa ruppe l'assedio I SECOLI DEL MEDIOEVO, AVVINCENTI COME UN ROMANZO E l'Europa ruppe l'assedio Finita la barbarie, si risvegliò alla civiltà e al benessere - C'era meno malvagità di oggi? Come per don Chisciotte i romanzi di cavalleria, fra tutti i libri quelli di storia hanno sempre avuto per me un fascino particolare. Sin dalle prime' letture, fu sempre il variar delle sorti umane, a colpire la mia immaginazione, a destare la mia curiosità, a porgermi l'estro di fantastiche evasioni. Ma come diverse le letture dei giovani da quelle dei vecchi! che differenza fra l'appetito dei verdi anni ed il placido assaporamento senile: fonti di notizie e di dati i libri di storia per gli uni, gradevole' passatempo, quando regge la vista, la lettura sul finir della vita. Questi ed altri consimili i pensieri che mi'hanno suggerito in questi giorni due splendidi volumi dedicati al Medioevo nella collezione di Storia uni versale della Utet (Raul Man selli, L'Europa medioevale, .mi! leduccentocihquanfa pagine complessive). Giovane studioso all'inizio -di carriera non avrei certo mancato di buttarmi con avidità su quelle pagine, per approfondire la mia co noscenza dell'età che mi proponevo di. studiare e per trarne spunti per ulteriori ricerche. Ma dubitq che queste fitte pagine avrei mai avuto l'animo di affrontarle dalla prima all'ultima, dedicando le ore migliori a seguire il filo di un racconto appassionante, straordinaria mente intricato e complesso. E' invece proprio quello che mi è successo e mi .sta succedendo con questa storia dell'Europa medioevale, narrata da un maestro quale Manselli, dove la minuzia dei dettagli si unisce ad un'ampia visione d'insieme: la visione del millenario travaglio da cui è sorla l'Eu ropa. Mille anni di storia, raccolti sotto un nome solo! La periodizzazione introdotta -dagli umanisti e sancita da Gihbon è sopravvissuta sino a noi, sicché quando si dice Medioevo s'in tende di solito un periodo ben definito, caratterizzato da alcu ne costanti che ne costituirebbero l'unità e la continuità. In realtà, a leggere le pagine di Manselli si ha l'impressione che la periodizzazione tradizionale andrebbe radicalmente riveduta, poiché sotto il nome comune di Medioevo si possono intendere due cose alquanto diverse, i, secoli bui della barbarie ricorsa e quelli luminosi del risveglio al benessere e alla civiltà. E tale cesura è tanto più evidente quando (come appunto fa il Manselli) sia assunto a protagonista della storia non questa o quella regione o questo o quel personaggio, ma l'Europa. «Chi guarda. all'Europa fra i secoli V-X, ha l'impressione dì una fortezza assediala ove gli amichi popoli dell'impero romali" ed i nuovi germanici sono stretti dall'immensa marea di altri popoli che dal Mediterraneo e dall'Asia avanzano, s'infiltrano, talvolta penetrano con la velocità d'una freccia, che, se non uccide, danneggia e fa soffrire... Poi, col Mille, l'Europa rompe l'assedio ed ha cosi inizio una fase d'espansione che non ha più conosciuto soste, se non ai giorni nostri». Di questi due versanti del Medioevo quello più noto e (perché non dirlo?) quello più attraente è certamente il secon do. Quello che Gabriele Pepe chiamò, con un'espressione pregnante, il Medioevo «barbarico» è ancora.in molta parte, anche per le persone colte una zona d'ombra, non soltanto per la scarsità e l'oscurità delle fonti, ma forse anche per la difficoltà, per noi moderni di immedesimarci nell'animo degli uomini del V-X secolo, E se grazie agli scritti degli agiografi è magari, possibile formarsi un'idea del carattere c della visione della vita dei personaggi maggiori — dei potenti e dei santi — pressoché impossibile è penetrare il pensiero e il sentire degli umili, dominati da angosce senza nome e dalla cura pressoché esclusiva della sopravvivenza. Nel nostro ger-' go moderno diremo che le masse sono del tutto assenti da quella storia; ma io non saprei dimenticare un certo passo del Discorso sulla' storia longobardica in Italia, là dove il Manzoni scrive: «Un'immensa multi{Udine d'uomini, una serie di generazioni che passa sulla terra, sulla sua terra, inosservata, senza lasciarvi traccia, è un tristo ina importante fenomeno; e lecagioni di tal silenzio possono riuscire ancor più istruttive che molte scoperte di fatto». Manzoni mi è tornato spesso alla mente nel leggere le pagine di Manselli sul dominio longobardo in Italia. Penso che gli sarebbe dispiaciuto di trovarvi smentita .quella tesi alla quale tanto ' teneva e da cui seppe, nell'Adelchi, trarre motivi di stupenda poesia. Secondo Manselli infatti il solco fra vincitori e vinti, fra germani e latini, sarebbe andato colmandosi assai prima della calata dei Franchi: non dunque un «volgo disperso», ma un popolo nuovo stava destandosi in Italia, frutto della fusione di 'sangui diversi, cui un giorno sarebbe tornato ad arridere un migliore destino. Sono passati alcuni anni da quando, discutendo con l'amico Jemolo su queste stesse co lonne, mi dichiaravo d'accordo con lui che, almeno per il momento, un nuovo Medioevo non era alle porte. Oggi, non ne sono più- tanto sicuro, tanti sono i volti della barbarie che ci travolge. Ragione di più per meditare sul passato; e particolarmente su quell'altra barbarie da cui cosi faticosamente si sollevò un giorno l'Europa. Ma se un nuòvo Medioevo davvero ci attende, dovremmo renderci conto che ci toccherà affrontarlo in condizioni ancor peggiori di quelle in cui lo affrontarono i nostri progenitori. Non soltanto per la micidialità delle armi e per l'inaudita capacità di distruzione, ma anche per un'altra ragione, per una carenza che ci paralizza e deprime. Gli uomini del più buio Medioevo avevano per Io meno una bussola che li guidava, una tavola di valori a cui affidarsi. Esistevano delle forze spirituali — scrive il Manselli facendo il punto dell'anno Mille — che «erano per tutti valori reali, operanti nell'ambito delle coscienze e capaci di indirizzarle e di muoverle... Il signore feudale poteva opprimere e far del male ai suoi sen'i, ma .sapeva di fare del male e sapeva di esserne responsabile; e ciò comportava rimorsi, preoccupazioni, desiderio, sia pur intermittente, di porvi rimedio. Così il chierico, il monaco, l'abate, il vescovo potevano commettere atti riprovevoli e talvolta orrendi.., ma tutti — lo ripetiamo — sentivano di fare male e dì doverne, prima o poi, rispondere di fronte a Cristo giudice, di cui, del resto con ansia impaurita, si attendeva, imminente, il ritorno». •Possibile che gli uomini del Mille fossero meno malvagi di quelli del Duemila? A. Passcrin d'Entrèves \Tti