I nostri soldi di Mario Salvatorelli di Mario Salvatorelli

I nostri soldi di Mario Salvatorelli I nostri soldi di Mario Salvatorelli Tra le tante cause, esterne e interne, della nostra inflazione, che supera largamente quella media del mondo occidentale (anche se in marzo e aprile ha dato segni di «moderazione»), c'è il nostro sistema di indicizzazione delle retribuzioni con il costo della vita. E' fuori dubbio che esista uno stretto rapporto di causa-effetto nella contingenza, che raccoglie gli aumenti «già» avvenuti, e poi li proietta anche nel futuro, con due «fasce direzionali». La prima fascia è quella degli aumenti del costo del lavoro, la seconda, meno logica ma non meno «direzionale», è costituita dall'effetto «simpatia» che questi aumenti di costi di produzione e di prezzi di vendita esercitano su chi non avrebbe, direttamente, alcun motivo per ritoccare i propri prezzi Ma della scala mobile, dell'opportunità di una sua sterilizzazione, sia pure parziale, quanto meno dì un suo aggiornamento, per quanto riguarda l'indice e i valori dei punti, il «paniere» dei beni e dei servizi presi in esame e il loro peso rispettivo, se ne parla tutti i giorni. Oggi, invece, il mio tema è un altro: l'insensibilità fiscale a questo problema. Si afferma che il nostro sistema è eccessivamente «indicizzato», e poi il fisco continua ad attribuire alla lira lo stesso potere d'acquisto che aveva dieci anni fa, salvo alcune correzioni, dei tutto marginali, delle detrazioni e di poche altre voci che, in sostanza, hanno lasciato e lasciano le cose come prima, per quanto riguarda le imposte sul reddito. Può essere motivo di interesse, forse di stupore, il sapere che in Paesi «al di sopra di ogni sospetto», sia per la velocità dell'inflazione, sia per l'accusa di indicizzazione, come Canada, Olanda, Danimarca, Svezia (per non parlare di Brasile e idi Cile, notoriamente supe- Olanda e Svezia, troppo complicati per essere riassunti in poche righe, ma che nel saggio di Perrone Capano sono ben spiegati, sarebbero sufficienti in Italia per ridurre, almeno in parte, quei guasti che il fisco «non indicizzato» produce annualmente sui nostri redditi Anche sui nostri risparmi, ma questi meriterebbero una trattazione a parte. Sembra assurdo, infatti, che dopo aver pagato sui redditi un'imposta che non conosce l'inflazione, dopo aver riscosso sui risparmi depositati in banca un interesse che ignora, anch'esso, l'inflazione, si debba ancora pagare una trattenuta del 20 per cento. E poi dicono die il nostro sistema è eccessivamente indicizzato.

Persone citate: Perrone Capano

Luoghi citati: Brasile, Canada, Cile, Danimarca, Italia, Olanda, Svezia