La via russa per Kabul di Livio Zanotti

La via russa per Kabul OSSERVATORIO La via russa per Kabul E' entrato In vigore da Ieri 11 protocollo che regola la permanenza dell'Armata Rossa in Afghanistan, ma il testo rimane segreto. Le cancellerie di Mosca e di Kabul si sono limitate a comunicare che 11 documento è stato ratificato dai rispettivi capi di Stato. Nelle due capitali la stampa ha evitato ogni commento perfino sulle poche Indiscrezioni filtrate in Occidente subito dopo la sigla dell'accordo ' tra Gromyko e il suo collega Scià Mohammed Dost, il 13 marzo scorso. L'idea che dal Cremlino vogliano farne un uso diplomatico trae ulteriore credibilità da un cosi stretto e altrimenti inspiegabile riserbo. Gromyko, del resto, lo aveva già lasciato intendere quando ricevette Dost a Mosca. Brindando in onore dell'ospite, disse: «Ci felicitiamo senz'altro della ricerca di strumenti politici per il regolamento dei problemi relativi all'Afghanistan; tuttavia è necessario comprendere che qualsiasi tentativo di risolvere tali questioni ad insaputa del popolo afghano, che qualsivoglia piano ohe possa attentare alla sovrasta del suo Stato o ne disconosca il legittimo governo, non garantendo quindi la non ingerenza di altri paesi negli affari interni della Repubblica afghana, sono destinati all'insuccesso. Tali tentativi, tali piani, diciamolo apertamente, non hanno alcuna prospettiva». Gli scarsi accenni di fonte sovietica al documento tendono a confermare le parole del ministro degli Esteri del Cremlino. Un preambolo vi riafferma la legittimità dell'intervento, sia relativamente ai rapporti bilaterali tra i due Paesi, sia rispetto ai dettati della Carta delle Nazioni Unite. Date per l'eventuale ritiro delle truppe sovièti¬ che non ne vengono fatte. Mentre appare solennemente riaffermata la necessità di affidare all'amicizia : sovietico-af ghana, cioè ai carri armati e ai Mig dell'Armata Rossa, l'indipendenza e la sovranità dell'attuale regime di Kabul. L'accordo sembra dover garantire da una parte Babrak Karmal e, dall'altra, uno spazio di manovra internazionale per la diplomazia del Cremlino, ormai convinta che l'intervento militare, non è sufficiente da solo a risolvere la crisi. Ed e in questo senso che si è mosso il ministro degli Esteri cubano, Isidoro Malmierca, tra Kabul e Islamabad. Anche se soltanto per comprovare che una soluzione politica passa attraverso una qualche ripresa del dialogo tra il governo di Babrak e i leader delle forze ribelli, inevitabilmente. Per i russi non è stata una conclusione sorprendente. Il ministro degli Èsteri di Teheran, Ghotbzadeh, lo aveva detto all'ambasciatore Vinogradov. Adesso si tratta di vedere quando e dove i soviètici decideranno di spendere l'accordo ratificato da Breznev con l'Afghanistan. La circostanza più vicina e forse più interessante per Gromyko è la nuova sessione, della conferenza islamica, fissata per la seconda metà del mese a Islamabad. La prima assemblea, nel gennaio scórso, sanzionò l'espulsione del regime afghano, peraltro assente, e condannò l'invasione sovietica. Ma Afghanistan, Pakistan ed Iran potrebbero svolgere la prossima volta ruoli diversi. A Mosca contano di favorire la ripresa dei rapporti anche rivelando il contenuto del trattato che sancisce lo •status» dell'Armata Rossa a Kabul. Livio Zanotti Karmal: l'Armata Rossa in attesa di legittimare il governo

Persone citate: Breznev, Gromyko, Isidoro Malmierca, Scià Mohammed Dost, Vinogradov