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Come si danza il «Kamasutra» Steve Paxton in scena a Milano Come si danza il «Kamasutra» MILANO — Un altro minifestival di danza contemporanea, anzi di «post modem dance», per seguire le etichette ufficiali, in scena a Milano. Dopo il Nazionale (che promette il bis) e il Teatro di Porta Romana, ora è la volta del Teatro dell'Elfo che propone due spettacoli affidati a due coppie, in gran parte provenienti dalle celebrate scuole di Merce Cunningham e di Bob Wilson. Tre dei quattro interpreti sono americani e soltanto Michala Marcus è danese di formazione europea. Il primo spettacolo, per un folto pubblico plaudente, si intitola «Part». Ne è autore Steve Paxton, allievo di Cunningham, e ideatore della ■ Contact-improvisation. che fin dagli inizi degli Anni Settanta ha sperimentato una forma di «contatto corporeo». / due danzatori (la partner di Paxton è la sua allieva Lysa Nelson) sono infatti in contatto fisico, a momenti anche abbastanza stretto, tanto da far pensare ad una sorta di coniugazione del «Kamasutra», stante il costume indiano della donna e il richiamo alla musica orientale suggerito dall'impiego del tabla nella colonna di Robert A siiley. Tuttavia gli stessi esecutori negano la realtà del contatto e ne propongono una sorta di interpretazione simbolica, come rito orientale e movimento liberatorio, senza remore tecnicistiche. In effetti non sempre questa danza offre l'idea di spontaneità e a volte ri chiama imbarazzanti riferimenti al passo a due accademico che certamente Paxton e la Nelson ripudiano con orrore come tutti i nuovi avanguardisti. La performance dura quarantacinque minuti ininterrotti, con il brusio in sottofondo di un ininterrotto bla-bla in inglese sopra una colonna sonora un po' smunta di tastiere elettroniche e strumenti orientali. Lei porta i baffi (posticci, si suppone) come la Gioconda dei surrealisti. Lui con barba e occhiali scuri, indossa blue-jeans e canottiera. Forse un contrasto tra Oriente e Occidente. I. r.