L'economia Cee in ripresa saltano i piani energetici

L'economia Cee in ripresa saltano i piani energetici Dieci milioni di tonnellate di petrolio in più L'economia Cee in ripresa saltano i piani energetici ROMA — La lòtta all'inflazione ha costretto tutti 1 Paesi ad applicare misure restrittive interne che si traducono a loro volta in recessione più o meno marcata. Adesso, a suggerire la necessità di tenere bassi i tassi di sviluppo, è intervenuta anche la Commissione esecutiva della Cee, denunciando il pericolo che una eventuale ripresa congiunturale dei nove Paesi comunitari possa compromettere tutte le previsioni formulate in termini di risparmi energetici. Come dire che, per una ragione o per l'altra, l'anno 80 dovrà necessàriamente essere un periodo di stagnazione, con poche possibilità di dare sollievo al grave fenomeno della disoccupazione. ■ Vediamo in dettaglio che cosa dice la relazione presentata ieri dal governo comunitarlo. Le previsioni formulate alla fine del '79 indicavano per quest'anno un incremento, del prodotto interno lordo per l'intera area Cee dell'I,2 per cento. Le previsioni, in base a dei parametri particolari (ì cosiddetti coefficienti di elasticità che correlano la domanda di energia rispetto all'andamento del reddito), prevedevano inoltre un aumento della quantità di energia solamente dello 0,2 per cento, tenuto conto di una riduzione dei consumi del 2 per cento. In pratica,- l'accordo sottoscritto tra i «Nove» a Bruxelles nel settembre scorso scontava che le importazioni di petrolio nell'intera area non dovessero superare i 510 milioni di tonnellate. In più, si calcolava di incrementare le1 scorte di altri 5 milioni di tonnellate da aggiùngersi ai 13 milioni del 1979. ! Adesso, la correzione delle previsioni inizialmente indicate Circa il tasso di sviluppo, con un passaggio dall'1,2 al 2,2 per cento, comporterebbe, secondo la Cee, lo scardinamento dei programmi di risparmio concordati. Per la commissione un punto in più di reddito si tradurrebbe in un aumento di 10 milioni di ton- ridiale nei consumi petroliferi e quindi nella necessità ditornare a maggiori importazioni per la quota equivalente. Tra l'altro, questa eventualità mal si concilia con l'atteggiamento comunitario di adesione alle sanzioni americane verso l'Iran che inevitabilmente finirà per chiudere, anche per l'Europa, lo scarso «rubinetto» dei rifornimenti. In più, c'è da considerare che 1 maggiori consumi energetici non sarebbero compensabili con il carbone, per il quale la Cee denuncia una forte caduta delle scorte (meno 15 milioni di tonnellate) e'un già forte incremento delle importazioni. Come si vede, l'ambito delle scelte tra recessione é possibilità di maggior sviluppo è piuttosto angusto. Per la Cee, la strada finisce per passare inevitabilmente per una contrazione del tasso di crescita, cioè una recessione produttiva o, se si preferisce, un più. lungo ristagno del reddito e dell'occupazione. Ci sarebbe l'altra alternativa: quella microeconomica degli aumenti di prezzo che si aggiungerebbero, però, alle già forti pressióni inflazionistiche. La riduzione dei consumi, cioè, non passerebbe attraverso una caduta dell'attività economica, ma attraverso un più alto tasso di inflazione. Tra i due inali, il minore è, almeno per la commissione, quello della recessione, anche se questa comporta nuove tensioni sociali generate dai gravi problemi occupazionali. Natale Gillo

Persone citate: Natale Gillo

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Iran, Roma