Un arresto per i libici uccisi a Roma (uno dentro l'auto, l'altro al caffè)

Un arresto per i libici uccisi a Roma (uno dentro l'auto, l'altro al caffè) L'inchiesta sulla lunga catena di misteriosi fatti di sangue Un arresto per i libici uccisi a Roma (uno dentro l'auto, l'altro al caffè) Portato in carcere un funzionario delle linee aeree di Tripoli: è accusato di favoreggiamento - La polizia italiana lo sospetta di «coprire» gli assassini dei suoi connazionali DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Mohamed Megrani, 36 anni, responsabile per il Nord Italia delle linee aeree libiche è stato arrestato ieri dalla squadra mobile di Roma: lo sospettano di «coprire» gli assassini di un suo connazionale. Mohamed Salem Rtmi, titolare di un'agenzia di import-export trovato cadavere il 2'i marzo scorso a Roma nel bagagliaio della sua Bmw parcheggiata nei pressi della stazione. Per gli inquirenti, questo arresto è anche la prima risposta concreta a un sospetto che negli ultimi tempi si era affacciato con insistenza: l'idea cioè che i numerosi fatti di sangue avvenuti negli ulti. mi tempi a Roma tra cittadini libici non dovessero essere inquadrati nell'ambito della malavita comune. Ora la tesi è che dietro tutti questi ornici-, di ci sia un'organizzazione che parte dalla Libia per assumere diramazioni internazionali, in qualche caso passando attraverso rappresentanti di uffici governativi. Megrahi risiede da poco in un albergo di Milano, ma nel periodo dell'assassinio di Salem si trovava ancora a Roma all'hotel Flora. Secondo la polizia, fu l'ultimo a vedere la vittima, la sera della sua scomparsa. Interrogato dopo l'arresto, Megrahi l'ha ammesso: «Eravamo amici: stavo traslocando, e Salem mi aveva raggiunto in albergo per andare a cena assieme., Eravamo al bar a bere un aperitivo, quando lui scomparve. A un certo punto, mi voltai e non lo vidi più". Altre testimonianze raccontano invece che quella sera la vittima ed il direttore delle linee libiche non erano soli : con loro ci sarebbero state altre due persone e la discussione sarebbe stata animata. Uno dei presenti viene indicato come un diplomatico dell'ambasciata di Libia a Roma. Questo contrasto ha procurato per il momento a Megrahi l'accusa di favoreggiamento personale. L'omicidio della Bmw resta oscuro sia per circostanze che per i moventi. La polizia ten: de però a collegarlo — almeno dal punto di vista degli esecutori — ad un altro fatto di sangue, molto più recente ma già calato in una dimensione di «intrigo internazionale», l'assassinio del commerciante Aref Abdul Giailil, 51 anni, anche lui di nazionalità libica. Sabato scorso era seduto con la moglie e i figli ai tavolini del Cafè de Paris in via Veneto. Un giovane gli aveva sparato a bruciapelo, poi era fuggito. Poco dopo la polizia aveva arrestato in via Ludcvisi un giovane che aveva tentato di gettare una pistola sotto le auto in sosta. E' stato proprio l'arrestato a fornire un'altra conferma suU'«organizzazione». Si chiama Jussef Uhidia è libico, ha 23 anni ed in Italia si trovava come studente. Ha confessato: «Ho ucciso Giailil perette era un traditore della causa libica: aveva portato all'estero i soldi che servivano alla rivoluzione». Nei' giorni successivi altri due studenti sono finiti in carcere, in stato di fermo, si trovavano a Perugia. I loro nomi sono Ahmed Ramaci Hamed 29 anni e Khalifa Elba Ben Ghashir di 25. Anche la moglie del commerciante ucciso ha fornito indicazioni importanti. Alla polizia, ha raccontato che Giailil era stato avvicinato più volte da connazionali che lo avevano «invitato» a rientrare in patria. E ancora secondo altre voci: due giorni prima di essere ucciso, il commerciante aveva ricevuto la convocazione del «Comitato popolare» (l'organismo che sostituisce l'ambasciata libica in Italia). Ci era andato da solo, e gli era stato comunicato che in Libia era stato aperto nei suoi confronti un «processo popolare», con l'accusa di «esportazione clandestina dì valuta e tradimento». parte alcune precisazioni: il processo si avvia ormai a coneludere la sua fase di istruttoria dibattimentale in attesa della requisitoria del p.m. prevista per lunedi prossimo. Ad essere sentiti in particolare sono stati il capitano di p.s. Grimani, giunto sul luogo del tragico rogo dopo la telefonata degli arbitri, e i vigili urbani che fermarono i quattro imputati intorno all'I,10 della notte tra il 22 e il 23 maggio nei pressi del Colosseo. I giovani vennero bloccati a .bordo delle due moto «Honda» e «Benelli» insieme ad altri due amici loro (subito rilasciati). I giudici hanno poi ascoltato alcuni frequentatori del club romanista di via Orti d'Alibert, i quali hanno confermato che gli imputati quella sera si fecero vedere dieci minuti-un quarto d'ora prima di mezzanotte (versione, que sta, in linea con la ricostruzione accusatoria) e gli ultimi tre testi che si sono soffermati sulla figura e la personalità di Fabiana Campos.

Persone citate: Ahmed Ramaci Hamed, Alibert, Aref Abdul Giailil, Fabiana Campos, Grimani, Khalifa Elba, Mohamed Megrani, Mohamed Salem Rtmi