Parchi al posto degli zoo-lager dove molti animali impazziscono

Parchi al posto degli zoo-lager dove molti animali impazziscono Le polemiche a Milano per il puma che ha ucciso la femmina Parchi al posto degli zoo-lager dove molti animali impazziscono Proposte oasi naturali fuori città in modo che, praticamente, le bestie vivano libere - Alcuni etologi replicano: «Le belve in cattività servono allo studio» MILANO — La femmina di puma uccisa dal suo compagno è nella cella frigorifera dello zoo in attesa di essere portata all'Istituto di anatomia patologica veterinaria. Come per la morte violenta di un essere umano sarà compiuta l'autopsia. Intanto gruppi di amici degli animali chiedono a gran voce la messa al bando dell'omicida, del vero ispiratore del delitto: lo zoo. Le accuse sono rivolte in particolare contro quello di Milano, definito concordemente un «Lager*, ma non sono pochi quelli favorevoli addiritura all'abolizione di qualsiasi prigionia. •C'è una legge per vietare gli spettacoli che comportano lo strazio dì animali — dice Sergio Angeletti, presidente del Wwf lombardo — ma chi protegge i grossi felini ammalati di artrite o le giraffe asmatiche perché costrette a respirare aria inquinata?». La curiosità di chi voleva vedere da vicino il «re della savana» o le fauci della tigre «sanguinaria divoratrice d'uomini» o divertirsi con gli scherzi di tante piccole «Cita» fa ormai parte di una cultura d'altri tempi, dicono i demolitori dei giardini zoologici. Oggi la gente viaggia di più, va al cinema, ha in casa la televisione e i documentari hanno con abbondanza soddisfatto gli interessi di tutti: custodire animali in gabbia è solo osti' nata crudeltà. Resiste a questi argomenti una sola obiezione. Alcuni animali in via d'estinzione sono stati salvati perché ne esistevano ancora esemplari in cattività. 'E' un esempio che vale solo per alcune particolari specie che si adattano con facilità alle condizioni ambientali del paese in cui sono custodite» —ribatte l'assessore milanese all'Ecologia, Ercole Ferrarlo —. «Non si fermerà certo l'estinzione del panda chiudendolo in un recinto a Milano». Proprio Ferrarlo in questi ultimi giorni ha rilanciato la proposta per il trasferimento degli animali dallo zoo di via Manin in un parco di sei chi lometri quadrati appena fuori città. •Certamente l'operazione comporta un costo elevato, che potrebbe essere conveniente solo se il numero degli animali fosse aumentato cosi da costituire un'intéressante occasione di studio ed una attrattiva per trascorrere il tempo libero». Dunque nuove bestie in cattività, anche se questa volta in un ambiente libero. Su questo punto il Wwf è in completo disaccordo. •Appoggeremo il progetto solo a patto che non venga introdotta altra fauna», dice Angeletti. •Siamo favorevoli se la presenza di animali serve a mantenere aree di terreno verdi, ma non sponsorizzeremo mai uno zoo safari del Comune». Prevedendo schieramenti polemici l'assessore Ferrarlo ha pensato ad una consultazione tra i cittadini: volete non volete lo zoo? •Personalmente sono contrario — dice Ferrarlo — e non per emotività. Anche se la scienza che studia i comportamenti degli animali, l'etologia, è solo ai primi vagiti, ritengo inconfutabile che la prigionia e il mutamento delle condizioni ambientali abituali modifichino a tal punto i comportamenti da renderli poco interessanti dal punto di vista didattico controproducenti sul piano educativo». Per il prof. Danilo Mainar di, etologo, docente di biologia generale alla facoltà di medicina di Parma, gli zoo conservano per sempre un'utilità scientifica. «// ricercatore tiene conto che alcune reazioni sono viziate dalla cattività in giardini zoologici moderni l'osservazione dei comporta¬ crc menti animali è molto proficua». Mainardi è cauto: «Non bisogna generalizzare. Lo zoo Milano, che ho visitato molvolte fin da bambino, è un bell'esempio di brutto zoo. Ma all'estero e in alcune città italiane (Roma e Torino) ci sono esemplari ospitati in ambienti che cercano di rispettare caratteristiche biologiche e sociali». I felini, generalmente, preferiscono la solitudine, salvo il leone che vive in gruppo: imprigionarlo da solo in una1 gabbia lo intristisce e lo avvilisce; gli animali soffrono e provano sentimenti come noia e depressione, paragonabili in tutto a quelli umani. Il prof. Mainardi ammonisce: è molto pericoloso eliminare giardini zoologici, sarebbe uno spreco. Non si può pretendere che la gente acquisti una mentalità protezionistica nei confronti degli animali se non li conosce. Lo zoo è uno strumento utile che dovrebbe essere ammodernato; se ne Co- vrebbe occupare lo stesso ministero che tutela le arti e i musei: è un problema culturale». Ma i programmi di altri esperti sono ben differenti; il dott. Gian Giacomo Bogogna, veterinario e presidente dell'ente protezione animali, è drastico: •nello stesso momento in cui costringiamo un animale ad abbandonare il proprio territorio compiamo su di lui una violenza fisica e psichica. Ad esempio, è vero che i fagiani possono vivere anche negli allevamenti, ma se mangiano come polli non sonopiù fagiani». E' per questo che Bogogna, e con lui anche 11 Wwf lombardo, è d'accordo solo con parchi e oasi naturali dove vivono razze autoctone, animali stanziati su quel territorio prima dell'uomo e da lui allontanati. Difendere la natura, In questo caso può voler dire soltanto restituirle quello che le è stato tolto. Manuela Campar!

Persone citate: Angeletti, Danilo Mainar, Ercole Ferrarlo, Gian Giacomo Bogogna, Mainardi, Sergio Angeletti

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino