La nostra città ferita dal terrorismo attende l'abbraccio di Papa Wojtyla

La nostra città ferita dal terrorismo attende l'abbraccio di Papa Wojtyla Si prepara il programma per la visita pontificia a Torino La nostra città ferita dal terrorismo attende l'abbraccio di Papa Wojtyla II cardinale arcivescovo Anastasio Ballestrero si è recato a Roma per il suo incarico di presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Poco prima di salire in treno — ha evitato l'aereo per il perdurare dell'agitazione che colpisce gli aeroporti — il cardinale aveva finito di preparare il messaggio in cui ufficialmente annuncia alla diocesi di Torino l'imminente visita di Papa Giovanni Paolo II, messaggio che pubblichiamo in prima pagina. Mentre il presule lasciava la città, scattava intanto, almeno per quanto riguarda la fase iniziale, il piano organizzativo connesso alla visita pontificia del 13 aprile e che comporta problemi complessi. E' quasi certo che, arrivando da Roma, il Papa raggiungerà il centro di Torino ' In elicottero, un mezzo rapido a cui Giovanni Paolo è particolarmente legato, che permette rapidi spostamenti, e che ha dato ottimi risultati soprattutto durante la visita in Irlanda. I punti d'obbligo della visita di Papa Wojtyla, visita a cui si cerca di dare soprattutto un significato pastorale, sono per ora soprattutto cinque: visita al Duomo con particolare preghiera dinanzi alla Sindone; visita a Maria Ausiliatrice, cuore del mondo salesiano, da cui don Bosco prese le mosse per la sua missione; visita alla Consolata, santuario più di ogni altro caro ai torinesi, con preghiera alla Madonna a cui sono stati ora restituiti i suoi gioielli; visita alla città del Cottolengo con sosta fra i malati, specialmente fra coloro che da lunghi anni soffrono, parecchi paralizzati e incurabili; incontro con il clero e con la città vittima, forse più di qualsiasi altra, del terrorismo. Una serie di contatti fra i responsabili vaticani e le autorità torinesi, nonché con i rappresentanti del governo, permetterà di mettere a punto il programma sotto ogni aspetto, anche quello della sicurezza a cui Papa Wojtyla, come si è visto in Irlanda, è portato a dare un'importanza secondaria, proprpio per il suo temperamento. Il suo desiderio più vivo è di incontrare la folla, la città, e anche qui si tratta di scegliere il luogo più opportuno. Un altare all'aperto per la Messa, davanti al Duomo o dinanzi a Maria Ausiliatrice, offrirebbe sema dubbio ampio spazio ai fedeli, ma comporta però problemi diversi; piazza Vittorio Veneto è forse troppo grande e reca difficoltà di altro genere. Dove potrà soffermarsi il Papa per una breve colazione, per una sosta, durante il soggiorno torinese? Forse in Arcivescovado, ma occorre tener conto del seguito, pur limitato, e degli ospiti, vescovi e prelati, che dalle zone più vicine della Francia e della Svizzera hanno subito espresso il desiderio di raggiungere Torino. Quale sarà l'omaggio, il dono, che il Comune offrirà, come vuole la consuetudine, al pontefice? Sono tutti interrogativi che troveranno risposta nei prossimi giorni. Il Pontefice ha detto la sua prima Messa nel 1946 e in Torino e dintorni vi sono una trentina di sacerdoti, che, accostatisi per la prima volta all'altare in quello stesso anno, desidererebbero concelebrare una Messa con lui. Le ore a disposizione sono quelle che sono e il pro¬ gramma dev'essere redatto in modo perfetto, ma gli organizzatori sanno già, per le precedenti esperienze, che basta poco per causare un ritardo anche di mezz'ora o un'ora. •E' sufficiente che il Santo Padre scorga un bimbo che lo sta chiamando, ed egli lo avvicina, lo accarezza, lo ascolta, lo bacia. Sono tutti secondi che, alla fine, pesano sulla tabella di marcia del programma», ci diceva uno dei responsabili del protocollo in Vaticano. A quanto si è appreso, nel-, le ultime ore, il pontefice desidererebbe avvicinare anche tutti coloro che, in prò-, prio o per la perdita di congiunti, sono stati più colpiti dal terrorismo. E' anche probabile che su tale problema pronunci il discorso principale, con il dinamismo coraggioso con cui lo fece a Drogheda, in Irlanda. Parlando a mezzogiorno, durante la Messa celebrata nella chiesa di Santa Cristina, il Vicario Generale monsignor Francesco Peradotto ha detto: «La visita cheaspettiamo e che porterà il Santo Padre fra noi, a Torino, non dovrà essere solo un motivo occasionale di gioia, un fatto spettacolare e folcloristico; dev'essere soprattutto il momento di una verifica per dire a tutti, a ciascuno di noi, fino a che punto non siamo soltanto con gli altri, ma operiamo per gli altri, nel nostro servizio quotidiano, per vivere con Cristo e in comunione con lui tutto il suo messaggio». Le autorità torinesi, fra tutti il sindaco Diego Novelli ' che nei giorni scorsi è stato indisposto, hanno accolto l'annuncio della visita del papa con grande gioia. E' iniziato anche, come nelle visite pontificie in altre città italiane e straniere, il preparativo più esteriore ma non trascurabile della visita: si confezionano festoni e ad-' dobbi, bandierine italiane e bianco-gialle, i colori vaticani, mentre sono in arrivo centinaia di ritratti di Giovanni Paolo II da esporre nelle vetrine. Torino, dunque, si prepara al 13 aprile, una data già scritta e fissata nella sua lunga storia. Renzo Rossotti

Persone citate: Anastasio Ballestrero, Diego Novelli, Francesco Peradotto, Giovanni Paolo, Giovanni Paolo Ii, Papa Wojtyla, Papa Wojtyla Ii, Renzo Rossotti