Tribù di zingari di tutta l'Europa hanno eletto «Stefo» loro nuovo re di Francesco Fornari

Tribù di zingari di tutta l'Europa hanno eletto «Stefo» loro nuovo re A Novara dopo i solenni e commossi funerali a Paolo Arnesto «Tico» Tribù di zingari di tutta l'Europa hanno eletto «Stefo» loro nuovo re Cugino del sovrano defunto, appartiene al suo stesso clan • Di lui dicono: «È bravo, onesto, generoso» - Colloquio con uno dei venti preti-nomadi che seguono le carovane in Italia DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NOVARA — Una pioggia di fiori lanciati da un aereo che sorvola a bassa quota l'accampamento tzigano è l'ultimo omaggio offerto a Paolo Arnesto .Tico», re degli zingari, dalla sua gente. Nella grande tenda trasformata in camera ardente, la moglie Persa e i sei figli sono raccolti intorno alla bara. Fuori, oltre mille zingari e almeno altrettanti curiosi si accalcano in attesa. Con fermezza i familiari respingono chi cerca di entrare: «Questo è l'ultimo minuto, i figli, la moglie devono restare soli col loro congiunto». All'interno si celebra un rito misterioso che non è permesso conoscere: l'estremo saluto dei familiari appartiene alla tradizione tzigana, custodita gelosamente e mai rivelata agli estranei. Anziani dal volto segnato e bellezze esotiche dai capelli ebano avvolte nelle gonne multicolori si allineano ai lati di un corridoio ricoperto di tappeti che dalla tenda porta al centro dell'accampamento. A coppie sostengono corone di fiori, più di sessanta. Portata a spalle dai quattro figli, la bara di «Tico» appare sulla soglia. Uh attimo di silenzio. Poi le grida di dolore delle donne, le invocazioni delle figlie accompagnano 11 procedere verso il carro funebre. Nella tenda è rimasta sola Persa; cosi vuole la tradizione. Davanti al duomo migliaia di persone sono in attesa. La curiosità cede ben presto il pósto alla commozione di fronte al dolore dei «rom», i nomadi, che accompagnano il loro capo. All'altare maggiore li aspetta don Mario Riboldi, il cappellano che da dieci anni vive con gli zingari, in una roulotte, spostandosi da un campo all'altro. Accanto a lui frate Luigi, un barnabita. La messa, celebrata parte in italiano, parte in «romanes», la sconosciuta lingua degli zingari (di origine indiana, con influenze turche, ungheresi, persiane, romene, italiane, greche), assume suggestione: le parole del sacerdote riecheggiano sotto le arcate della chiesa. Dopo la benedizione, il funerale riparte verso il cimitero: la bara portata a spalle dai figli, preceduta dalle corone da cui i fiori vengono staccati e lasciati cadere per terra. Al termine della cerimonia, i nastri delle corone vengono bruciati in un braciere: tutti gli zingari prima di andar via tendono le mani sulle fiamme, per purificarsi. Per un anno i familiari di «Tico» osserveranno il lutto più stretto: uomini e donne indosseranno soltanto abiti neri, non parteciperanno a feste. • Nei prossimi giorni gli anziani delle varie tribù, arrivate da ogni parte d'Italia e d'Europa, eleggeranno il nuovo re. Che sarà «Stefo», cugino del sovrano defunto, perché «ha tutti i meriti necessari, è bravo, onesto, generoso. Un uomo retto così come lo era Tico», mi dice uno dei «rom» più influenti della tribù tleaia (quella di «Tico»), l'unico che ha accettato di parlare perché l'elezione del nuovo re è un fatto che deve ancora restare segreto. Il ré degli zingari ha il compito di insegnare alla sua gen¬ toisag«zrzscvpfgaD«f te «il modo più corretto e più onesto di vivere», spiega il mio interlocutore, «esortandola a seguire il buon esempio degli anziani». I «rom» si guadagnano da vivere lavorando. «Tico era un calderaio eccezionale. Poi ha fatto il doratore: ha restaurato statue preziose in moltissime chiese. E' stato chiamato anche in Vaticano». Don Riboldi, che parla malvolentieri con i giornalisti perché li considera «male informati e prevenuti», dice che gli zingari sono troppo spesso accusati di colpe inesistenti. Da dieci anni vive con loro, «una passione che ho avuto fin dal primo giorno di sacerdozio», e gode della loro stima e della loro fiducia. Sono circa venti i preti-zingari in Italia («la Commissione episcopale italiana ha nominato anche un vescovo — spiega don Riboldi — monsignor Sennen Corra, vescovo di Chloggia perché tra i doveri pastorali rientra anche la cura dei nomadi»), che vivono seguendo le carovane, «parroci senza chiesa», come dice il cappellano. Francesco Fornari

Persone citate: Cugino, Mario Riboldi, Paolo Arnesto, Riboldi, Sennen Corra

Luoghi citati: Europa, Italia, Novara