Ove dei quattro brigatisti uccisi erano della direzione strategica di Mario Bariona

Ove dei quattro brigatisti uccisi erano della direzione strategica Uno, non identificato, sarebbe di Torino come Panciarelli Ove dei quattro brigatisti uccisi erano della direzione strategica DAL NOSTRO INVIATO GENOVA —Due dei quattro giovani uccisi venerdì mattina dai carabinieri del generale Dalla Chiesa facevano parte della direzione strategica delle Brigate rosse, il «cuore ed il cervello» dell'organizzazione eversiva. Lo si è saputo soltanto ieri sera quando le Br hanno fatto trovare a Genova un comunicato sulla strage. I quattro uccisi vengono indicati con i nomi di battaglia: «Alberto, operaio marittimo... membro della direzione strategica... Antonio, operaio Fiat, membro della direzione strategica // nome di Alberto dovrebbe essere quello di battaglia di Lorenzo Be tassa. Antonio è invece il giovane brigatista che per ora non è ancora sta-. to ufficialmente identificato. Dal volantino si desume che dovrebbe essere un torinese, sicuramente un ex operaio Fiat Dal comunicato si apprende anche che il nome di battaglia di Anna Maria Ludmann era «Cecilia» e quello del torinese Pietro Panciarelli era «Pasquale». «Quattro compagni delle Brigate Rosse —è scritto fra l'altro nel comunicato — sono stati uccisi dai mercenari di Dalla Chiesa dopo aver combattuto e trovandosi nell'impossibilità di rompere l'accerchiamento, dopo essersi arresi, sono stati trucidati Sono caduti sotto le raffiche dei mitra della sbirraglia prezzolata di regime i compagni: Alberto, operaio marittimo, militante rivoluzionario praticamente da sempre, membro della direzione strategica della nostra organizzazione. Impareggiabile è stato il suo contributo alla guerra di classe che i proletari hanno in questi anni sviluppato a Genova; dirigente dell'organizzazione dall'inizio della costituzione della colonna che oggi è intitolata alla memoria di Francesco Berardi «Cecilia. Si guadagnava da vivere facendo la segretaria. Come a tutte le donne proletarie, la borghesia ave- ! va destinato una vita doppiamente sfruttata, doppia- , mente subalterna e meschina ! «Pasquale. Operaio della Lancia di Chivasso •Antonio. Operaio Fiat e membro della direzione strategica della nostra organizzazione. Sempre alla testa nelle lotte della fabbrica e del quartiere, nei quali vivevano. Li hanno conosciuti tutti quegli operai e proletari che non si sono arresi al- ' l'attacco scatenato dalla multinazionale Agnelli e dal suo stato». •Altri hanno già occupato il loro posto nella battaglia... Alla fine — conclude il co¬ municato — niente resterà impunito». / funerali dei quattro uccisi avverranno «non prima di martedì prossimo e saranno a spese del comune», non essendosi finora presentato nessuno a reclamare le salme per la sepoltura. Tutta l'operazione continua ad essere nelle sole mani dei carabinieri, che è come dire del generale Dalla Chiesa. Nessun nome, benché il magistrato al quale parliamo lo faccia «ufficialmente». «L'operazione è in mano ai carabinieri — spiega il magistrato — ci teniamo in contatto. Non abbiamo novità di rilievo. Non possiamo parlare per ragioni di riservatezza e di non conoscenza. Non vorremmo che una nostra imprudenza compromettesse qualcosa. Non abbiamo alcun atto ufficiale». Dalla Chiesa potrebbe aver parlato chiaro: «Sono i miei uomini che rischiano. Non voglio interferenze». La ricostruzione dei fatti? •E' stato impartito l'ordine di aprire. Dall'interno una voce ha risposto "ci arrendiamo". Ma l'uscio è rimasto chiuso ed è stato necessario forzarlo». Forzato o sfondato? •Forzato». Come? Nessuna risposta. La porta dell'appartamento — invece — esternamente è intatta. Nessuna traccia di forzatura, o sfondamento. Nel muro d'angolo in basso, a sinistra, ci sono dei fori di proiettili sparati dall'interno. E' certo che il maresciallo Bena sia stato colpito dal brigatista? «SI», risponde il magistrato. Quanti colpi sono stati sparati? ■Non sappiamo con precisione. Forse come in via Riboli dove furono uccisi il colonnello Tuttobene e il suo autista Casu. Una quarantina ma potrebbero essere di più. Sono state trovate schedature intestate a numerose persone: saranno informate? ■Sembra opportuno. Ma ci penseranno 1 carabinieri». Stavano preparando un attentato clamoroso? ■Non è azzardato sospettarlo». Il clamoroso attentato riguarderebbe tre alti magistrati genovesi. Si conoscono i nomi, ma ovviamente vengono taciuti. I servizi rii sicurezza ne avevano già avuto notizia. Doveva essere una impresa clamorosa. Le bombe ananas, il plastico, ma soprattutto le micidiali Energa (proiettili a carica cava, in grado di forare anche le pareti ai cemento armato) servivano per attaccare un'auto blindata. Gli obiettivi a questo punto non sono da cercarsi tra molti. Per ognuno le schedature erano corjcluse. Dossier particolarmente voluminosi contenenti dati segnaletici, targhe indirizzi, tutte le abitudini, tutti i cambiamenti, anche minimi. Descrizioni dettagliate e precisissime, addirittura in mancanza di foto, ricostruzioni fotografiche ottenute utilizzando ri¬ tagli di altre immagini analogamente a quanto fa la polizia con il fotophit e gli identikit. iVelte varie schede oltre ai dati fondamentali per un attentato, c'erano le «considerazioni» sull'attività svolta, cioè una serie di suggerimenti utili e da sviluppare nel successivo volantino di rivendicazione. Sono state trovate poi mappe e planimetrie di impianti, di caserme di obbiettivi militari. Sono stati definiti «perfetti» i disegni e le indicazioni che si riferiscono alla centrale della Sip di Maragliano. Due stanze zeppe di materiale vario, cinquemila nomi di persone schedate e suddivise per professione in otto volumi. Un particolare dà la misura dell'organizzazione: tutti i fogli e le schede sono delle copie. Gli originali non ci sono. Ciò lascia presumere che esista un archivio generale delle Brigate rosse. Come sempre in margine a operazioni di questa portata, non manca qualche nota polemica. La polizia non ha avuto accesso all'alloggio della Ludman; inoltre aveva predisposto per venerdì mattina un rastrellamento a vasto raggio proprio nella zona di Oregina, ma nella notte è stata anticipata, a sua insaputa, dal blitz dei carabinieri. Quando poi, dopo la sparatoria in via Fracchia, la polizia ha mandato sul posto un'ambulanza e due «volanti», queste non hanno potuto oltrepassare il cordone dei carabinieri. Mario Bariona

Luoghi citati: Genova, Torino