I prezzi scolpiti nel marmo di Mario Salvatorelli

I prezzi scolpiti nel marmo n I nostri soldi di Mario Salvatorelli I prezzi scolpiti nel marmo Oggi il massimo dell'audacia e della propaganda, per un venditore, può arrivare a promettere «prezzi inchiodati per sei mesi», agli eventuali clienti. Non c'è dubbio che sia una bella prova di serietà, e un buon slogan» pubblicitario per la promozione delle vendite. Ma il suo effetto sbiadisce, se viene immerso nei ricordi che risalgono, come nel mio caso, a prima dell'ultima guerra mondiale. Ricordo, per esempio, che nei cosiddetti «alberghi diurni", allora più numerosi di oggi, anche nelle piazze centrali delle grandi città, a fianco della scalinata che scendeva in quei luoghi, erano murate grandi lastre di marmo. Su quelle lastre erano non solo inchiodate, ma addirittura scolpite, in lettere dorate sul bianco del marmo, le tariffe dei diversi «servizi», dall'umile gabinetto alla stiratura degli abiti e al bagno caldo. Quei prezzi scolpiti erano, tutto sommato, una dimostrazione di sicurezza, e non una prova di audacia. Basti pensare che il costo della vita rimase praticamente stabile, tra il «domani» della prima guerra mondiale e la vigilia della seconda, diciamo dal 1921 al 1938, con lievi rialzi ma anche lievi ribassi. E' tanto vero che, in base alle medie statistiche, nel 1938 si poteva acquistare con 104 lire quel che nel 1921 richiedeva 100 lire. Un 4 per cento di aumento, insomma, in 17 anni, di poco superiore al 3,3 per cento registrato nel solo mese di gennaio 1980, in Italia, cioè praticamente un rapporto di uno a 200. Sembra una favola, di quelle che s'iniziano con la formula tradizionale: «C'era una volta». Invece, è stata una realtà. I prezzi scolpiti sul marmo mi sono tornati alla mente scorrendo la lettera del signor Sisto Righìni, che i da Brescia mi ha chiesto: «A suo giudizio, quanto durerà l'inflazione? Quando potremo tornare a quelle variazioni del 2-3 per cento l'anno che c'erano nei tempi in cui andavo ancora a scuola?». Come vede, caro signor Righini, i ricordi «scolastici» suoi sono un pochino diversi dai miei. Sarà anche per questo che conservo ancora una carica di ottimismo, sia pure modesta, e da un pò di tempo modestissima. Tuttavia, è una carica sufficiente per indurmi a risponderle. Non so quando finirà l'inflazione, ma penso che un giorno o l'altro torneremo a quelle percentuali di aumento del costo della, vita che si avevano negli anni della sua, non della mia, infanzia. Per quanto non mi senta di escludere neppure questa seconda possibilità, ovviamente sperando che si verifichi senza dover passare attraverso un altro «grande crollo», come quello che si verificò su scala mondiale con la crisi del 1929. Allora avvenne che, in base alla legge della domanda e dell'offerta, i prezzi diminuirono, e ancora cinque anni dopo, nel 1935, con meno di 80 lire si poteva acqui¬ stare in Italia un «pacchetto» di beni che nel 1928 costava 100 lire. E' questo il punto. Non credo che nessuno si auguri una nuova, grande crisi mondiale per vincere l'inflazione. Anche perchè, almeno a mio giudizio, la legge della domanda e dell'offerta non vale più. Lo dimostrano i lunghi periodi stag-flazione (ristagno e inflazione) che abbiamo, più o meno brillantemente, superato in questi ultimi anni. Ma, forse, la dimostrazione non è stata sufficiente per convincere chi ritiene ancora l'economia una scienza esatta, che si può insegnare dalle cattedre universitarie in base alle stesse leggi, e magari con le stesse dispense, che andavano bene cinquantanni fa. La casa e l'autotreno «Non mi trovo d'accordo col suo insistere sulla questione: case-crisi dell'edilizia, perché, nel mio peregrinare giornaliero per l'Italia non vedo altro che cielo e case, anzi molto spesso, anche quello coperto da agglomerati urbani», mi scrive un autotrenista che firma, ma preferisce non essere citato, e termina invitandomi a una «settimana camionistica» con lui. Ringrazio per l'invito, che spero un giorno di poter accettare, ma anch'io giro abbastanza, se non come luì, e non condivido le sue impressioni. Forse, dagli itinerari che mi dice di percorrere, il nostro amico mi sembra influenzato dal fatto che viaggia soprattutto lungo le coste dove, come ben si sa, ogni .metro utile è stato, purtroppo, coperto. Ma nel resto del Paese, si rassicuri l'autotrenista, c'è non solo molta necessità di case, ma anche tanto spazio, senza coprire il cielo.

Persone citate: Righini, Sisto Righìni

Luoghi citati: Brescia, Italia