Incredulità a Biella «Sembrava gente per bene»

Incredulità a Biella «Sembrava gente per bene» Dopo l'operazione dei CC con l'arresto di nove persone Incredulità a Biella «Sembrava gente per bene» I coniugi Liburno sono stati rilasciati perché estranei ai fatti BIELLA — L'arresto delle tre coppie di coniugi e dei due artigiani che al momento risulterebbero coinvolti nelle trame eversive, (l'autorità giudiziaria non si è ancora pronunciata in proposito), ha suscitato fra i biellesi uno sconcerto che sconfina nella incredulità. Troppo stridente appare il contrasto fra il loro normale comportamento e l'immagine che il cittadino si è fatto del sovversivo. Il nono arrestato, Domenico Jovine, è di Crescentino e nessuno lo conosce. ■Vorremmo — dicono coloro che conoscono gli arrestati sotto tutt'altre spoglie —che si trattasse di un equivoco, come è avvenuto per i coniugi Liburno, che sono già stati rilasciati». Edoardo Liburno, 31 anni, odontotecnico, e la moglie Loredana Casetti, 33 anni, abitanti in città, fermati contemporaneamente agli altri, sono stati riconosciuti del tutto estranei alla vicenda e liberati. Mauro Curinga, 29 anni, laureato, insegna chimica alla sezione staccata di Mosso Santa Maria dell'Istituto tecnico commerciale «Eugenio Bona» di Biella. Saltuariamente dava una mano alla dottoressa Francesca Paschi Meuron, direttrice della farmacia comunale di Biella, in via Rosselli 104. «Se è vero quel che dicono — ha commentato la farmacista — non ci si deve proprio più fidare di nessuno. Mi sembra impossibile: qui si è sempre comportato in modo ineccepibile, rendendosi simpatico in ogni occasione». Il caso familiare del professor Curinga e della moglie Maria Cristina Vergnasco, 31 anni, impiegata, è il più penoso: hanno infatti una bimba, Chiara, che ha poco più di quattro mesi. I coniugi abitano in una palazzina a Candelo, insieme alle famiglie del padre dì lui, Ernesto Curinga, 64 anni, e dello zio Domenico Curinga, 67, che a Biella sono titolari di un negozio di mobili in viale Matteotti e di un laboratorio di falegnameria in via Duomo. Un terzo fratello, Fernando Curinga, pure falegname, è stato perseguitato dal fascismo e ha combattuto in Spagna. «Forse 1 due falegnami — dicono i conoscenti —sono rimasti coinvolti unicamente perchè l'orto in cui erano nascosti gli esplosivi e 1 documenti è di uso comune». Pare relativamente meno pesante la posizione di Piero Falcone, 36 anni, portalettere, di Occhieppo Inferiore, e della moglie Giuseppina Bianchi, 33, impiegata alla Cassa di risparmio di Biella. La «parete scorrevole», hanno spiegato i loro figli, Andrea ed Elena, di 10 e 9 anni, sarebbe una porta a soffietto installata dal padre per delimitare un laboratorio e non per chiudere una «prigione del popolo». In casa loro c'era Domenico Jovine, che a quanto si è appreso è uno dei dipendenti della Lancia di Chivasso recentemente licenziati per i gravi fatti interni. Qualche giorno fa aveva ricevuto una comunicazione giudiziaria relativa a quella vicenda. I familiari affermano che i coniugi Falcone ospitarono il Jovine, presentato da un amico, senza sapere chi fosse; i documenti compromettenti li avrebbe portati il giovane in una valigia, Sergio Corli, il tipografo di 38 anni, di Occhieppo Superiore, nel cui orto erano sepolte numerose armi da guerra, è noto in paese per la sua passione per il giardinaggio. «In particolare gli piaceva scavare — dicono i compaesani, con una punta di malignità —. Adesso sappiamo perchè». Per quanto, riguarda la moglie, Regina Cavagna, sua coetanea, domestica a ore, tutti sono pronti a scommettere che non ha avuto parte attiva nella vicenda. «Le auguriamo che possa riabbracciare al più presto la figlia, Fernanda, che ha appena 8 anni». Piero Minoll