I primi cubani lasciano L'Avana

I primi cubani lasciano L'Avana Si sblocca la situazione per alcuni dei 10.800 nell'ambasciata peruviana I primi cubani lasciano L'Avana Entro oggi alcune centinaia saranno a Lima, che ne accoglierà mille - Fra 2 e 5 mila andranno negli Stati Uniti, altri in Spagna e Costa Rica - Divergenze fra le parti impediscono un rapido sgombero - Attacco agli Usa e ai Paesi latino-americani LIMA—Un portavoce governativo ha annunciato che entro oggi arriverà a Lima un primo contingente del 10.800 profughi cubani rifugiati nell'ambasciata peruviana all'Avana. Il Perù ha accettato di accogliere mille cubani, fra i 2 e i 5 mila saranno accolti negli Usa, 500 in Spagna, 300 nel Costa Rica, Ieri davanti all'ambasciata le autorità cubane hanno.cominciato a consegnare passaporti e visti d'espatrio a 300 dei profughi. Molti altri rifiutano però di uscire dal giar¬ dino della sede diplomatica, temendo di essere arrestati. L'Avana ha intanto respinto l'offerta di aluto (sollecitata da Lima) da parto del Cime (Comitato intergovernativo per le migrazioni europee), che offriva di organizzare 11 rapido sgombero dei rifugiati all'ambasciata peruviana. Tre cubani hanno scelto un altro modo per lasciare Cuba. In catterà si sono spinti versola Florida: sono stati tratti in salvo Ieri a 40 miglia dalla costa americana. NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE L'AVANA — Il dramma delle migliaia di cubani ammassati nell'ambasciata peruviana non è vicino alla conclusione. Le posizioni divergenti delle varie parti in causa rischiano di bloccare la situazione. Si parla di «putrefazione», immagine che collima perfettamente con le condizioni disumane nelle quali 1 rifugiati attendono. Pare che dentro l'ambasciata gruppi rivali vengano talvolta alle mani. Alcuni rifiutano gli aiuti delle autorità cubane, alle quali non vogliono essere debitori: si sono scambiate troppe ingiurie, troppi rancori sono stati accumulati. Altri, accusati di «cedere», rifiutano uno sciopero della fame che non sanno quanto durerà. Per ora solo il latte distribuito ai bambini è accettato all' unanimità. I comitati per là difesa della rivoluzione fanno la guardia, con bastoni o sbarre di ferro, e rendono vana l'autorizzazione a circolare data dal governo. Molti rifugiati sono stati •pestati», e uscire dall'ambasciata è pericoloso. II governo cubano, cosciente della sua perdita di presti gto, auspica una soluzione ra pida; ma la sua posizione è ri gida e difficilmente la modificherà. Le autorità cubane forniranno tutto l'aiuto necessario in viveri e medicina 11; s'impegnano a lasciar uscire dal Paese, appena avranno un visto dall'estero, tutti coloio che sono raccolti all'ambasciata del Perù, fatta eccezione per le poche decine di persone entrate con la forza prima del ritiro dei poliziotti di guardia. In attesa invitano i rifugiati a tornare a casa. Secondo alcune fonti diplomati che, il governo sarebbe anche {disposto a partecipare alle spese per lo sgombero. Un nuovo elemento si è aggiunto ieri al quadro della ' tensione con la pubblicazione di un editoriale del Granma, organo ufficiale del pc cubano. Col titolo 'Manovre minacciose degli yankee attorno la Cuba», il Granma sottolinea certe 'Coinciderne*. Manovre militari americane si svolgeranno dall'8 maggio nei Caraibi. Cuba sottolinea che le forze impegnate saranno molto più numerose che l'anno scorso, dopo l'annuncio da parte di Washington della presenza di una brigata sovietica sull'isola. I B-52, secondo Granma, avranno il .compito di osservare tutta la rngczanSgdtmStsPucadd regione, e le manovre saranno guidate dal nuovo quartier generale in Florida. Granma insiste sulla «coin-cidenza» fra queste esercitazioni, gli avvenimenti nelle ambasciate del Perù e del Venezuela a Cuba, e la crisi nel Salvador. Secondo il giornale, gli Usa vogliono fare sfoggio della loro forza con Cuba e al tempo stesso «intimidire il movimento rivoluzionario nel Salvador*. Per questo sfruttano l'appoggio di alcuni Paesi latino-americani, fra i quali Perù e Venezuela, che hanno un ruolo essenziale nel provocare Cuba e nel «contribuire al genocidio yankee nel Salvador». I cubani si meravigliano anche che il governo di Madrid abbia partecipato alla riunione di Lima, «sebbene l'epoca dei viceré spagnoli sui stata da'tempo sostituita da quella dei viceré yankee». L'editoriale del Granma ha come chiaro obiettivo quello di raggruppare la 'forse progressiste» del continente. Si parla molto, qui, di una nuova «Baia dei Porci» o di un nuovo «Santo Ùomingo». L'editoriale illustra anche l'Irrigidimento dei rapporti fra Cuba e taluni Paesi dell'America Latina. L'articolo si conclude con la seguente frase: 'Noi non apparteniamo alla rossa dei servi e dei vigliacchi, noi lasciamo questo ruolo sinistro agli oligarchi e ai borghesi di questo emisfèro, sotto i cui piedi la terra comincia a tremare». La vita quotidiana, del resto, continua in apparenza come sempre. Venerdì i Giochi universitari dei Caralbi sono cominciati Ih un clima di kermesse. Ma nessuno dimentica l'ambasciata. Molti cubani dicono che, «nella maggioranza», 1 rifugiati sono «elementi asociali», -delinquenti", 'omosessuali». 'Non omosessuali rivoluzionari che studiano — precisa un giova-' ne — ma semplicemente dei pazzi, e ne conosco molti di toro». Francis Pisani Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Francis Pisani