E' sempre più diffiale esportare il vino che si produce in eccesso

E' sempre più diffiale esportare il vino che si produce in eccesso Protesta di 20 mila viticoltori nelle vie di Roma E' sempre più diffiale esportare il vino che si produce in eccesso I produttori di vino che hanno esposto al 14° Vinitaly sono abbastanza soddisfatti 'degli affari conclusi durante gli otto giorni della rasségna: non è possibile indicare cifre, ma gli ettolitri piazzati sarebbero parecchi. E' una buona notizia per i vitivinicoltori italiani, che! non basta tuttavia per tonificare un mercato pesante, ai •causa di quei venticinque mi•lioni di ettolitri di Vino che là. Cee (leggi Italia e Francia) nel 79 ha prodotto in più rispetto lai fabbisogno. Infatti, 20 mila viticoltori (in particolare piemontesi) hanno protestato giovedì scorso a Roma, rovesciando nelle strade centinaia di litri' divino.. Si è trattato di un'annata eccezionale: 168 milioni di ettolitri, con un aumento del 21 per cento sull'anno preceden-. te. Proprio perché non si cadesse in una simile, crisi di so'vrapproduztone, la Cee aveva: approvato una norma che 11-1 mitava il reimplanto e proibiva l'impianto di nuovi vigneti. Di fronte ai circa 83 milioni di ettolitri di vino prodotti in Francia (incremento del 38 per cento sul 1978) e ai oltre 79 dell'Italia (+10%) c'è da chiedersi se queste norme siano state veramente osservate. Ne ha accennato a Verona il presidente del comitato vini a doc (denominazione di origine controllata), Paolo Desana', durante la tavola rotonda sui. «vini a denominazione geografica» promossa dal ministero dell'Agricoltura. Desana ha preso lo spunto dal problema che si presenta per i vini a denominazione geogra-i fica, per sottolineare come mancano le pene per chi non osserva le norme comunitarie. Desana ha detto che sono le leggi nazionali di applicazione delle norme Cee a dover, fissare penalità per chi non. rispetta le leggi. «Ho sentito dire — ha affermato Desana — da produttori anche Qualificati: perché dobbiamo ri' spettare il regolamento Cee sugli impianti e i reimpiantl? Ebbene sappiano costoro — ha aggiunto Desana — che se le inflazioni dovessero riguardare vini doc, potrà presto esserci qualche denuncia, ad esempio alle Regioni, lé. quali sono responsabili dei controlli». Quanto allo smaltimento del mare di vino giacente, le strade non sono molte. Lapri ma è l'esportazione (dato che i consumi interni sono fermi ò addirittura stanno calando) una strada che nel '79 ci ha fruttato un saldo attivo di circa 700 miliardi, grazie alla vendita all'estero di 20 milióni di ettolitri di vini e bevande alcoliche. Ma anche qui c'è un limite. Il tetto l'abbiamo già toccato o c'è ancora spazio? Dòpo il boom del '79, come va l'80 per l'esportazione di vino italiano? L'attuale situazione, ha detto in un altro convegno del Vinitaly, Gabriele Gasparro, dell'Ice (Istituto Commercio Estero), registra un mercato pesante, con.prezzi tendenti al ribasso; la Francia, in particolare, avendo avuto una vendemmia ricchissima, sta ridùcendo l'acquisto di vino dà taglio italiano. Il mercato mondiale è in completa evoluzione. Accanto ai tradizionali consumatori dt vini di prestigio, si affacciano nuove larghe fasce di consumo. Sono i giovani, sono i nuòvi mercati dove l'auménto del potere d'acquisto e l'evoluzione del gusto, derivanti da diversi fattori economici e sociali, creano la domanda di vino. Mentre nei Paesi tradizionali 1 bevitori, come Italia e Francia, si registra una diminuzione costante nel consumo di questa bevanda, altre nazioni come Germania. Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Australia, e Paesi scandinavi, mostrano una discreta tendenza a sostituire almeno ih parte le' bevande analcoliche (ò 1 superalcolici) con il vino. Ecco dùnque quali sono 1 potenziali acquirenti del nostro vino. Abbiamo detto che la prima strada per risolvere la crisi di sovrapproduzione del vino è l'export. Ma ciò richiede, coLme si è visto, tempi lunghi I viticoltori invece hanno, le cantine piene ora, in questo momento, quindi hanno bisogno di provvedimenti immediati. n ministro Marcora ha parlato recentemente d'un progetto che si sta attuando, pare insieme con l'Agip, per addizionare la benzina con l'alcol prodotto dal vino (per questo alcuni giornali hanno già titolato «Il vino è il nostro petrolio»). Ma. a parte gli aspetti tecnici della questione, che non conosciamo, ci pare, che produrre uva per fare vino da trasformare in alcol da ggiungere alla benzina sia un meccanismo antieconomico (questo alcol costerebbe sulle 900 lire UUtro). —. _ - . . Livio Borato ■

Persone citate: Desana, Gabriele Gasparro, Marcora, Paolo Desana'