A Biella stupore e anche paura dopo il blitz contro il terrorismo di Claudio Giacchino

A Biella stupore e anche paura dopo il blitz contro il terrorismo Parlano amici e parenti delle sei persone arrestate giovedì A Biella stupore e anche paura dopo il blitz contro il terrorismo L'erborista del santuario d'Oropa era andato in Africa, e già qualcuno dice: «Era con i fedayn» - Una voce maliziosa parla di «traffico di droga» - Ma perché, molti si domandano, la moglie separata è finita in carcere? - Il racconto del fratello di Scanzio (vigile urbano) DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BIELLA — Con stupore e costernazione Biella reagisce al blitz antiterrorismo che all'alba di giovedì ha portato in carcere sei persone. In città non si parla che degli arresti. I presunti brigatisti sono descritti come gente al di sopra di ogni sospetto, individui normali, tranquilli e gentili, per nulla interessati alla politica. Le voci che si raccolgono riflettono grande incredulità, qualche dubbio, molti timori. Questi i discorsi che si sentono fare un po' dappertutto. «Chi l'avrebbe mai detto che quei sei avevano a che fare con le Br? Ci sembra impossibile ancora adesso credere che qui si annidavano terroristi». mLe indagini sono soltanto ai primi passi, può anche darsi che poi, almeno per qualcuno degli arrestati, le accuse si rivelino infondate o meno pesanti». «A Biella non accadeva mai niente, ora anche qua si comincia a vivere tra continui blitz. Speriamo soltanto che i carabinieri abbiano sgominata la colonna delle Brigate Mosse. Fa paura pensare che forse tra di noi si aggirano ancora tipi che in casa nascondono armi e bombe; oppure che forse qualche industriale, poliziotto o politico è già destinato ad un attentato». Dubbi, stupore, ma intanto i carabinieri hanno trovato un secchiello di plastica pieno di pani d'esplosivo ad alto potenziale nel giardino di Mauro Curinga, a Candele II giovane (un chimico di 28 anni), comparso giovedì mattina davanti.ai giudici del tribunale di Biella insieme con altri quattro arrestati nel blitz della notte del 28 marzo scorso, aveva suggerito durante l'interrogatorio in aula di cercare il contenitore sottoterra: i militi non hanno fatto altro che seguire le sue indicazioni. Nel giardino del Curinga, la notte delia cattura, era già stato trovato altro esplosivo. Eco particolare hanno suscitato gli arresti dell'erborista Luigi Rolla di Prolungo e di sua moglie Maria Grazia, titolare del negozio all'interno del santuario di òropa. Il riserbo che avvolge l'inchiesta alimenta in paese e tra i commercianti che lavorano nel santuario le voci più disparate e maliziose. A Prolungo c'è chi dice che «Gigio», cosi è soprannominato un po' da tutti il Rolla, è stato tradito da un'affare di droga, e chi invece, accennando al viaggio di quattro mesi compiuto dall'erborista in Africa, mormora: «Ora capisco che cosa era andato a fare laggiù e perché non ne parlava mai. Sono sicuro che è stato coi fedayn, iiMiimii limimi mimili il il mimimi mi imi mi deve aver fatto un corso di guerriglia». Luigi Rolla dall'autunno scorso è separato dalla moglie. «Perché allora anche la donna è finita in prigione? — si domandano in paese — Questa storia è molto strana». A Oropa raccontano della costernazione del rettore don Giovanni Salno, del suo disappunto perché, pur se indirettamente, il santuario è stato tirato in ballo per una vicenda di terrorismo. Nella casetta appena fuori Prolungo sono rimasti la convivente dell'erborista. Margherita Mander, e i due amici tedeschi giunti in paese lunedi. Nessuno accetta di parlar re. Margherita Mander precisa solo: «/carabinieri sono venuti all'alba, si sono portati vìa Gigio e hanno perquisito la casa. Io non c'entro nulla, non sono nemmeno stata condotta in caserma». Grande stupore anche a Ponderano, ove è stato arrestato Livio Scanzio, messo comunale a Gaglianico. In paese nessuno sa andare oltre una generica descrizione dello Scanzio, «un giovane gentile e schivo, mai udito fare un discorso politico». Il fratello del presunto brigatista, Piero, indica i sigilli gialli che i militari hanno apposto sulla porta di ingresso dell'alloggio nella cascina di strada Pozzo della Cisterna 46, dice incredulo: • Vedere Livio con le manette! Pazzesco. Da allora di lui non mi hanno più dato notizie. Non so neppure se è in carcere a Torino o altrove. Mi sono informato alla caserma di Biella. Piero Scanzio traccia una succinta biografia del fratello: «Dieci anni fa faceva poli¬ tica, era nel pei, poi è uscito dal partito senza dare alcuna spiegazione. Ha fatto il benzinaio con due 'soci, gestiva un distributore in via Rigola a Biella.'Dopo il fallimento del matrimonio, nel gennaio del 79, evenuto a stare da noi: intanto aveva cambiato lavoro, aveva vinto un concorso per vigile urbano a Gaglianico. Diceva però che non gli piaceva girare per le strade con la divisa ed una pistola addosso, aveva preferito fare il messo». • Nell'album fotografico di famiglia non ci sono immagini recenti di Livio. «Nemmeno quella del suo matrimonio — osserva Piero — mio fratello se l'è fatte consegnare tempo fa, forse le ha distrutte. Lui è un patito di fotografia, ha una bella macchina con tanto di teleobiettivi. Hanno preso tutto i carabinieri, anche una pistola da tiro a segno che Livio aveva comprato negli anni scorsi. Io però non riesco a crederci che è un terrorista». Claudio Giacchino

Persone citate: Eco, Giovanni Salno, Livio Scanzio, Margherita Mander, Maria Grazia, Mauro Curinga, Piero Scanzio, Scanzio