Il sindacato ora s'interroga sulla riunione dei «ribelli»

Il sindacato ora s'interroga sulla riunione dei «ribelli» Dopo l'assemblea « autoconvocata » di Firenze Il sindacato ora s'interroga sulla riunione dei «ribelli» ROMA — Se Lama, Camiti e Benvenuto pensavano che «l'assemblea autoconvocata» di Firenze restasse un episodio isolato, dovranno rivedere i conti. I «trecento» dirigenti sindacali «contestatori» hanno assunto l'impegno di andare avanti e di riconvocarsi entro giugno. Le confederazioni non nascondono di essere preoccupate. Intanto, c'è il rischio che il numero dei «contestatori» si ingrossi ulteriormente; anzi, i promotori dell'iniziativa ne sono sicuri: «Molti non hanno potuto venire ma sono con noi». Una cosa è certa: i firmatari dell'autoconvocazione inizialmente erario 354 ma alla fine nel convegno, sabato, le adesioni superavano le cinquecento. Le tre confederazioni ieri hanno esaminato separatamente il «dopo Firenze». Nella Cgil la segretcriaha ascoltato una relazione di Elio Giovannini sulle finalità del convegno, poi il dibattito su questo argomento è stato rinviato ad altra riunione, allargandolo alla crisi del sindacato ed al rapporto con i lavoratori. Confemporaneamente la segreteria della Cgil ha convocato il Consiglio generale per T8-9-10 maggio per una valutazione della situazione politico-sindacale. Durante la riunione della segreteria della Cisl è stata confermata, secondo quanto si è appreso, l'inopportunità di iniziative come quella di Firenze che «possono mettere in moto processi disgregatori del movimento sindacale». La Cisl ha deciso di avviare contatti con le categorie interessate «per sapere da loro esattamente cosa c'è dietro al convegno, perché da esso sono emerse solo proposte generiche, non alternative a quelle della Federazione Cgil - Cisl - IMI». La Uil; nella riunione di ieri, ha rilevato come il convegno di Firenze con¬ fermi la necessità di riunire i tre consigli generali «per ridiscutere, aggiornare e rilanciare la linea dell'Eur». La Uil si è dichiarata «preoccupata del fatto che, si tengano queste riunioni -in sedi non' unitarie per affrontare i problemi che si hanno di fronte, perché una cosa è rivitalizzare la. Federazione Cgil - Cisl - Uil e un'altra è sostituire il Patto federativo con sedi alternative». Far rientrare la «contestazione» tuttavia non sarà facile per le tre confederazioni. L'elevato numero di partecipanti al convegno e il loro «peso» nel movimento sindacale (dirigenti di categorie, segretari regionali e provinciali, membri dei direttivi, eccetera) hanno dimostralo che la crisi del sindacato è reale e il disagio profondo. Gli «autoconvocati» o «carmelitani» (dal con«ento dove si sono riuniti) hanno promesso che si ritroveranno «per andare avanti». Andare dove? Una cosa sembra da escludere a priori: nessuno dei «carmelitani» pensa a scissioni o alla nascita di correnti nell'ambito del sindacato. Che strada percorrerà l'assemblea «autoconvocata»? Sui temi concreti il convegno non voleva esprimere un progetto alternativo. Si sono sentite molte tesi: dal rilancio delle lotte di fabbrica «perché i lavoratori cominciano a domandarsi che rapporto c'è tra le quote che versano ed i servizi che il sindacato rende», ai disegni politici più vasti che vedono il conflitto sociale come strumento per arrivare ad un rimescolamento delle forze di sinistra. L'osservatore, tuttavia, ha ricavato l'impressione che sui temi concreti, in ultima analisi, sarebbe slato difficile trovare una sintesi che raccogliesse il consenso di tutti gli «autoconvocati». Sul terreno politico, invece, si sono manifestate insofferenze ed inquietudini di segno abbastanza uniforme. I sindacalisti comunisti, è noto, non hanno' partecipato all'assemblea e forse hanno sbagliato; intervenire poteva essere il modo per dimostrare che non temono «gli scappellotti dì papà» (allusione che' Giovannini ha fatto a Lama per la sconfessióne del convegno). A meno che i sindacalisti comunisti (tutti, nessuno escluso) condividano la conduzione burocratica e vcrticistica del sindacato. La stasi dell'unità sindacale è una conseguenza delle difficoltà politiche non risolte nell'ambito della Federazione dèlie confederazioni. A Firenze parecchi hanno affermato che «la gente vuole passare all'azione, su temi concreti». Però era anche implicito il timore che l'azione ci sia quando i comunisti sono all'opposizione in Parlamento, mentre si deve «stare fermi» quando il pei appoggia il governo. I più ritengono che questo pericolo di interferenza tra azione sindacale e situazione politica possa essere ridotto se la discussione si trasferisce verso la base. Se, cioè, si coinvolge un numero crescente di persone, invece di lasciare le decisioni alle «mediazioni di vertice», cioè ai compromessi che, di volta ih volta, riescono ad escogitare Lama, C'amiti e Benvenuto. Si ritiene anche che la «discussione allargata» rappresenterebbe una maggiore garanzia di unità. «Infatti — ci si domanda — che cosa accadrebbe il giorno in cui Lama, Camiti e Benvenuto non riuscissero a trovare un compromesso?». I segni di polemica tra le tre confederazioni si stanno moltiplicando ed in alcune aree hanno raggiunto un'intensità acuta. Sergio Devecchi

Persone citate: Elio Giovannini, Giovannini, Lama, Sergio Devecchi

Luoghi citati: Firenze, Roma