Dalle Marche i capi delle Br

Dalle Marche i capi delle Br Dalle Marche i capi delle Br In principio era terrorismo diffuso e i «cento fiori» del partito armato firmavano le loro azioni di sabotaggio con sigle diverse, poi ci fu il «salto di qualità», il volume di fuoco si allargò e si formo il «Comitato marchigiano delle Brigate rosse», sigla che indica la colonna regionale dell'organizzazione. Le Bierre esordirono con piccole azioni nel '76, quando in. marzo qualcuno sparò colpi di pistola contro la caserma dei carabinieri di San Benedetto del Tronto e nel settembre successivo quando l'autorimessa della stessa caserma venne incendiata. n 14 ottobre infine, un «commando» uscì allo scoperto e l'azione inaugurò il nuovo corso dell'eversione. Quattro giovani entrarono nella sede regionale della Confapi, l'organizzazione dei piccoli industriali che ha sede ad Ancona, legarono ed imbavagliarono l'unica impiegata presente negli ufici, Ortensia Santini Tarabelli, fecero razzia di schedari e documenti e si dileguarono. L'agguato inaugurò il «comitato-colonna» delle Brigate rosse. Lo sviluppo a piccola e media industria, diffusissimo nelle Marche, non poteva rimanere estraneo dai programmi del terrorismo e, proprio grazie a questa caratteristica, le Bierre decisero di dedicare alla regione un'attenzione particolare. Nelle Mar¬ che sono nati e cresciuti alcuni esponenti del nucleo storico delie Brigate rosse. A Porto San Giorgio, in provincia di Ascoli Piceno, è nato nel gennaio 1946, Mario Moretti, ex operaio della Sit-Siemens, latitante dal '76, ma scomparso dalla circolazione già dal '73. Moretti imprendibile «primula rossa», è imputato per l'omicidio di Aldo Mqro e sospettato di far parte del vertice dell'organizzazione. Di Ripatransone, ancora della stessa provincia marchigiana, è Patrizio Peci, 26 anni, arrestato a Torino il 20 febbraio di quest'anno. Peci è considerato il braccio destro di Moretti. Forse — ed è questa l'ipotesi degli inquirenti — le Brigate rosse si sono servite di questi loro quadri per mantenere negli anni scorsi i contatti con 1 piccoli nuclei spontanei che praticavano la lotta armata, E, forse, Peci, Moretti e qualche altro trascorsero brevi periodi nella loro regione d'origine e si dedicarono al lavoro organizzativo. DI certo c'è il fatto che in una zona che aveva conosciuto solo piccoli agguati firmati da sigle sempre diverse, nacque più di tre anni fa quel «Comitato marchigiano delle Brigate rosse ■ che da allora alzò il tiro. Resta da sciogliere un nodo non piccolo: la «colonna» delle Marche è una appendice delle Bierre, voluta e controllata dalla direzione strategica, oppure (ed è probabilmente que sta la verità più probabile) l'antico nucleo brigatista manovra e dirige il terrorismo locale all'insaputa anche degli stessi - elementi che fanno parte della «galassia» del partito armato? Le Marche comunque devono essere rappresentate nel vertice delle Brigate rosse se è fondata una perizia di parte che attribuisce a questa regione, la voce di uno dei telefonisti che tennero i contatti con la famiglia di Aldo Moro durante i giorni del rapi mento. Le indagini sulla colonna marchigiana sono in corso da più di due anni. Nel gennaio del '77 i carabinieri scoprirono a Tolentino nell'abitazione di Giancarlo Guazzaroni (tutto ra in carcere) un arsenale di armi e alcune agende trafugate dalla sede della Confapi. La storia si dimostrò carica di ombre e di ambiguità; si parlò di provocatori e Guazzaroni tornò libero. Fu però arrestato di nuovo nell'aprile del '79, quando i carabinieri lo fermarono a Rieti in un furgone dove vennero trovate armi e munizioni. Dal giugno scorso sono state arrestate oltre venti persone in quattro «blitz» e in diverse zone delle Marche. Per 'l'assalto alla Confapi è già stata emessa l'ordinanza di rinvio a giudizio. Tra gli altri sono imputati dell'assalto Patrizio Peci sua fratello Roberto, arrestato qualche mese fa.