«Uno dei carabinieri è balzato dal sedile Allora noi, come pazzi, li abbiamo uccisi» di Renato RizzoAlvaro Gili

«Uno dei carabinieri è balzato dal sedile Allora noi, come pazzi, li abbiamo uccisi» Si costituisce alla polizia, e confessa, uno dei tre assassini della corriera «Uno dei carabinieri è balzato dal sedile Allora noi, come pazzi, li abbiamo uccisi» Emanuele Vellonio, tremante di paura, «scaricato» dalla malavita, si è consegnato alla «mobile» - Davanti al giudice ha ricostruito le fasi del massacro - Ancora latitanti due killer, ma le ore della loro libertà sono contate «Il pacco è pronto. La consegna è per le 3 davanti al Museo dell'automobile». Queste parole mormorate da un anonimo interlocutore al telefono del dirigente del commissariato Nizza, dottor Bonsignore, hanno se-, gnato, l'altra notte, la fine della libertà d'un assassino: Emanuele Vellonio, 21 anni, uno degli autori del massacro dei carabinieri avvenuto all'alba di lunedi sulla corriera diretta a Cavour. Secondo le voci ufficiali si è «spontaneamente costituito» alla polizia, ma, dietro questa «volontaria» autoconsegna c'è la lunga mano della malavita che ha spinto il giovane, braccato e terrorizzato, nelle mani degli investigatori. Vellonio con le manette ai polsi è stato il frutto d'una operazione che un anziano sottufficiale ha definito «d'altri tempi»: frenetiche • trattative» con il milieu cui la caccia all'uomo di questi giorni rendeva difficile la vita. Tre giorni e tre notti; Emanuele Vellonio è stato scoperto da «qualcuno» nel suo nascondiglio ed invitato a presentarsi alla polizia. Sembra che la malavita, per bocca di qualche suo capo, abbia promesso addirittura la morte al bandito latitante «se non si fosse costituito subito». A recuperare questo «pacco» tremante ed impaurito è stato il commissario di turno della Mobile, Accordlni, avvisato dal vicequestore di Barriera Nizza. II bandito era solo davanti all'ingresso del museo: « Voglio essere portato in Questura — ha detto tendendo i polsi per farsi incatenare —, avvisate subito il magistrato e l'avvocato Dal Fiume». Negli uffici di via Orattoni, volto disfatto dalla fatica e dalla tensione, ha detto che, a dargli la spinta definitiva nella decisione di costituirsi, è stata la lettura de La Stampa acquistata due ore prima: c'erano il suo nome e la sua fotografia, c'era la confessione dei due complici già arrestati che non gli lasciava scampo. Alla presenza del sostituto procuratore, Mariapia Astore, dell'avvocato, dei commissari Fersinl, Sassi, Pappalardo e di due ufficiali dei carabinieri, il giovane ha ricostruito la tragica aggressione: il «colpo» è stato progettato da Francesco Cannizzaro (arrestato con l'altro basista, Carlo Cucci) che, essendo ex postino, sapeva identificare i sacchi contenenti valori. •Sulla corriera è salitoperprimo La Rosa in piazza Marconi. Consales ed io ci siamo uniti a lui alla fermata di piazza Carlo Felice. Io avevo una pistola cai. 7,65, i miei compagni due 38 special». Vellonio si siede dietro il conducente, La Rosa raggiunge gli ultimi posti, Consales si si¬ stema fra i brigadieri Centroni e De Montis che, a loro volta. In borghese, occupano la quarta e la quinta fila. «In questo modo potevamo tenere a bada i passeggeri». Durante la ricostruzione della strage il giovane ha confessato che già una ventina di giorni fa la banda aveva deciso di compiere l'assalto: «Poi abbiamo rinunciato perché non ci sentivamo sicuri». Ancora: «Il compito di dare il via alla rapina spettava a Gaetano La Rosa che, dal fondo, poteva osservare tutti i movimenti dei passeggeri. Il suo "Fermi tutti è una rapina" è partito all'imbocco di corso Orbassano: io ho puntato la mia pistola contro l'autista ordinandogli di proseguire, Consales l'ha spianata contro i viaggiatori. Improvvisa¬ mPtplafnqrp"mzttleatppn Petruccelll n.d.r.) è balzato contro La Rosa afferrandogli un polso e tentando di strappargli la rivoltella. Con l'altra mano faceva roteare un paio di manette». Gaetano La Rosa, capo di questa banda di piccoli truffatori e ladruncoli, vedendo i ferri, è preso dal panico: «Sono della "madama", sono della "madama"», grida (cioè: «sono dei poliziotti», n.d.r.). La tragedia: Petruccelli è 11 primo a cadere, sotto il suo corpo saranno ritrovate, le manette e l'orologio strappato all'aggressore. «Consales, allora, spara contro gli altri due. Anch'io lascio partire un colpo contro quello più robusto (Centroni, n.d.r.) ma non lo raggiungo. Ci pensa Con¬ sales a finirlo». E poi? «La 127 con Cucci, Cannizzaro e un terzo (11 fratello di Consales, Calogero?, n.d.r.) ci aspettava di fianco al pullman: prendiamo le nostre pistole e quelle dei carabinieri, le gettiamo in un sacco che poi Gaetano ha portato con sé. Prendiamo anche i sacchi: una miseria. Dentro c'erano soltanto assegni praticamente inesigibili e passaporti». n riserbo degli investigatori non ha lasciato trapelare nient'altro dell'interrogatorio durato quasi 5 ore. Pare che, dopo il massacro, tutti i banditi si siano divisi. Vellonio, descritto come il più debole dei tre esecutori materiali del plurimo omicidio, ha cercato rifugio In casa di amici. Ma la malavita ha proprie leggi ferree: gettare a mare chi può rivelarsi un pericolo troppo grande per il «quieto vivere». Specie se questo qualcuno è un piccolo personaggio nel sottobosco del milieu ed ha commesso un reato più grosso di lui. La polizia ha gettato un sasso nello stagno, i cerchi hanno raggiunto chi in certi ambienti ha orecchie e potere. Il «pacco» è stato recapitato puntualmente: il giovane ricercato era solo nel buio di corso Unità d'Italia. Ma c'è da scommettere che, non lontano da lui, qualcuno stava controllando che non tentasse la fuga. Chi è Emanuele Vellonio? Giunto a Torino da S. Severo nel '64 ad appena 6 anni, incensurato («ma soto perché fortunato» dicono i carabinieri) sei fratelli e quattro sorelle. Il padre. Luigi, 56 anni e la madre. Teresa, di 47, non sapevano nulla della doppia vita di questo figlio sempre «alfa ricerca d'una occupazione stabile-. Ora all'appello mancano ancora due degli esecutori materiali dell'omicidio: sono pericolosi perché, se non si sono costituiti sinora, probabilmente vogliono vendere cara la vita. Ma il cerchio di carabinieri e polizia si sta stringendo anche attorno a loro. Renato Rizzo Alvaro Gili Il sostituto procuratore Maria Pia Astore ha raccolto la confessione di Emanuele Vellonio

Luoghi citati: Italia, Nizza, Torino