Alunni cambia idea: ricusa i suoi avvocati e minaccia i difensori nominati d'ufficio di Marzio Fabbri

Alunni cambia idea: ricusa i suoi avvocati e minaccia i difensori nominati d'ufficio Il processo ai presunti terroristi di Prima linea a Milano Alunni cambia idea: ricusa i suoi avvocati e minaccia i difensori nominati d'ufficio Con altri sette imputati ha preparato un «comunicato» - Il ritorno al «processo di guerriglia» motivato con il suicidio dell'avvocato Arnaldi a Genova e l'arresto di Spazzali MILANO — -Il processo di guerriglia, quello con la ricusazione degli avvocati di fiducia e le minacce a quelli d'ufficio e ai giudici è morto. Nasce il processo di confronto, è una nuova fase dell'atteggiamento dei terroristi davanti alla giustizia», e ancora: «Ad accettare le regole processuali può avere influito la sensazione dell'isolamento dal corpo sociale». Oppure: «Se comincia il diagolo a parole forse può tacere quello a colpi di mitra». Giudizi dati da «esperti» nell'aula della corte d'assise milanese dove si celebra il processo a Corrado Alunni e altri 29 sospetti di aderire a «Prima linea» nei giorni scorsi, quando gli otto imputati detenuti parevano avere rifiutato il rituale già tante volte ripetuto nelle aule di giustizia e spesso punteggiato in strada da colpi di pistola contro 'Servi dello Stato», in un caso, addirittura dal sequestro di Aldo Moro. Ieri tutto è stato rimesso in discussione. Alunni, Marina Zoni. Paolo Klun, Daniela Bonato, Luca Colombo, Antonio Marocco, Francesca Bellore e Fabio Brusa hanno fatto esplicito riferimento ai mandati di cattura contro gli avvocati Sergio Spazzali e Edoardo Arnaldi e hanno rotto la tregua precaria, ritirando Il mandato al loro legali e ammonendo quelli che sarebbero stati nominati d'ufficio a defilarsi «se non vogliono assumersi le pesanti responsabilità del caso». 'Avvocato — è stato chiesto a uno dei professionisti ricusati, che fino all'ultimo ha parlato fitto al gabbione con 1 presunti terroristi — la svolta, il ritorno al rituale era previsto o prevedibile?». La risposta è no. Secondo lui, a ribaltare la situazione sono stati i mandati di cattura contro il legale milanese e quello di Genova. Gli imputati si sono spiegati nel «Comunicato numero 2» sequestrato dai carabinieri a Fabio Brusa, che tentava di leggerlo, dopo una breve zuffa che ha coinvolto tutti gli occupanti del gabbione. Loro intenzione iniziale — spiegano nel documento — era rendere esplicita la contraddizione 'fra la necessità di salvaguardare le forme del processo allo scopo di legittimarlo... e quella di integrarlo in un dise¬ gno che ha già le caratteristiche della guerra» e invalidare la forma processuale. La morte di Arnaldi ('L'assassinio del compagno Arnaldi» viene definita) e l'arresto di Spazzali hanno fatto perdere al processo «qualsiasi parvenza di legittimità». Spazzali, che difendeva Bonato e Marocco, secondo i terroristi sarebbe stato arrestato «perché non svolgeva il proprio ruolo in sintonia con le direttive di regime». Dell'arresto del legale una interpretazione sostanzialmente analoga era stata data domenica da otto avvocati milanesi di sinistra, alcuni dei quali tra i ricusati eli ieri. Gli avvocati di cui è stato ordinato l'arresto — è detto In un documento — »sono colpevoli di avere messo le loro conoscenze e la loro coscienza contro le prevaricazioni, gli abusi e gli arbitri del potere al servizio di tutti coloro che pur nella diversità di ideologie e di scelte lottano per il comunismo. La vera fonte dei loro mandati di cattura — proseguono i legali — sta nella volontà di troncare questa loro attività e di intimidire tutti coloro che, mantenendo autonomia di giudi¬ zio e non volendo sottostare a nessun tipo di ricatto, continuano a non identificarsi in questo Stato e nei suoi sostenitori». Né con lo Stato né con le Br — è la tesi — vlen fatto passare per reato. Gli otto imputati per «Prima linea», autori della ricusazione, hanno anche fatto un rapido riferimento a Peci e alle sue «confidenze»: «/n questa contingenza, l'obiettivo non è più il processo ai comunisti, ma il tentativo di trasformare un'operazione militare die ha alla base la delazione del singolo, nell'occasione per rappresentarla come la sconfitta di tutti». Segue lo revoca dei difensori e la frase: «Rendiamo onore alla memoria e alla militanza comunista del compagno Edoardo Arnaldi», una formula inedita che non rivendica l'Arnaldi all'area della «lotta armata». Preso atto della revoca dei mandati ai difensori,-il presidente della corte d'assise ne ha nominati altri (cercati in tutto il palazzo di giustizia per due ore) e ha dato loro tempo sino al 5 maggio per studiare gli atti. Marzio Fabbri

Luoghi citati: Genova, Milano