Caso Moro: interrogato Pozzi In libertà due di Metropoli

Caso Moro: interrogato Pozzi In libertà due di Metropoli Le indagini sull'assassinio del presidente de Caso Moro: interrogato Pozzi In libertà due di Metropoli Collaboratore della rivista «Rosso» è accusato di associazione sovversiva avrebbe avuto rapporti con Toni Negri ed esponenti della direzione strategica delle Br-I due scarcerati sono Paolo Virno e Lucio Castellano DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — «Metropoli», la rivista dell'Autonomia del gruppo Scalzone-Piperno, sospettata di essere «contigua» alle Brigate rosse è scivolata fuori dal mirino della magistratura. Paolo Virno, 27 anni, e Lucio Castellano, 32 anni, due redattori del periodico arrestati il 6 giugno scorso sono stati rimessi in libertà perché sono scaduti i termini di carcerazione preventiva. I due devono il provvedimento al fatto che il giudice istruttore Ferdinando Imposimato ha accolto l'istanza dei loro difensori Tommaso Mancini e Oreste Flammini e ha derubricato il reato che li riguarda da banda armata all'accusa più blanda di associazione sovversiva. Lo stesso beneficio è stato negato al terzo redattore di «Metropoli» arrestato nel giugno scorso, Libero Maesano, 30 anni, al quale viene conte-, stata l'amicizia con Valerio Morucci, presunto brigatista. Paolo Virno era detenuto a Roma, Castellano a Fossombrone; ambedue sono stati rimessi in libertà perché per l'associazione sovversiva, i termini di carcerazione preventiva sono fissati in otto mesi, periodo già scaduto. L'alleggerimento del reato contestato ai due redattori di «Metropoli» si deve all'attenzione che la magistratura dedicò all'unico numero della rivista uscito nel maggio dello scorso anno che pubblicò un fumetto nel quale si ricostruiva il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro. I giudici dissero «che troppi particolari corrispondevano alla realtà appurata dagli inquirenti- e cioè si riproduceva in disegno il vicesegretario socialista Claudio Signorile, c'era l'immagine -verosimile* di un pulmino servito al commando Bierre per fuggire dopo il sequestro di Moro e la prigione dove il presidente de era detenuto veniva rappresentata «molto somigliante al covo scoperto nel casale di Ve scovio vicino Rieti*. La magistratura però continua a puntare il suo interesse su «Rosso», la rivista autonoma milanese di cui facevano parte alcuni degli arrestati delle operazioni successive al 7 aprile '79. Ieri è stato interrogato Paolo Pozzi, finse gnante che nel novembre scorso depose a favore di Toni Negri fornendo un alibi per il professore padovano. Il 30 aprile del '78, data della tele fMr i l e i l 0 — o o r, al lo di fonata di un brigatista a casa Moro attribuita dagli inquirenti a Negri, l'Imputato si sarebbe trovato a Milano In casa sua, insieme con Pozzi. Il testimone venne arrestato per reticenza e rimase in carcere ventiquattro ore, poi fu rimesso in libertà perché il giudice Francesco Amato si convinse della sua buona fede. Il 27 marzo scorso infine1 Paolo Pozzi e Gianni Tranchida vennero arrestati a Milano per associazione sovversiva. Tranchlda è stato interrogato mercoledì nel carcere di Rebibbia. Ambedue hanno respinto tutte le accuse. Le contestazioni che il consigliere Istruttore Achille Gallucci ha rivolto ai due imputati sono articolate nel mandato di cattura in quattro punti il cui testo è simile a quello rivolto a numerosi altri imputati dei «blitz» del 21 dicembre e dell'11 marzo scorso. Primo: l'essere stati collaboratori di «Rosso» che secondo gli inquirenti sarebbe una rivista «contigua» alle bande armate che costituirono il livello occulto prima di Potere operaio e poi di Autonomia. Secondo: un testimone avrebbe affermato che «Rosso» si sarebbe finanziato con i proventi di sequestri di persona e rapine. Terzo: che sia Pozzi, sia Tranchlda avrebbero avuto rapporti di consuetudine oltre che con Toni Negri «con altri appartenenti alla direzione strategica delle Br». Quarto: gli inquirenti sostengono di aver acquisito consistenti indizi sui rapporti tra «Rosso», Negri e altri imputati. Le accuse sono quelle rivolte alla maggior parte dei protagonisti dell'inchiesta «7 aprile», arricchitasi negli ultimi mesi di una lunga lista di nomi. C'è un'ultima notizia Toni Negri, con una lettera a Lotta Continua, ha rinnovato la richiesta, già esposta ai magistrati nel carcere di Palmi alcuni mesi fa, di essere messo a confronto pubblicamente con il suo accusatore, Carlo Fioroni, durante il processo d'appello per il rapimento di Carlo Saronio che dovrebbe iniziare tra qualche settimana a Milano.

Luoghi citati: Castellano, Fossombrone, Milano, Palmi, Quarto, Rieti, Roma