Non solo in Italia la scuola prepara giovani disoccupati

Non solo in Italia la scuola prepara giovani disoccupati Un convegno europeo a Torino Non solo in Italia la scuola prepara giovani disoccupati Sarebbero nove milioni i «senza lavoro» nei Paesi Cee, di cui oltre la metà sotto i 25 anni - Preparazione professionale collegata alle richieste della produzione TORINO — Migliaia di giovani escono ogni anno dalle scuole europee con diplomi o lauree, ma scarsa formazione professionale. Li attende una realtà amara: la disoccupazione. Il mondo del lavoro, dibattuto tra le crisi congiunturali e le innovazioni tecnologiche, non aumenta il numero degli occupati e tende ad usufruire di manodopera sempre più specializzata. I rapporti tra la formazione professionale e l'occupazione giovanile in Europa sono stati, ieri, tema di un confronto tra esperti internazionali, organizzato dall'assessorato per la Cultura della Provincia di Torino, dal Goethe Institut e dal Centre Culturel Pranco-Italien. Qualche cifra illustra la situazione. Nel Paesi Cee i disoccupati sono sei milioni, il 5,6 per cento della forza lavoro. Tra questi, quasi il 50 per cento sono giovani al di sotto dei 25 anni. Ma poiché le cifre delie statistiche ufficiali si riferiscono soltanto ai lavoratori con diritto al sussidio di disoccupazione (riservato per lo più a chi ha già lavorato almeno sei mesi ed è senza lavoro da non più di sei mesi), molti gióvani e moltissime donne sono automaticamente esclusi dai conteggi. La realtà quindi è più grave: si calcola che in Europa la disoccupazione coinvolga almeno altri tre milioni di persone. 'Anche volendo ridurre la percentuale dall'attuale 5,6 per cento al due per cento — ha osservato Chris Gilmore, responsabile per l'informazione presso l'Institut Syndàcal Européen di Bruxelles — entro il 1985 dovremmo poter creare 10,7 milioni di posti di lavoro nell'ambito dei Paesi Cee. Se parlassimo dell'intera Europa Occidentale (comprese le nazioni ancora escluse dalla Comunità) dovremmo arrivare a 14,8 milioni di posti di'lavorà». Non è tutto. «Tenenào.conto che il flusso dalle campagne alle città industriali s'è rallentato soltanto in Germania e Francia, mentre continuerà ancora per l'Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia e l'Austria, nell'industria e nei servizi dell'Europa Occidentale occorrerebbero, entro l'85, almeno 17 milioni di nuovi posti". Uno sforzo impossibile, che non risolverebbe tuttavia il problema ge nerale della disoccupazione. II capitale tende ad investimenti nelle nuove tecnologie richiede manodopera sempre più qualificata. «Ma la rivoluzione tecnologica — contesta Gilmore — ha sempre portato con sé una diminuzione dei livelli d'occupazione». In Bel gio. ad esempio, dopo aver fortemente indebolito i ceti operai, spariscono ora anche i lavori meno qualificati dei «colletti bianchi». In Olanda la disoccupazione giovanile colpisce soprattutto chi ha titoli di studio in feriore. Rileva il sociologo Jacques Van Hoof: -Ma si può concludere che l'inadeguato sistema educativo è tra le cause maggiori della disoccupazione dei giovani? Anche l'organizeazione del lavoro inadeguata. Inadeguate sono pure le misure proposte dai Paesi Bassi per superare le difficoltà del passaggio dalla scuola al mondo del lavoro con posti di carattere tempo¬ rr raneo e nuovi corsi di preparazione professionale*. Se in Germania è evidente che, tra 1 giovani, le donne sono le più emarginate e i figli dei lavoratori stranieri sono esclusi dalla formazione professionale, affidata esclusivamente alle aziende private, il direttore dell'Istituto di Ricerca sociale di Gottinga denuncia: "Un giovane su cinque, nella fascia tra 120-25 anni, è disoccupato». Per l'Italia Arnaldo Ferrari sottolinea la frattura esistente tra le possibilità d'inserimento professionale e-la preparazione dèi giovani («O troppo elevata o troppo ridotta rispetto alle richieste della struttura economica produttiva»): «£' indispensabile un progetto di alternanza scuolalavoro con esperienze nuove. Bisogna cambiare la mentalità, introdurre nella scuola elementi di conoscenza della realtà di lavoro che i giovani dovranno affrontare». Si aprono tre strade di fronte a noi: continuare nella degradazione del sistema; rilanciare i settori produttivi; •oppure.riqualificare i servizi di supporto alla produzione dando ai giovani una forma' zione professionale adeguata». Simonetta Conti

Persone citate: Arnaldo Ferrari, Chris Gilmore, Gilmore, Goethe, Jacques Van Hoof, Simonetta Conti