Il Papa esprime a Khomeini la sua «grande inquietudine»
Il Papa esprime a Khomeini la sua «grande inquietudine» Il Papa esprime a Khomeini la sua «grande inquietudine» DALLA REDAZIONE ROMANA , ROMA — «Una soluzione giusta» è la richiesta che ha avanzato ieri Giovanni Paolo II, preoccupato per l'incalzare della crisi iraniana. Il messaggio del Papa, indirizzato, oltre che a Khomeini, al presidente Carter, al segretario generale dell'Onu, Waldheim, e al presidente iraniano Boni Sadr, parla della «grande inquietudine del Pontefice» per la crisi tra Iran e Stati Uniti e per la sorte degli ostaggi americani Il messaggio esprime in/ine la speranza che Khomeini trovi una soluzione che permetta «di salvaguardare la pace nel rispetto reciproco dei Paesi interessati». L'iniziativa di Giovanni Paolo II si affianca allo sfòrzo della diplomazia europea di scongiurare una spaccatura con il Consiglio ri¬ voluzionario. Ieri sera sano ■giunti nella varie capitali i rapporti redatti dagli ambasciatori europei a.Teheran òhe sono stati per un'ora e mezzo a colloquio con Bàni Sadr per illustrargli la posizione della Cee sulla base del documento dei Nove elaborato a Lisbona. E' probabile che domani la relazione venga esaminata al massimo livello (ieri il ministro degli Esteri Colombo era assente da Roma). Intanto l'ambasciata iraniana a Roma, attraverso una conferenza stampa, ha chiarito la posizione di Teheran verso l'Italia. Il portavoce, Ghadiri, ha detto: «Gli europei si ricordino che la faccenda degli ostaggi riguarda Stati Uniti e Iran. Sarebbe una.vergogna per qualsiasi Paese europeo schierarsi dalla parte ameri- cana in questa controversia». Non cedete alle pressioni americane, non compromettete i vostri interessile il succo del messaggio iraniano agli europei. Il portavoce ha ripetuto quali saranno le conseguenze di un'eventuale «complicità* dell'Italia con gli Stati Uniti: il blocco delle esportazioni di petrolio, il congelamento dei contratti incorso e la perdita di ogni speranza per quelli futuri. Resterebbero comunque esclusi dalle ritorsioni i circa 1600 lavoratori, italiani in Iran: «Noi siamo amici dei lavoratori italiani — ha dichiarato Ghadiri—e loro sono nostri amici: non gli succederà niente. Lo stesso non posso dire per i vostri interessi. Per noi, chi si unisce all'America dimostra di essere amico dello Scià». E poi,"incalza, ci vengono a dire di non torcere un capello agli ostaggi: «Ma dov'era il diritto internazionale quando ci ammazzavano?», il diplomatico ha detto inoltre che giova all'Italia riacquistare credibilità tra gli iraniani non lasciandosi coinvolgere. «Noi siamo pronti a fare la guerra agli Stati,Uniti — ha aggiunto Ghadiri — guerra economica e anche militare. Siamo 35 milioni, non abbiamo paura della morte e lo abbiamo dimostrato, e ancora meno abbiamo paura della fame e della miseria». In conclusione, a parte le durissime accuse 'agli Stati Uniti per il loro «passato e attuale»1 appoggio a Reza Pahlavi, il portavoce dell'ambasciata a Roma ha confermato che la'liberazione degli ostaggi potrà avvenire solo dopo l'elezione del Parlamento iraniano. '
Persone citate: Bàni Sadr, Giovanni Paolo Ii, Khomeini, Reza Pahlavi, Sadr, Waldheim
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