Ragazzoni, la voglia di guarire di Cristiano Chiavegato

Ragazzoni, la voglia di guarire Il pilota svizzero è tornato in Europa dopo il grave incidente Ragazzoni, la voglia di guarire Viaggio aereo da Long Beach a Basilea dove è ora ricoverato al Paraplegie Center - «Ha tutte le possibilità di essere recuperato» dicono i medici dell'ospedale - Clay: «Sono ottimista» - L'augurio dello sciatore Collombin DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BASILEA — -Clay Regazzoni ha tutte le possibilità di essere recuperato. Ma non si possono ancora fare previsioni al momento attuale. Dipende dalla sua situazione. E non si devono neppure fare paragoni da un caso all'altro. Ogni paziente fa storia a sé. Noi possiamo assicurare, comunque, che faremo tutto il possibile per riportarlo ad una perfetta normaliià»: cosi il dott. Guido A. Zacch, primario del Paraplegie Center, una delle cliniche più specializzate e meglio attrezzate del mondo per incidenti alla colonna vertebrale, ha spiegato la situazione del pilota svizzero subito dopo il suo lungo viaggio nel corso del quale è stato trasportato da Long Beach a Basilea. Il pilota ticinese è arrivato nella citta svizzera alle 20,22 esatte, a bordo di un «Lear Jet» della Swiss Air Ambu- lance dopo che aveva effettuato la trasvolata oceanica con un aereo della «Lufthansa». All'aeroporto di Basilea un elicottero l'ha caricato e trasportato all'ospedale, che si trova a poche centinaia di metri. Con Regazzoni si trovavano soltanto il dott. Berchtoldt, un'infermiera e la moglie Maria Pia. I figli del pilota e il fratello Mauro sono andati direttamente a Lugano da Prancoforte. Clay, appoggiato su una barella, stretto da ■delle cinghie e avvolto in una coperta azzurra, sembrava quasi addormentato. Poi ha fatto appena un cenno con la testa e ha detto un paio di parole, rivelando il solito ottimismo: «Sto benone — ha affermato —, ora sono a casa Sono cosi ottimista che mi sono fatto portare persino un paio di scarpe-. Il suo lungo cammino di speranza e di sacrificio è ap pena iniziato; ma come al solito Regazzoni dimostra una forza d'animo straordinaria. Dovrà trascorrere sicuramente in questa clinica specializzata parecchio tempo. Ma non rinuncia all'idea di guarire in maniera completa, di riprendere l'uso delle gambe che ha momentaneamente perduto. Le ultime notizie da Long Beach parlano di situazione stazionaria. I medici americani hanno scoperto due giorni fa che Regazzoni aveva riportato nell'incidente anche lo spostamento di due dita del piede sinistro. Non avendo la sensibilità agli arti inferiori, Clay non aveva avvertito l'infrazione e ora dovrà essere curato anche per questo. Ma la frattura alla gamba destra e questo ultimo guaio sono quelli che preoccupano meno. Si deve soprattutto lavorare, fare qualcosa perché torni a camminare come prima del gravissimo inci¬ dente del 30 marzo scorso Sulla possibilità di recupero di Regazzoni abbiamo sentito ieri pomeriggio per telefono da Verpier, dove gestisce un bistrot, l'ex-sciatore campione di discesa libera Rolland Collombin, che nel 1974, a Val d'Isère, aveva subito un incidente analogo a quello di Regazzoni alla spina dorsale. «Per mia fortuna — ha affermato Collombin —■ io ero rimasto paralizzato soltanto 24 ore. Poi però non mi potevo assolutamente muovere perché non avevo forze. Sono rimasto immobile nel letto per tre mesi. Non ho dovuto fare speciali cure di rieducazione in quanto la paralisi è durata pochissimo. Soltanto della ginnastica e una riattivazione dèi muscoli. Mi auguro che Regazzoni si riprenda al più presto e che possa guarire. Ma è difficile fare previsioni. Coraggio, amico Clay!». Cristiano Chiavegato zepndsgpp Clay Regazzoni

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