L'esperienza dell'operaie che lavorò vicino a un br di Sandra Bonsanti

L'esperienza dell'operaie che lavorò vicino a un br A Roma i delegati pei delle grandi fabbriche L'esperienza dell'operaie che lavorò vicino a un br ROMA — Il giorno dopo l'arresto di sei operai di Lancia e Fiat e di tre della SltSlemens, i segretari delle sezioni comuniste delle grandi fabbriche, riuniti nel palazzo della direzione del partito in via delie Botteghe oscure, respingono l'equazione «lavoratori uguale brigatisti», ma avvertono con preoccupazione che «la lottasi farà più cruenta e il terrorismo toccherà punte ancora non raggiunte». In certe fabbriche del Nord che fino a Ieri erano rimaste «Isole felici» si sentono già i primi sintomi di guerra: «La settimana scorsa, sono girate per gli uffici liste con nomi di sindacalisti e minacce nei loro confronti», dice Lucio Vaccher, della Zanussl di Pordenone. Un'analisi, questa del fenomeno del terrorismo, che si fa più complessa per tutti, anche per la classe operala. I quaranta segretari di sezione, arrivati a Roma nel momento più caldo delle Indagini della magistratura sulle Br nel Nord, hanno discusso per sette ore con 11 responsabile della sezione affari dello Stato Pecchloli e con Giorgio Napolitano, sulla situazione nelle loro fabbriche: la Fiat Mlraflori. l'Olivettl di Ivrea, la Marelli, la Sit-Slemens, l'Italslder di Genova, 11 Petrolchimico di Venezia, la Montedlson di Ferrara, la Piaggio, la Pignone, e altre. Gli arresti non sembrano aver veramente sorpreso nessuno. « Un fatto strano? Niente affatto», dice Monica Tavernini, segretaria della sezione pel dell'Alfa Sud «se il terrorismo è un partito con una sua strategia e una sua organizzazione, allora attraversa vari strati della società, la borghesia, i professori universitari. Perché avrebbe dovuto risparmiare la fabbrica?». «Fabbrica uguale eversione? Assolutamente no», dice Rocco Lari zza della Mlraflori,' «e quelli arrestati a Padova dove li mettiamo? Non si trattava certo di operai. Ciò non toglie che da tempo, noi di Mirafiori, sosteniamo che le Br sono presenti nel nostro stabilimento. Una consapevolezza, questa, che ci consente di non sottovalutare il fenomeno: col terrorismo non si fanno i conti una volta per tutte». Allora la Fiat ha avuto ragione a licenziare 1 61? «Pur partendo da problemi reali -» risponde Larizza — la Fiat ha condotto essenzialmente un'azione che tendeva a mettere in difficoltà il sindacato». Cosa prova un operalo che sa di lavorare accanto a un bri gatista, che tipo di sensazione è la sua? «A Genova questa è una sensazione spesso concreta» spiega Bruno Bigi che lavora al porto «e tutti gli attentati sono pilotati politicamente, tanto è vero che colpiscono sempre gli uomini che dentro la fabbrica tentano il dialogo coi lavoratori. Ma credo che negli ultimi tempi siamo riusciti a isolare non tanto i fiancheggiatori, ma quelli dell'area di una certa'comprensione, legati ad Autonomia, radicati nella zona del porto. L'operaio che'ha combattuto lo slogan "né con le Br né con lo Stato", oggi combatte chi gli dice: "Ma chi te lo fa fare, chi lo ha fatto fare a Guido Rossa, poteva pensare ai suoi, starsene tranquillo". Lottiamo contro la neutralità». Quanti sono 1 brigatisti alla Jovlne, uno del 61 che si è autodefinito «operaio comunista e rivoluzionario-? «Il mito dell'imbattibilità del terrrorismo non regge più, dopo questi ultimi colpi, le carceri si stanno riempiendo» dice Armando Ganzaroli della Montedlson di Ferrara, un'altra fabbrica nella quale da qualche tempo arrivano le lettere di minaccia. Per Monica Tavernini, «Za logica dell'orrore e Sandra Bonsanti (Continua a pagina 2 in ottava colonna)

Persone citate: Armando Ganzaroli, Bruno Bigi, Giorgio Napolitano, Guido Rossa, Larizza, Lucio Vaccher, Marelli, Monica Tavernini, Rocco Lari