La piattafforma
La piattafforma La piattafforma (Segue dalla 1 * pagina) forme alla terraferma e viceversa, con conseguenti disagi e alti costi, specialmente di carburante. La «Alexander Kielland», di proprietà della Phillips Petroleum, era stata costruita come piattaforma di ricerca da un cantiere francese nel 1976 e successivamente riadattata e trasformata in piattaforma-alloggio. Era lunga 79 metri, larga 60, pesante 10 mila tonnellate e un sistema autonomo ne poteva modificare l'altezza sul livello del mare a seconda delle condizioni atmosferiche. In posizione «sollevata» il quarto piano del suo •albergo» poteva trovarsi a oltre 40 metri dalle acque. Per garantirne la stabilità, era dotata di cinque piloni d'acciaio che la equilibravano perfettamente: teoricamente, secondo il comandante della «Edda», T. Sat, che da bordo ha diretto le operazioni di salvataggio, poteva sopportare venti fino a circa 200 chilometri all'ora e onde alte trenta metri senza risentirne in mi sura considerevole. Poteva accogliere fino a 230 persone (vi sono piattaforme-alloggio di ultimo tipo, svedesi, che ne •portano» anche 600) ed era ancorata accanto alla piattaforma di estrazione con sei grandi àncore disposte a ventaglio. Finora non si è potuto accertare che cosa sia successo. Esiste una teoria, tuttavia, che il centro di soccorsi istituito all'aeroporto di Sala, qui vicino a Stavanger, non intende per il momento discutere : una decina di tubi di acetilene sistemati proprio sopra l'attacco fra uno dei piloni e il basamento della piattaforma sarebbero esplosi provocando il cedimento del pilone. L'equilibrio della costruzione sarebbe cosi rimasto scon volto e la piattaforma si sarebbe inclinata fino quasi a capovolgersi, mentre il ponte di acciaio che l'univa alla «Edda» veniva spazzato via come un fuscello. Certo è che dei 228 uomini a bordo hanno potuto salvarsi soltanto quelli che erano al cinema o al ristorante, al bar o nei locali di ri creazione; gli altri, e cioè chi era già a letto, sono finiti nel fondo del mare con l'intera costruzione-albergo. Al momento della sciagura nel cinematografo, dove si proiettava un film americano, erano presenti una cinquantina di persone. K. Hauge, uno dei naufraghi, ha raccontato: «Le immagini sono scomparse dallo schermo, la luce si è spenta e di colpo mi sono trovato con i piedi quasi in aria. Stavo scivolando verso l'uscita e c'era una gran confusione, un gran panico. Una volta fuori del locale ho cercato di aggrapparmi a qualcosa, ma non sono riuscito e sono finito in mare: O. Skotheim, un altro naufrago portato in salvo, ha detto di aver avuto l'impressione che la piattaforma si fosse inclinata di almeno 45 gradi in pochi secondi. «Poi — ha proseguito — ha avuto un attimo di assestamento, come un sussulto, ma ha ripreso a girare, abbassandosi contemporaneamente fino a finire sott'acqua'. Nella mattinata di ieri c'erano nella zona 47 navi e squadriglie di elicotteri e di aerei, tra questi gli «Orion», particolarmente adatti per le operazioni di salvataggio. Si era sperato a lungo che all'interno della costruzione-albergo si fossero formate delle grandi sacche d'aria, che avrebbero dato alle persone eventualmente intrappolate la possibilità di respirare. Per non lasciare nulla di intentato è stato fatto arrivare nei pressi della «Edda» perfino un mini-sommergibile e sono stati calati in mare numerosi sommozzatori, che dopo un'accurata esplorazione hanno comunicato di non aver trovato tracce di vita sotto le acque. Col passare delle ore si sono perse tutte le speranze di poter salvare altre persone: la maggior parte erano norvegesi, ma anche inglesi, scozzesi, americani, finlandesi e portoghesi. Da quando è stata data notizia della sciagura, la radio norvegese ha trasmesso soltanto musica sinfonica e i programmi televisivi sono stati modificati, con lunghe trasmissioni da Stavanger. Walter Rosboch
Persone citate: Hauge, Phillips, Walter Rosboch
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