A Milano è finito in carcere anche un dirigente sindacale di Marzio Fabbri

A Milano è finito in carcere anche un dirigente sindacale A Milano è finito in carcere anche un dirigente sindacale MILANO — Nomi nuovi, mai sentiti, e nomi vecchi, comparsi già negli anni passati nelle istruttorie «storiche» sulle Brigate rosse, magari per legami familiari: questo è a grandi linee il quadro degli arrestati su ordine del giudice torinese. Quando ieri mattina si sono diffuse le voci sull'operazione alla Procura della Repubblica di Milano sono stati felici di sottrarsi al consueto assalto dei cronisti con un «siamo estranei agli arresti» che non lasciava possibilità di replica. Cosi fino al tardo pomeriggio, quando finalmente è giunto da Torino l'elenco ufficiale degli arrestati1 Ecco i nomi: Silvia Marchesa Rossi, Angelo Morlacchi, Angelo Perotti, Fausto Iacopino Nicola Eleonori, Mario Bondesan e Francesca Anelli. Oltre ad arrestare l ricercati (non risulta che qualcuno di loro sia sfuggito ai carabinieri) gli inquirenti avrebbero anche trovato apparecchiature ràdio e cassette da registrazione, ma le indiscrezioni si fermano qui. .Nessuno ha voluto confermare la voce secondo cui sui nastri sarebbero incisi, messaggi delle Brigate rosse, nessuno ha voluto dire dove sia stato trovato il materiale. L'immagine di alcuni degli arrestati è chiara. Silvia Marchesa Rossi, alta, spalle quadrate, capelli rossi, nata 33 anni fa a Cavour (Torino) è stata ammanettata ieri mattina alle 5 nel monolocale che occupa in via Bari 4, alia Barena, con due amiche. Abita 11 da un anno e mezzo e paga, insieme con le amiche, centottantamila lire di affitto ogni tre mesi. Tranquilla, riceve di tanto in tanto qualcuno in casa come tutti. Anche nella scuola elementare di Vimodrone, dove insegna, non hanno mai avuto nulla a ridire su di lei. Nel suo passato c'è un arresto legato all'attività delle Brigate rosse, ma era stata assolta in istruttoria. La mattina del 19 gennaio del '76, infatti, i carabinieri bloccarono una vettura, una 127 su cui viaggiava la donna assieme al marito, Vincenzo Guagliardo, 32 anni, nato' in Tunisia, e a un certo Lo Cascio. i cui documenti erano pero falsi. Si trattava in realtà di Angelo Basone, che confessò di essere un brigatista rosso. Guagliardo, dopo che la moglie fu scagionata, subì una lieve condanna al processo di Tori- no contro il nucleo storico delle Brigate rosse. Gli fu concessa la libertà provvisoria purché abitasse nel comune di San Pietro Val Lemina, a 40 chilometri da Torino, ma ben presto se ne allontanò e sinora non è mai stato rintracciato. Vanta parenti «famosi» anche Angelo Morlacchi, un altro degli arrestati di ieri. I suoi fratelli Piero e Antonio a più riprese furono inquisiti per le Br, ma attualmente sono tornati in liberta. Insieme, all'inizio degli Anni Settanta, avevano dato vita al gruppo «Luglio '60» che per qualche tempo nel quartiere ticinese aveva fatto da punto di riferimento agli scontenti della politica dei partiti della sinistra tradizionale. Perotti ed Eleonori, di 35 e 33 anni, sono impiegati delia Sit Siemens un'azienda dove si può dire si sia formato il fior fiore del terrorismo italiano. Perotti occupa anche cariche sindacali rilevanti: è del direttivo provinciale della Uilm e del coordinamento nazionale del gruppo. E' stato prelevato dai carabinieri nella sua abitazione milanese alle 5 mentre il suo collega Eleonori è stato catturato a Castel Fiorentino, dove era stato inviato in trasferta dal servizio commerciale da cui dipende. Loro collega di lavoro è stato Fausto Iacopini, 30 anni, che però dal '78 ha abbandonato l'azienda. Nulla invece si è riusciti a sapere di certo su Bondesan, 55 anni, e su Francesca Anelli, di 54, che sarebbe sua moglie. I due, secondo indiscrezioni, sarebbero «vicini» al Morlacchi, ma che cosa indichi di preciso l'aggettivo non si è saputo. Per quanto riguarda il materiale, i carabinieri hanno parlato di apparecchiature per riparare radio e televisori, per intercettare, «per trasmettere e per preparare cassette di registrazione». Il tutto era imballato, come pronto per essere trasportato altrove, ma non si tratterebbe di oggetti di difficile reperimento. «Una comune attrezzatura di radiotecnico» ha commentato un esperto vedendo, quello che i carabinieri hanno mostrato. Marzio Fabbri i

Luoghi citati: Milano, San Pietro Val Lemina, Torino, Tunisia, Vimodrone