L'arcipelago Napoli Storie e personaggi di Giovanni ArtieriAngela Bianchini
L'arcipelago Napoli Storie e personaggi L'arcipelago Napoli Storie e personaggi Giovanni Artieri: «Napoli, punto e basta?», ed. Mondadori, pag. 754, lire 12.000. «Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e no»: questo il sottotitolo dell'ultima, grossa opera di Giovanni Artieri, da quarant'anni infaticabile osservatore della vita italiana e di altri Paesi, in veste di giornalista, inviato speciale, direttore di strumenti d'informazione e anche uomo politico. Più misterioso il titolo, però, perché porta un punto interrogativo, differenziandosi cosi dalla canzonetta di Liberto Bovio, dell'anno 1925, Napule, punto e basta: «affermazione di dissenso politico» (le parole sono di Artieri) in un'epoca che vedeva Napoli «capitale dell'opposizione». Pure, aggiunge Artieri, «la camone ottenne un successo, immediato, strepitoso successo. E il mistero, che non era tale, di quel dissenso rimane qual era: cercheremo di chiarirlo qui». Che l'affermazione non basti? Oppure che Napoli porti in sé, anche oggi, i germi di una condizione che è premonitrice e indicativa per tutta! Italia? Difficile a dirsi: l'Immagine di Napoli quale risulta da questa vastissima scorribanda attraverso luoghi,! tempi, rioni, figure, isole e promontori partenopei è non tanto inquietante quanto contraddittoria tutta di pieni; ma anche di vuoti: un po' co-, me le voragini che ogni tanto' si aprono nelle strade del Vomero. Un'immagine estrema-, mente personale tagliata secondo i ricordi di chi è profondamente napoletano («la virtù metafisica di trasferirsi in' altre epocne, di renderne il colore, lo stile e quasi, direi, il "sapore" nasce col vecchio napoletano»), ma è vissuto anche in vari Paesi e la cui me morìa ha moltissimi strati: nomi cunti fattarielli re.clierche, polemiche. Di qualità, diverse, ma di profondità quasi archeologica. In effetti Artieri è un grosso conversatore che rovescia I svlcqvsntnmmcuomdp'f I su chi ascolta (o legge) una lava d'informazione che l'interlocutore al momento non accoglie tutta e deve poter, in qualche modo, filtrare attraverso la griglia degli anni trascorsi, delle polemiche personali, degli uomini del racconteur. Come accade appunto nelle lunghe conversazioni, mentre alcuni aneddoti o. magari, lunghe divagazioni cadono nell'oblio, prendono luce improvvisa scorci, detti, definizioni. Direi che. in generale, gli uomini contano meno delle osservazioni: di Croce abbiamo due ritratti, non intimi, a distanza di ventidue anni. Il prestigioso Edwin Cerio, sindaco di Capri e scrittore, coni 'pare più nella sua preistoria di «ingegnere navale» che nella immagine di «napoletano freddo», quando si soffermava sul far della sera sulla piazzetta, «vestito di seta cruda, con paglietta, cravatta e camicia, bastone di canna». Ma la disamina dei tre De Filippo e del loro recitare unito e diviso ha grande interesse culturale cosi come la personalità di Caruso inserita nel rione San Giovanniello o il ritratto di Enrico de Nicola, assimilato al busto di un filosofo, di un «greco sottile, squisito, e avviluppante», «immagine della napoletana "delicatezza"». Si vorrebbe citare, naturalmente, molto di più: specie nell'ordine di notazioni unt'altro che folclorìstiche sulla topografia intima di Napoli, sulla differenza di accenti tra classi e classi, tra rione e rione: una conoscenza di prima mano che umilia le generalizzazioni e approssimazioni di noi non napoletani. Peccato che in un libro ricco di tremila nomi, l'indice dei medesimi sia approssimativo: qualche volta esiste soltanto il cognome e non manca l'inesattezza. U senatore Alberto Marghieri compare tre volte di cui una come Riccardo e l'altra' come Giuseppe. Speriamo si tratti di un'eccezione. Angela Bianchini
Persone citate: Alberto Marghieri, Artieri, Bovio, De Filippo, Edwin Cerio, Giovanni Artieri, Giovanniello
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