Cosa racconta quel cane

Cosa racconta quel cane Spiegano ai bambini come «parlano» gli animali Cosa racconta quel cane Maria Carmela Barbiero e Giovanna Astaldi: «Il cane ride con la coda», Emme edizioni pag. 145 lire 4500. Una volta i libri per bambini differivano da quelli destinati agli adulti per forma e contenuto. Adesso la differenza si limita' soltanto alia forma. Ai bambini di oggi che succhiano col latte materno l'idea del telefono, della radiò e della televisione, che idolatrano eroi spaziali come Jeeg robot e Goldrake, si può parlare tranquillamente di tutto: della teoria dell'evoluzione e di quella della relatività, del sesso e dei calcolatori elettronici. Non c'è argomento che non possano recepire se propinato nella, formula giusta. Tutto sta ad usare un linguaggio piano, facile, lineare. E' quello che tentano di fare le autrici di questo libretto, che vuole spiegare al bambini con rigore scientifico, ma In forma estremamente semplice, le somiglianze e le differenze tra linguaggio umano e linguaggio animale. Che gli animali comunichino tra loro è cosa risaputa sin dall'antichità, ma solo da poco tempo lo studio della comunicazione animale è diventato una vera e propria scienza, 11 cui campo di ricerca non è nemmeno chiaramente definito. E i suoi riferimenti al/ linguaggio umano sono continui e ricorrenti. Oli uomini usano le parole ma hanno anche un linguaggio non verbale che può esprimere con i gesti o con le smorfie la gioia e la tristezza, l'Imbarazzo e la rabbia, la paura e l'amicizia. Allo stesso modo come il cane ride dimenando la coda, il gatto minaccia rizzando il pelo le api parlano danzando, le lucciole si chiamano accendendo fiammelle nel buio della notte. Esempi tratti dal mondo della natura che sanno molto di fiaba e di magia. Sono le fiabe vere che incantano 1 bambini forse più delle storie fantastiche di personaggi immaginari. Nella eccezionale capacità divulgativa delle autrici, ambedue psicologhe, il dualismo tra «innatisti» e «ambientalisti», che ha innescato infinite polemiche tra gli studiosi, si riduce ad un solo Interrogativo: «Si nasce o si diventa capaci di fare certe cose?». E la risposta è: «Si nasce con il programma della propria specie, un programma che si matura con la crescita e si arricchisce con l'esperienza. Quesi vuol dire che i galli nasco no conia possibilità di imparare a... chicchireggiare, ma senza un maestro di chicchirichì il loro programma sonoro non può maturare». In questo pregevole volumetto un unico neo, a mio parere. E' troppo drastica la divisione che vi si fa tra l'uomo capace di pensare e le altre specie animali. Perché non essere più possibilisti ed escludere completamente l'esistenza di una consapevolezza animale, oggi che studiosi autorevoli come Chauvin < Gri f fin affacciano l'Ipotesi affascinante di cani, scimmie api e formiche che forse pensano e sanno quello che fanno? L Lattes Colf marni

Persone citate: Chauvin, Giovanna Astaldi, Lattes, Maria Carmela