«Non farò mai i nomi di chi mi ha aiutato durante la latitanza»
«Non farò mai i nomi di chi mi ha aiutato durante la latitanza» Appello per il delitto Mantakas «Non farò mai i nomi di chi mi ha aiutato durante la latitanza» ROMA — «JVon potevo rassegnarmi all'idea di dover subire oltre due anni di càrceràzione preventiva senza la minima ragione ed ho scelto la strada della latitanza. Ho avuto decine di compagni pronti ad aiutarmi/ma' non chiedetemi i loro nomi; non li farei- per niente al mondo». Sono parole di Alvaro Lojacono, il giovane estremista di sinistra accusato di aver sparato 11 colpo di pistola che la mattina del 28 febbraio 1975 uccise, nei pressi della sezione del msl di via Ottaviano, lo studente greco di estrema destra Mikis Mantakas, Lojacono è stato l'inatteso-protagonista della prima udienza del processo d'appello per i fatti di via Ottaviano, ricordati negli annali degli uffici giudiziari come uno degli episodi più cruenti della lotta tra opposte fazioni politiche nella capitale. Il clamore e l'interesse che suscitò nell'opinione pubblica il dibattimento di primo grado sono ora notevolmente.ridotti. Attorno ai personaggi che ne furono protagonisti si1 sviluppò un forte movimento di solidarietà soprattutto tra le frange più estremiste del disciolto Potere Operaio, l'organizzazione nella quale si riconoscevano sia Alvaro Lojacono sia l'altro imputato, Fabrizio Panzieri, ora latitante per un mandato di cattura che lo coinvolge nell'attività delle Unità Combattenti Comuniste e condannato dai giudici dell'assise a nove anni di reclusione per l'accusa di concorso morale nel delitto. Che la situazione sia completamente diversa ad oltre tre anni da quel primo processo, lo dimostrano circostanze solo apparentemente marginali: prima fra tutte,, l'assenza dal giudizio della parte civile. I legali che hanno rappresentato gli interessi dei genitori della vittima hanno ritirato la loro costituzióne, non esitando ^a. dichiarare che, dopo la sorprendente conclusione del processo di primo grado; non nutrono più eccessiva fiducia nella giusti- Inoltre nell'aula, dove ì ruoli degli imputati si aono invertiti (Lojacono fu giudicato in contumacia e Panzieri segu) tutte le udienze del primo processo con i ferri al polsi), è scarsissima la partecipazione del pubblico. L'udienza di ieri è stata de dicata interamente alla depo slzlone dell'imputato, presen tatosi spontaneamente dopo il favorevole esito del primo* giudizio, contro il quale il sostituto procuratore generale Mario Zema ha presentato ricorso. A parte il riserbo assoluto sui nomi delle persone che lo ospitarono durante la sua lunga latitanza, Lojacono ha risposto sempre con precisione alle domande del presidente Mancuso. L'imputato ha ricordato che, per accertarsi del motivo per il quale, pochi giorni dopo il fatto, la polizia fece una perquisizione nella sua casa, aveva anche disdetto la prenotazione per un aereo con il quale avrebbe dovuto raggiungere a Ginevra! genitori. Quando però apprese dal giornali che il suo nome era collegato con l'uccisione di Mantakas, avvenuta al termine di disordini nel quartiere Prati, decise di far perdere le sue tracce. Lojacono Ita aggiunto di conoscere soltanto di vista Fabrizio Panzieri.
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